Da anni ormai la mafia è radicata anche nel Nord Italia, ed è giunto il momento che i cittadini se ne rendano conto ed affrontino il problema.
Di Davide Sassu
“Forse tutta l’Italia sta diventando Sicilia… A me è venuta una fantasia, leggendo sui giornali gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della palma, viene su, verso il nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno… La linea della palma… Io invece dico: la linea del caffè ristretto, del caffè concentrato… E sale come l’ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l’Italia, ed è già oltre Roma…” (da Sciascia L., Il giorno della civetta)
Con queste parole Leonardo Sciascia – scrittore, giornalista e politico italiano che molto si spese nel presentare all’opinione pubblica la questione della mafia – prevede, già negli anni ‘60, l’espansione del fenomeno mafioso nelle zone del Centro e Nord Italia. A lungo il silenzio della politica e delle amministrazioni locali uniti al negazionismo degli stessi cittadini hanno permesso alla criminalità organizzata di infiltrarsi e poi radicarsi nel tessuto economico, sociale e politico di quella parte di Italia storicamente considerata meno afflitta da questa problematica, ma non è più possibile per la politica fare finta di niente, perché il problema (seppur a fatica) sta emergendo con sempre più prepotenza; proprio per questo dobbiamo fare di più, ed è necessario attivare campagne di sensibilizzazione per dare un’idea alla popolazione di quanto gravosa sia la questione.
Diverse amministrazioni comunali, come Ventimiglia (IM) e Sedriano (MI) in alcune regioni del Nord e del Centro sono state sciolte per condizionamento mafioso, le notizie di beni confiscati alla mafia nel Nord Italia non ci stupiscono più. La ‘Ndrangheta ha riprodotto strutture territoriali del tutto simili a quelle presenti sul territorio calabrese. I metodi di questi gruppi non sono più limitati a corruzione e collusione, ma includono anche intimidazione ed estorsione: nel 2011 la procura milanese ha individuato 160 aziende vittime di usura, estorsioni, furti, e danneggiamenti. E più la mafia si è radicata nel territorio, più è apparso evidente come anche la cittadinanza del Nord Italia sia permeabile all’omertà. I cittadini faticano ad afferrare la portata del fenomeno, come dimostra uno studio di Assolombarda del 2015, in cui i risultati di un sondaggio che coinvolgeva imprenditori e manager del Nord Italia è stato confrontato con dati sulla presenza mafiosa nell’area. Secondo la percezione degli intervistati circa il rischio di infiltrazioni mafiose nelle aziende, questo era tendenzialmente basso per tutti i settori ad eccezione di quello edilizio, per il quale veniva indicato come medio-alto. Eppure, sebbene sia vero che il settore edilizio è quello in cui la criminalità organizzata è proliferata di più, numerose inchieste mostrano come altri settori non ne siano affatto immuni, in primis turismo, smaltimento rifiuti, sanità e intrattenimento.
A causa del momento di crisi che abbiamo vissuto e che stiamo tuttora vivendo (per via del COVID-19 e della guerra in Ucraina), le difficoltà economiche incontrate dalle aziende renderanno queste ancora più permeabili a infiltrazioni mafiose: è perciò più importante che mai sia ribadire l’importanza dell’azione dei cittadini (che non devono accettare facendo finta di non vedere), sia rimarcare l’importanza dell’azione della politica, che non deve continuare la campagna di oscurantismo atta a preservare il “buon nome” del Nord Italia, ma diffondere consapevolezza sulla questione mafiosa.