Un’assemblea, nata dalla lettura di libri, per riflettere e agire sul cambiamento climatico attraverso le letture e le esperienze dei giovani.
di Hajar Qacem
La scuola ha recentemente lanciato un progetto entusiasmante e stimolante, intitolato “Libere Letture”, in collaborazione con il festivaletteratura. È un’iniziativa ideata dalle professoresse Anna Leggio, Monica Baldini e e dall’ingegnere ambientalista Marco Faggioli, che invita gli studenti a esplorare la letteratura legata ai temi del cambiamento climatico. L’obiettivo è coltivare la consapevolezza e il senso critico nei confronti delle sfide ambientali, utilizzando la lettura come strumento di riflessione e discussione.
In questo contesto, i ragazzi hanno affrontato opere significative come “Clima 2050”, “A Wild Mind” ed “Energia per l’astronave Terra”, che hanno aperto nuovi orizzonti di pensiero riguardo alla sostenibilità e all’uso consapevole delle risorse.
Uno degli aspetti più significativi del progetto è stato il confronto tra coetanei. “Ho dialogato con ragazzi della mia età e ho collaborato per organizzare un’assemblea che potesse presentare al meglio il nostro progetto”, ha detto Sara Ciafardoni, una studentessa che ha partecipato alle “Libere letture”.
Organizzare momenti di discussione e riflessione ha permesso ai partecipanti di comprendere come i temi del cambiamento climatico siano rilevanti e urgenti, anche per le nuove generazioni.
Dopo il percorso di lettura, si è svolta un’assemblea intitolata “Attivismo si o no”, dove si è aperto un dibattito vivace sulla necessità di attivismo per il clima. Gli ospiti di questa assemblea sono stati: Pietro Casari, ex studente, attivista di Fridays for Future ed ex direttore del MyFermi; Clara Pogliani e Giovanni Montagnani fondatori del collettivo “Ci sarà un bel clima”.
L’assemblea è iniziata con la proiezione di un video che ha mostrato le catastrofi causate dal cambiamento climatico e le proteste che hanno abbracciato anche “Ultima generazione”. Successivamente, i relatori hanno sottoposto al pubblico un questionario per chiedere se, in futuro, parteciperanno a una manifestazione/protesta. L’86% dei partecipanti, corrispondente a 60 persone, ha risposto “No”. Una maggioranza schiacciante che è stata spiegata da uno dei ragazzi partecipanti all’assemblea: “il cambiamento climatico non è un problema urgente e non dobbiamo preoccuparci solo di questo – ha dichiarato di fronte ai relatori – Dobbiamo piuttosto prestare attenzione all’istruzione”. “Tra l’altro, grazie alla cementificazione l’Italia si sta sviluppando” ha aggiunto lo studente tra gli applausi. Un’affermazione, quest’ultima, scaturita in risposta a Pietro Casari che, poco prima, aveva dichiarato come il territorio mantovano sia il primo per consumo di suolo secondo i dati dell’Ispra.

I relatori, colpiti da questa reazione, hanno cercato di chiarire la situazione, con Clara Pogliani che ha sottolineato come l’Italia sia uno dei fondatori del G7, l’ex G8, un’organizzazione che riunisce i sette Paesi più sviluppati. Di conseguenza, oggi, non si può puntare a una maggiore crescita economica italiana attraverso nuova cementificazione. Nonostante ciò, gli studenti presenti all’assemblea hanno continuato a esprimere il loro dissenso nei confronti delle manifestazioni, facendo riferimento in particolare alle proteste di “Ultima generazione”: la preferenza è per assemblee e incontri.
Giovanni Montagnani, co-fondatore del collettivo “Ci sarà un bel clima”, attivista ed ex studente del “Fermi”, ha sottolineato che i movimenti per il clima possono prosperare solo se in grado di reinventarsi, affermando con forza che i giovani sono il vero motore del cambiamento. Dall’altra parte,Pietro Casari,ha posto l’accento sulla mobilitazione sociale che è in grado di influenzare le politiche ambientali: è un pilastro fondamentale della democrazia.
Le modalità di attivismo sono state al centro del dibattito. Le manifestazioni pacifiche sono state contrapposte a quelle più estremiste, con un richiamo al Green Deal del 2019-2020 e alle più recenti azioni di “Ultima Generazione”.
“L’attenzione mediatica è spesso monopolizzata da eventi come la pandemia di COVID-19 del 2020 o dalla guerra in Ucraina e lascia poco spazio alle questioni climatiche”, sostiene Pietro Casari.
Le opinioni degli studenti comunque sono state variegate. Alcuni hanno espresso il timore che le manifestazioni possano diventare una moda, mentre altri hanno messo in luce l’importanza di un impegno autentico e motivato. “Le mobilitazioni sono una moda o hanno motivazioni profonde?”, ha chiesto Enrico Mantovani, rappresentate d’Istituto, aprendo un confronto sincero sugli stimoli che spingono i giovani a scendere in piazza.
Il dibattito ha anche toccato la questione dell’uso dei social media come strumento di comunicazione. Clara Pogliani, co-fondatrice del collettivo “Ci sarà un bel clima”, ha affermato che, sebbene i social possano polarizzare l’opinione pubblica, sono in grado di creare una “info-sfera” positiva per diffondere messaggi costruttivi e coinvolgenti.
Il progetto “Libere Letture” ha quindi dimostrato di essere un’importante occasione per i ragazzi non solo per approfondire temi cruciali come il cambiamento climatico, ma anche per sviluppare un pensiero critico e un senso di comunità. La partecipazione attiva a quest’assemblea ha permesso agli studenti di confrontarsi e collaborare, aprendo la strada a future iniziative che possano dare voce alle loro preoccupazioni e idee. Come ha sottolineato Vanshika Vashishat, un’altra studentessa che ha partecipato al progetto Libere Letture: “Dobbiamo prenderci cura dell’ambiente. Dobbiamo conservarlo con il fine di salvare noi stessi.” Un messaggio di speranza e responsabilità che ci invita a riflettere su come ognuno di noi, a partire dalla propria esperienza, possa fare la differenza.
Infine, l’assemblea ha posto l’accento sul modo di affrontare le sfide climatiche: è fondamentale attivarsi ed è altrettanto importante riflettere su come farlo.
Attivismo sì, ma con consapevolezza e responsabilità.