di Silvia Butnaru

Andrea annibaletti

Colpi di piatto, schitarrate:  qualcosa si sta scaldando alle 15 in piazza Mantegna. 

Davanti all’imperiosa Sant’Andrea s’innalzano note di musica. Sono le note delle band di “Youth Contest & Stop! Facciamo pace”. Un live che promette da subito qualità. Ad esibirsi sono infatti i migliori gruppi del contest. Sono le due semifinalisti, i Sol Invictus e i Fabrizio Cassano Quartet, ad anticipare la band vincitrice: gli Swift Rise. 

I Sol Invictus iniziano lo spettacolo con strimpellii di strumenti solitari, poi suoni che cominciano ad accostarsi, in una preparazione che si protrae forse più del dovuto, ma che alimenta ancor più aspettativa. 

Infine ecco che la voce viene regolata una volta per tutte, ecco che i musicisti si scambiano uno sguardo deciso: si è pronti ad entrare nel vivo. . 

Sono le frasi di Ghandi a chiarire il messaggio che vogliono portare sul palco i ragazzi: la non violenza è una regola di condotta per la società. E ancora: non è una giustificazione per il codardo ma la suprema virtù del coraggioso.

Poi musica:  rock che fa vibrare la piazza. L’allarme del negozio di fronte inizia a suonare e la fantasia induce a credere che siano state le vibrazioni dei Black Sabbath con “Paranoid”  ad averla fatta scattare. 

Subito dopo viene suonata  “Fly Away” di Lenny Krevitz, nella quale la voce del frontman riesce a librarsi in tutta la sua potenza. Infine lo spettacolo si chiude con “una canzone che non ha bisogno di presentazione”: “Even Flow” dei Pearl Jam. 

Tocca poi alla seconda band. È una Jazz Band, i “Fabrizio Cassano Quartet”: cambia dunque il registro, non cambia la qualità. Il titolo allude ad un quartetto,  quando in realtà il gruppo è formato solo da tre componenti: un basso, una tastiera e una batteria. Fabrizio Cassano dovrebbe essere il nome fittizio di un fantomatico sassofonista, il quarto componente.
La citazione iniziale questa volta è di Pier Paolo Pasolini. Poesia come intermezzo tra la musica: due forme d’arte accomunate dal monito di una pace raggiungibile solo con la non violenza. 

La musica delicata del Sax e dei suoi accompagnatori sostituisce quella dirompente dei Sol Invictus, dando varietà stilistica all’intera live. 

A concludere ci  sono glii Swift Rise. Le parole di pace sono quelle di Martin Luther King e la canzone che ci fa conoscere la voce del cantante è “American Idiot” dei Green Day. Poi ad alternarsi sono due brillanti pezzi, “You really got me” dei Kinks e “Cocaine” di J.J. Cale, che concludono piacevolmente l’esibizione della band.

Di Andrea Annibaletti

Amante del cervello e dei film labirintici. In quanto a scrittura, Baricco una spanna sopra gli altri. Provo a scrivere poesie.

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