Un evento importantissimo ogni anno scandisce l’esistenza dei ragazzi di quinta superiore: l’esame di maturità. Noi del MyFermi abbiamo deciso di indagare sui loro dubbi, sulle loro paure e sulle problematiche legate alla prima, vera, grande prova della vita.
di Janiss Zanoni
Negli anni la prova di maturità è cambiata diverse volte. Dal 2017 la terza prova, per cui era necessario studiare tutte le materie in quanto sarebbero state comunicate solo la mattina della prova stessa, è stata abolita dai programmi scolastici, lasciando come uniche prove scritte quella di italiano e quella sulla materia d’indirizzo a scelta. Sempre dallo stesso anno, si è deciso che il colloquio orale sarebbe stato regolamentato da una “busta”, diversa per ogni studente, contenente uno spunto collegabile coerentemente a quante più discipline possibili.
Molti sono consapevoli che superare l’esame sia senza dubbio fattibile: è quasi più semplice portare a termine l’ultimo anno delle superiori che tutti gli altri. Non c’è il problema dei debiti e i professori limitano le insufficienze proprio per fare in modo che tutti possano terminare il loro primo ciclo di studi senza enormi difficoltà. La questione che preoccupa i maturandi, infatti, non riguarda il superamento della prova in sé ma le sue modalità di svolgimento.
Abbiamo condotto quindi un sondaggio tra gli studenti, da cui è emerso che circa la metà dei maturandi non si sente ancora adeguatamente pronta all’esame; tuttavia, al contrario di quanto si potrebbe pensare, più dei tre quarti sono felici delle materie scelte tra commissari esterni e scritti.
Ad aggiungersi alle normali preoccupazioni, quest’anno c’è “la prima volta” della classe 2006, che non ha mai affrontato un esame scritto. Era, infatti, il 2020 quando l’esame di terza media, in piena pandemia, fu solo costituito da una prova orale. Eppure paradossalmente la paura più grande rimane la prova orale, in particolar modo per i collegamenti interdisciplinari allo spunto fornito.
“Non sappiamo come collegare le materie, conosciamo tutto a compartimenti stagni” – A differenza delle prove scritte, per cui si fanno continuamente prove nel corso degli anni e riguardano la singola materia, la prova orale è sempre una novità. “Non saprei come collegare le diverse materie, conosciamo tutto a compartimenti stagni – dice uno studente di quinta – Se mi capita un’immagine e la collego immediatamente con storia o filosofia, dopo come faccio con scienze e fisica?”.
Per quanto alcuni professori abbiano iniziato dai primi mesi dell’anno ad abituare i ragazzi a collegare le discipline, la maggior parte si concentra ancora sulla loro specifica parte del programma che deve portare a termine prima della fine dell’anno. “Non viene chiarito come collegare le materie scientifiche a quelle umanistiche – dice un altro maturando – le materie rimangono confinate all’argomento trattato in un ambito, senza collegarle a un contesto più ampio che sarebbe utile conoscere in vista dell’esame”
Sono molti i professori che promettono che entro la fine dell’anno i collegamenti verranno svolti e che non c’è bisogno di essere preoccupati. Ma il sentimento di angoscia permane.
“La preparazione per le materie d’indirizzo è inadeguata” – Il ruolo dei professori è fondamentale per una preparazione adeguata all’Esame di Stato. Ma una parte degli studenti non è soddisfatta del livello raggiunto, anche perché diversi di loro, nel corso del triennio, hanno cambiato più volte i docenti proprio delle materie di indirizzo: “Per matematica sono pronto, ma per sistemi informatici sono completamente impreparato, il problema persiste da 3 anni: la preparazione per le materie di indirizzo è inadeguata”.
Se il programma non viene svolto completamente, dichiarano nel sondaggio gli studenti, si rischia di non saper affrontare la prova ministeriale e si sa, approfondire parte della materia in autonomia non è semplice e alla portata di tutti.
Nonostante questo, la maggior parte dei ragazzi avverte la paura che si presenta quando bisogna affrontare qualcosa di nuovo come una condizione normale; mancando ancora più di quattro mesi, non ci si sente completamente preparati, motivo per cui si chiedono maggiori spiegazioni ai professori, che si dimostrano per lo più disponibili a offrire rassicurazione e supporto metodologico e didattico.
A tutti noi maturandi, buona fortuna.