Che cos’è l’abituazione e come usarla per migliorare le nostre vite

Di Borlovan Vlad

Riuscite a sentire la vostra lingua all’interno della bocca? Sapete valutare quanto è inquinato l’ambiente in cui vivete? Avete una canzone che dopo il millesimo ascolto non sembra più la stessa? Conoscete qualcuno che mente sempre?

Tutte queste domande hanno una cosa in comune: l’abituazione. Da non confondersi con l’abitudine, l’abituazione è il semplice processo per cui stimoli ripetuti o costanti al nostro cervello vengono progressivamente inibiti ed eventualmente ignorati del tutto.

Questo è il tema centrale del libro “Guardate meglio: perché l’abitudine ci rende ciechi” (2024, Raffaello Cortina Editore) di Tali Sharot e Cass R. Sunstein. Questo testo non solo mostra come il nostro cervello sia preparato a ridurre la propria sofferenza, ma anche i suoi effetti collaterali, offrendo anche alcune soluzioni, ovvero come imparare a disabituarci.

Il libro si articola in 14 capitoli, divisi in 4 sezioni: “Benessere”, “Pensare e Credere”, “Salute e Sicurezza” e “Società”. Ogni capitolo tratta una sfaccettatura dell’argomento sorprendentemente trasversale dell’abituazione.

La sezione “Benessere” si occupa di felicità, mostrando come, oltre al limitare la sofferenza, l’abituazione limita anche la felicità. Ci mostra per esempio come sia meglio prendere pause dalle cose buone e al contempo affrontare le cose cattive tutte in un colpo, come i social media sono un “ronzio” di sottofondo che rode alla nostra autostima e come le persone con depressione non siano necessariamente meno felici, ma si riprendono più lentamente da eventi negativi.

Successivamente ci si occupa del pensiero: in particolare si evidenzia come una certa resistenza all’abituazione favorisca la creatività, come l’abituazione a sentimenti negativi porti a menzogne sempre più frequenti e come messaggi ripetuti possano rafforzare credenze false.

La penultima parte tratta i problemi ambientali. In particolare si mostra come l’ambiente in cui siamo cresciuti ci renda ciechi all’inquinamento e l’abituazione al rischio sia un grande pericolo, soprattutto nei cantieri (notare come gli incidenti non succedano quasi mai all’inizio dei lavori, piuttosto verso la fine).

Infine gli autori parlano della società. Mostrano il modo in cui la gente possa diventare cieca alla discriminazione (sia i discriminatori che i discriminati) e come trovare risarcimenti equi sia una questione ben più complicata del previsto.

Nell’ultimo capitolo (ma non era la parte prima? Specifica meglio che queste sono le conclusioni del libro dopo aver elencato tutti i problemi) troviamo delle possibili soluzioni, di cui alcune sono già state accennate in capitoli precedenti. Si passa da soluzioni più tradizionali come fare più pause e fare viaggi (cioè, a quale scopo fare viaggi?) ad altre più proiettate verso il futuro, come per esempio usare la realtà virtuale (che è particolarmente prestata per questo ruolo).

Complessivamente, il libro è scritto in modo molto semplice e piacevole. I capitoli sono approfonditi ma non così lunghi da annoiare. In più, l’abbondanza di esempi divertenti, aneddoti degli autori e l’occasionale esercizio mentale contribuisce a creare un testo che è molto difficile da mettere giù. La lunghezza complessiva è perfetta, né troppo corta, né così lunga da abituarsi.

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