Lo sport è spesso raccontato come trionfo, bellezza, celebrazione del corpo e della mente. Addirittura, diceva la medaglia d’oro olimpica ad Atlanta nel 1996 Yuri Chechi, è “un’elevazione dello spirito”.
di Jacopo Antoniazzi
Ma dietro ogni gesto elegante e ogni medaglia scintillante, si nasconde una verità fatta di sacrificio, fatica e disagio. Eppure, è proprio in quel disagio che nasce l’agio più autentico. È la libertà di sentirsi vivi: ogni risultato, ogni traguardo e ogni vittoria nello sport sono costruiti su mesi e anni di fatica, dolore fisico e mentale.
“Ho odiato ogni minuto dell’allenamento, ma mi ripetevo di non mollare. Soffri ora e vivi il resto della vita come un campione”, dichiarò Mohamed Alì.
Tuttavia, nei grandi campioni, ciò che da fuori può sembrare agio (ad esempio la fama, i soldi, i viaggi), può essere percepito interiormente come disagio: l’assenza di privacy quando si esce di casa, pressioni psicologiche, infortuni o ansia da prestazione possono divenire pesi insopportabili che vanno a gravare sull’atleta a livello fisico e mentale. In alcuni casi si può letteralmente precipitare dalle stelle alle stalle.
Purtroppo, di queste storie il mondo dello sport è pieno: Federico “Chicco” Macheda che, da diciassettenne astro nascente di Lazio e Manchester United, è finito “panchinaro” al Novara in Serie C; Greg Oden che, da prima scelta nel draft NBA del 2007, si è ritirato ventottenne mentre giocava nel campionato cinese, dopo aver realizzato appena 105 partite in NBA con una media di 8 punti a match.
Tuttavia, lo sport narra anche bellissime e toccanti storie di rivincita. Ne è un esempio lampante Simone Biles.
Simone diventò famosa dopo le Olimpiadi di Rio 2016, dove ha vinto quattro ori e un bronzo, dimostrando una superiorità tecnica praticamente ineguagliabile. Però, alle Olimpiadi di Tokyo 2020, mentre il mondo si aspettava un altro dominio assoluto, Simone non riuscì a replicare l’impresa, ritirandosi da gran parte delle gare per problemi di salute mentale e per una condizione specifica chiamata “twisties”, ovvero una perdita improvvisa del senso di orientamento aereo che può essere pericolosissima per una ginnasta.
Questa decisione scioccò molti, ma segnò un punto di non ritorno: per la prima volta, una campionessa sportiva metteva la salute mentale davanti alla vittoria mostrando che anche i più forti possono avere bisogno di fermarsi.
Dopo Tokyo, Simone Biles si prese una lunga pausa dalle competizioni e molti pensarono che avrebbe lasciato lo sport. Invece, nel 2023, fece il suo ritorno in grande stile, tornando ad essere una stella ai mondiali di Anversa, vincendo quattro ori e un argento e diventando la ginnasta più “medagliata” della storia dei mondiali. Non mancò di conquistare ben quattro ori e un argento alle successive Olimpiadi di Parigi.