di Andrea Annibaletti
Alle ore 17, nel pittoresco sottoportico dei Lattonai si è parlato di Mantova. In particolar modo la discussione ha affrontato tre possibilità in relazione alla nostra città: resto, vado, torno.
Tre vie, ognuna rappresentata da un gruppo. Ad ogni gruppo sono stati posti una serie di quesiti, attraverso i quali far valere la propria visione.
Cavallo di battaglia della fazione “resto” è stata la volontà di scoprire nella propria città tutte le risorse che questa può offrire, cercando di arricchire il luogo natio, senza uscirne. “Serve coraggio per rimanere qui dove si è nati” ha evidenziato un rappresentate di “resto”.
I “torno” hanno sottolineato invece come l’uscire, l’essere andato/a via abbia permesso di capire cosa manca alla città e come poterla arricchire. L’allontanamento e il successivo ritorno può, hanno sostenuto, mettere in luce i punti di forza e di debolezza di Mantova, in seguito al confronto con una realtà differente.
Infine, la motivazione cardine del gruppo “vado” è stata la ricerca di nuove prospettive, che qui non hanno trovato. Quel personale senso di asfissia che in alcuni può provocare una città piccola come Mantova. Quel “sentirsi in gabbia”. Ma essere nato a Mantova non deve essere certo un disonore, anzi. Tra i rappresentanti di “vado” si è sostenuto che la preparazione offerta dalla città abbia permesso carriere universitarie di successo.
I temi sollevati sono stati di piena attualità. Hanno toccato diverse fasce di età tra gli ascoltatori, ognuna in maniera differente. I giovani nel riflettere sul futuro, i meno giovani nel riflettere sulle proprie scelte.