di Nicola Magnani – II BIN

Siamo negli studi di RAI-RADIO 1. Durante la storica trasmissione radiofonica pomeridiana intitolata “UN GIORNO DA PECORA”, il famoso giornalista e conduttore NICOLA GUCCIARI ha organizzato un’intervista a Carlo Magno, in visita in Italia.
Nel corso della puntata, in collegamento da una località ancora segreta, NICOLA GUCCIARI, con l’aiuto dell’inviata speciale FRANCESCA FANGHI, porrà una serie di domande a Carlo Magno per capirne la personalità e il carattere e per ripercorrere con lui uno dei periodi storici più importanti del Medioevo. Oltre a NICOLA e all’inviata FRANCESCA, in studio ci saranno ospiti illustri che potranno interagire durante la trasmissione e porre a loro volta domande a Carlo Magno.

Ospiti della trasmissione sono la dott.ssa PAOLA FRIGIO, esperta di storia antica, la dott.ssa SILVIA MOLLY, esperta di Diritto Internazionale e il dott. DOMENICO GIANBANDO, opinionista e ospite fisso della trasmissione, nonché esperto di matematica.
Buon divertimento…

LEGENDA:
N. NICOLA GUCCIARI
F. FRANCESCA FANGHI
P. PAOLA FRIGIO
S.M. SILVIA MONNY
D.G. DOMENICO GIANBANDO C.M CARLO MAGNO

N. Un buon pomeriggio ai nostri ascoltatori dal vostro NICOLA GUCCIARI.
Benvenuti al nostro consueto appuntamento pomeridiano con “UN GIORNO DA PECORA”.
Spero che oggi siate in molti all’ascolto, visto che, come già anticipato nelle scorse settimane, sarà una puntata eccezionale.
Tra poco ci collegheremo, infatti, in diretta radiofonica, con la nostra inviata FRANCESCA FANGHI, che intervisterà per noi nientepopodimeno che CARLO MAGNO, il quale ha accettato volentieri la nostra proposta. Prima di presentare i nostri ospiti, voglio ringraziare a nome di tutto lo studio e della dirigenza RADIO RAI la nostra ADALINDA, perché è grazie a lei e alla sua grande “amicizia” con Carlo che siamo riusciti a realizzare questo evento in esclusiva. Per precisazione diciamo ai nostri ascoltatori che ADALINDA è una carissima amica di CARLO MAGNO; purtroppo è salita agli onori della cronaca per alcune foto pubblicate sul noto settimanale NOVELLA 700, dove è stata ripresa in teneri atteggiamenti con l’imperatore: da quel momento è stata sempre accusata di essere una delle sue tanti amanti. Ma noi andiamo oltre le “dicerie” e quindi le rinnoviamo il nostro “grazie”.

Bene… presentiamo, velocemente, i nostri ospiti in studio, per poi collegarci con la nostra Francesca. Oggi a farci compagnia per l’eccezionale occasione, abbiamo un vero e proprio “Parterre de rois” …
Saluto calorosamente la nostra esperta di storia antica, dott.ssa PAOLA FRIGIO. Ciao PAOLA e benvenuta.

P. Ciao NICOLA e un saluto a tutti gli ascoltatori…

N. Un rigoroso saluto anche alla nostra esperta di diritto internazionale, SILVIA MONNY.

S.M. Cieo a tutti e grezie di avermi inviteto*. (*l’esperta è pugliese, come si evince dal suo accento marcato)

N. E per ultimo, ma solo per posizione nello studio, un benvenuto al nostro carissimo DOMENICO GIANBANDO, che i nostri ascoltatori conoscono ormai con il soprannome di “Radice”, ospite fisso del nostro programma.

D.G. Un saluto a tutti e mi unisco al ringraziamento di SILVIA per questa opportunità.

N. Bene…ed ora finalmente ci colleghiamo con la nostra inviata FRANCESCA FANGHI. Ciao FRANCESCA, mi senti??? Come stai???

F. Sì, ti sento benissimo, NICOLA! Sto abbastanza bene, anche se sono un po’ emozionata!
Un saluto a tutti gli ascoltatori a casa e in studio.

N. Francesca, sveliamo subito agli ascoltatori e agli ospiti, dove ti trovi…

F. Beh, NICOLA, oggi come tutti sanno, intervisteremo Carlo Magno da un luogo meraviglioso e peccato che non possiamo avere le telecamere. Ci troviamo alle terme di Caracalla, a Roma, non distanti dal Colosseo, e precisamente nel calidarium, che è la terza stanza della struttura. È pieno di gente e devo dire che fa molto caldo qua dentro… ma d’altronde siamo alle terme, riaperte e funzionati per l’occasione…

N. Ottimo FRANCESCA… sei pronta e, soprattutto, è già pronto il nostro Carlo???

F. Sì, NICOLA…ho già fatto un cenno a Carlo che siamo pronti per l’intervista.
È appena uscito dalla vasca e sta indossando l’accappatoio. Per le donne in ascolto e in studio, vi dico sottovoce che è veramente un bell’uomo… e che fisico!!! È corpulento, muscoloso, capelli lunghi folti, grigi, ma un bel grigio, quasi argento direi, come la barba…e sarà alto quasi 2 metri.

N. Occhio, FRANCESCA, che non ti senta!

F. No no, NICOLA, è ancora distante. Devo dire che anche la camminata è notevole: emana un senso di autorevolezza e dignità in tutte le sue movenze. Quando sono arrivata, prima che entrasse in vasca, ci siamo presentati; l’unica cosa che stona nella sua persona è la voce, che è piuttosto acuta, quasi stridula. Anche il costume non è male… dovrebbe essere di lino, con bordi definiti in seta; anche l’accappatoio è di seta… tutto rigorosamente ARMANI…

Eccolo che si avvicina e si siede al tavolo che abbiamo preparato…
Buon pomeriggio, sig. Carlo Magno, e benvenuto a UN GIORNO DA PECORA.

C.M. Buon pomeriggio a Lei e a tutti gli ascoltatori.

F. Siamo seduti a un tavolo preparato apposta a bordo vasca…sappiamo che il sig. Carlo è amante della carne e del vino e ci siamo permessi di prepararLe un piccolo presente con dei bocconcini di arrosto di vitello e di cinghiale e un Frascati di annata che spero gradirà.

C.M. Troppo gentili… gradirò senz’altro.

F. Bene…direi, NICOLA, di iniziare l’intervista, perché tutti i nostri ascoltatori sono sicuramente in trepidazione e anche i nostri ospiti in studio.

N. Certo FRANCESCA, parti pure, poi noi interverremo dallo studio nei momenti opportuni…

F. Ok, NICOLA… Bene, sig. Carlo Magno, innanzitutto, possiamo darci del Tu?

C.M. Certamente, nessun problema, anzi…

F. Ok… allora partiamo… Per prima cosa come stai, Carlo??? Come vanno i tuoi reumatismi?

C.M. Beh… come forse sapete, non molto bene… i reumatismi mi tormentano.
L’età e tutte le battaglie a cavallo che ho combattuto si fanno sentire. Poi ci si è messa anche la gotta. I miei medici ad Aquisgrana mi hanno imposto una dieta… ma sai, è difficile rinunciare agli arrosti e al vino… tra l’altro questo che mi avete preparato è molto buono.

F. Mi fa piacere, anche se adesso mi sento un po’ in colpa.

C.M. Comunque il mio medico personale di corte mi ha consigliato anche di fare movimento, e almeno in questo lo accontento; le terme sono una delle mie passioni e con una nuotatina nell’acqua calda, faccio del movimento. Poi le terme fanno bene pure ai reumatismi.

F. È vero, Carlo, e speriamo che queste terme ti diano un po’ di sollievo.
Sento in cuffia che NICOLA vuole subito intervenire dallo studio… prego, NICOLA.

N. Ciao Carlo e benvenuto a UN GIORNO DA PECORA… abbiamo letto sulla Gazzetta del Medioevo che comunque, nonostante i reumatismi, vai ancora a caccia… quindi non ci preoccupiamo più di tanto… Ma dicci un po’… come mai Italia in questo periodo?

C.M. Beh riguardo alla caccia… è una delle mie passioni e non potrei farne a meno!!! Adesso poi che non faccio più spedizioni, nei momenti liberi da impegni pubblici, quando la stagione lo consente, mi alzo all’alba e al suono del corno, mi addentro nelle foreste attorno ai miei domini alla ricerca di cinghiali; per questi uso la spada ma ho anche con me l’arco e le frecce per la selvaggina, cervi e caprioli in particolare. Poi mi accompagnano sempre i miei cani e non manca mai soprattutto il mio fedele falcone, Yuri, sempre appoggiato sul mio guanto di cuoio.

N. Beh… giustamente, la passione è passione.

C.M. Eh sì… poi per l’Italia, semplicemente mi piace il vostro paese e in particolare sono innamorato di Roma e delle terme; mi sono concesso una vacanza. Sono stato qui già 3 volte.
Quando c’era papa Adriano I nel 775 d.C. sono venuto a Roma per assistere alle celebrazioni delle festività pasquali. Sempre per Pasqua, nel 781, sono ritornato con la moglie di allora, Ildegarda; ho celebrato anche il battesimo di mio figlio, anche se aveva 4 anni, e lo abbiamo chiamato Pipino come suo nonno. Pensa che come ringraziamento della visita hanno incoronato mio figlio re d’Italiamentre Ludovico, l’altro mio figlio più piccolo, è diventato re di Aquitania.

F. Però!!! Siamo stati gentili noi italiani…

C.M. Sì sì…come sempre…e pensa, sono ritornato poi a Roma a novembre dell’800.
Il papa Adriano I era morto e c’era papa Leone III. A dire il vero quella volta ero venuto in Italia, perché Leone aveva avuto problemi con alcuni nobili romani. Non lo voleva nessuno e l’avevano anche picchiato, arrestato e accusato di spergiuro. Poi era evaso con l’aiuto di alcuni suoi fedeli e ho dovuto convincerlo a giurare la sua innocenza con un purgatio per sacramentum. Di contro, per ricambiare, a Natale, nella Basilica di San Pietro, mi incoronò imperatore del Sacro Romano Impero. Pensa che quel giorno addirittura mi mise sul capo una corona d’oro. È stata una sorpresa… più o meno… Ero in ginocchio a pregare e improvvisamente mi ha incoronato. Addirittura poi si è inginocchiato davanti a me come in proskinesisAh, è stato bellissimo… Poi ricordo che sono rimasto a Roma un altro po’ di giorni e sono venuto qui a Caracalla a passare l’ultimo dell’anno con amici e soprattutto amiche…

F. A proposito di amici e amiche… ho notato che sei qui solo alle terme, eppure hai la fama di essere un rubacuori… Non credo tu sia single… ci sono nozze in vista?

C.M. Sarai mica interessata???

F. Mi metti un po’ in imbarazzo Carlo… ma voglio essere sincera… sei troppo giovane… A me piacciono gli uomini maturi…

C.M. Beh, non sono poi così giovane, tra un po’ ne faccio 1210. Comunque sono solo in questo periodo… o meglio, niente di serio; ma non dico nulla, perché poi voi giornalisti mi sbattete in prima pagina. Riguardo alle nozze ti dico: “Basta!!!”. Sai, mi sono sempre piaciute le donne, ma a tutto c’è un limite. Ho avuto quattro mogli di primo rango e una di secondo rango, sei o sette concubine e in tutto 20 figli. Direi che, anche se molti matrimoni li ho fatti per rinforzare legami fra i clan, ho compiuto il mio dovere.

F. Direi proprio di sì, Carlo…

N. Ti interrompo, Francesca, perché la nostra PAOLA FRIGIO dallo studio vorrebbe intervenire…

F. Certo NICOLA… diamo pure la parola a PAOLA… Prego, PAOLA…

P. Salve, CARLO… anche se dovrei chiamarLa imperatore…volevo chiederLe…in fondo papa Leone III l’ha incoronata imperatore un po’ a sorpresa. Ma Lei da piccolo sognava di diventare imperatore?

C.M. Ciao PAOLA…e dammi pure del “tu” comunque. Ti dirò… sì, sognavo e sapevo di diventare almeno RE, sin da piccolo grazie anche agli insegnamenti di mio padre, Pipino il Breve, che era già RE dei Franchi. Papà Pipino già da piccoli allenava me e mio fratello Carlomanno in combattimento e ci insegnava ad essere forti e coraggiosi destrieri, perché diceva che erano virtù indispensabili per essere RE. Poi crescendo ho sempre ricordato gli insegnamenti di mio padre e alla fine mi sono fatto incoronare imperatore. Sì, sono stato fortunato ma in fondo lo sapevo che finiva cosi… Con poca modestia, devo dire, PAOLA, che sono stato un abile politico.

P. Sicuramente, CARLO, Lei ha calcolato abilmente tutto; ha aiutato papa Leone III ad uscire dai guai e in cambio è stato incoronato imperatore del Sacro Romano Impero. Però il suo impero non era certo paragonabile all’impero romano… forse ha sbagliato qualcosa, ma non sta a me giudicare… ti chiedo semplicemente in cosa ritieni che il tuo Sacro Romano Impero fosse diverso dall’impero Romano?

C.M. Sì, Paola, il mio impero era abbastanza diverso da quello romano, ma non penso di aver sbagliato… diciamo che ho fatto qualche scelta diversa.
Ti confesso, che l’intento iniziale era proprio quello di ricreare il vecchio impero romano, ma purtroppo i tempi erano cambiati e forse non ci sono riuscito in tutto e per tutto.

P. Sì, CARLO, ce ne siamo accorti.

C.M. Riguardo alle diversità… beh, PAOLA, intanto le dimensioni: non sono riuscito a conquistare la Spagna, l’Italia meridionale, l’Africa settentrionale e l’Inghilterra, anche se avevo una parte di Germania che i romani non avevano. Poi il mare: il mio impero è rimasto sostanzialmente nel continente, non sono mai riuscito ad avere il controllo delle rotte marine come avevano i romani.

P. Anche la capitale non era a Roma ma ad Aquisgrana… è una differenza politicamente importante anche questa, giusto???

C.M. Sei molto preparata PAOLA. Sì, la capitale di fatto era Aquisgrana ma le decisioni importati, i centri del potere, con la presenza del Papa, erano poi a Roma.

P. Infatti, a proposito della Chiesa, hai puntato molto sulla chiesa… in pratica la controllavi. Ma come hai fatto?

C.M. Intanto io ero imperatore e Dio mi ha incaricato di proteggere e sorvegliare la chiesa; poi tutti nella chiesa erano obbligati a prestarmi giuramento di fedeltà. Ero convinto che per avere un impero forte e solido, fosse necessario avere un’unità politica, religiosa, legislativa, monetaria, culturale, sociale. Dato che era pieno di barbari pagani, del punto di vista religioso, ho iniziato a convertirli al cristianesimo.

P. Scusami la provocazione, ma sei stato un po’ “barbaro” anche tu a forzarli in quel modo. Quindi pensavi che la religione dovesse essere un elemento unificante per il tuo impero?

C.M. Si, anche se non era un’idea solo mia. Già prima di mio padre, con il RE franco chiamato Clodoveo era iniziato questo cambiamento; anche lui aveva capito che il cristianesimo poteva essere unificante e dare stabilità al suo regno e quindi favorì le istituzioni ecclesiastiche e l’evangelizzazione delle popolazioni pagane. Poi venne mio padre; lui mi diceva sempre che se controllavi la chiesa, controllavi anche il popolo e infatti iniziò a riorganizzare tutto e a dare poteri ai vescovi. Io poi, nelle mie conquiste, non ho fatto altro che seguire l’esempio di mio padre eho esteso la riforma a tutti i vari territori.

P. Ah, questi papà…

C.M. Sì, infatti, devo ringraziare, mio padre, che, come ho detto, aveva spianato la mia strada. Aveva introdotto i vescovi, aveva favorito il matrimonio cristiano e aveva insistito affinché ci fossero sempre più preti anche nei piccoli paesini di campagna, così che si potessero convertire e controllare più persone possibili. Io alla fine ho solo introdotto la figura dell’arcivescovo, che nominavo io; a sua volta poi l’arcivescovo, o metropolita come si chiamava al tempo, nominava e controllava i vescovi e a scendere, di fatto, io controllavo tutto. Pensa che col tempo poi avevo iniziato a nominarli io, vescovi, abati ecc…; tanto era Dio che mi aveva dato l’incarico, quindi erano tutti d’accordo.

P. Sei stato astuto, Carlo. In pratica nelle alte sfere del clero, hai messo tuoi uomini di fiducia, perché poi li nominavi tu. La strategia ha funzionato, a quanto abbiamo visto.

C.M. Sì sì, ha funzionato. Ma ho fatto anche altro per tenermi buona la chiesa.
Ad esempio ho introdotto “la decima” e ho sempre sostenuto i missionari, che, con la mia protezione, hanno divulgato il cattolicesimo nei territori che conquistavo… anche se poi ci sono stati dei problemi, quando si sono spostati in Jugoslavia, ma questa è un’altra storia.

S.M. Scusete…ma cos’è la “decima”???

N. Vuoi rispondere tu, Carlo, alla domanda tecnica della signora Molly?

C.M. SILVIA, vero? Che strano accento che hai…Non sei di Roma, vero?

S.M. Eh no. Sono pugliese, di Beri, per la precisione. Ma a Lei non sfugge niente, Carlo.

C.M. Beh, SILVIA con tutti i posti che ho girato e le persone che ho incontrato…ci mancherebbe. Dunque, la “decima” è in pratica una tassa che ho imposto di pagare a tutte le città e i cui incassi andavano alle parrocchie di campagna, in modo che potessero avere sostentamento, ma anche che continuassero ad essermi fedeli.

S.M. Ah, ho capito. Furba anche questa mossa.

N. Eh sì, molto astuta. Infatti, SILVIA, non per niente Carlo era imperatore.

F. Sono d’accordo, NICOLA, nessuno arriva dove è arrivato Carlo, per caso.

D.G. Scusate se interrompo, io ho una formazione tecnica e non mi intendo molto di politica e religione. Lei, Carlo, controllava la chiesa, e fino a qui ho capito. Ma per il resto? Mi spiegherebbe, in breve, come aveva organizzato l’impero? Prima del collegamento, PAOLA ha provato a spiegarmi dei vassalli, dei missi, ecc…. ma io non ho capito molto.

C.M. Certo, DOMENICO… in pratica avevo organizzato l’impero cosi: al vertice dell’impero c’ero io, che con il palatium, amministravo tutto e prendevo le decisioni più importanti.

S.M. Scusete…interrompo ancora…ma cos’è precisamente il palatium?

C.M. Il palatium era la mia corte, ma non in senso di residenza: la corte era l’insieme di tutti i miei collaboratori e nei miei spostamenti e battaglie mi seguivano sempre.

S.M. Tipo il Governo con i ministri….

C.M. Sì, esatto SILVIA. Poi nella corte avevo istituito una cancelleria, con a capo uno del clero, che compilava gli atti legislativi, curava l’archivio regio e si occupava degli affari ecclesiastici e dei rapporti con sudditi e alleati. Poi, sempre nella corte, avevo istituito il tribunale palatino con a capo il conte palatino, il mio più fidato collaboratore, che gestiva la giustizia quando ero assente ma anche con mia delega. Poi c’era un altro organo, la camera, con a capo il camerario, che presiedeva gli uffici che si occupavano di amministrare il mio patrimonio.

S.M. Acci, c’era tanta gente, forse troppa, come adesso da noi…

N. Sei un po’ provocatoria, SILVIA…

C.M. Guarda SILVIA, che posso andare avanti ancora; nella corte avevo anche il siniscalco, cioè l’addetto alla mensa, il bottigliere, responsabile della cantina e il connestabile, responsabile della stalla reggia e del rifornimento di cavalli dell’esercito.

S.M. Secondo me avevi un po’ troppa gente nella tua corte…

C.M. Beh, era necessario; anche se non come l’impero romano, il mio impero era grande e c’era bisogno di tutti. Il lavoro grosso lo faceva il cancelliere…scriveva i documenti e le leggi che venivano poi inviate in tutte le province dell’impero ma riceveva anche le suppliche e le richieste dei sudditi, le sottoponeva a me, e se accettavo, ne curava poi la successiva spedizione, mantenendo una copia nell’archivio imperiale…tanto lavoro…

S.M. Certo che per capire che erano leggi dell’imperatore, dovevano essere persone intelligenti…con tutte quelle fake che circolano…

C.M. Sai, Silvia, sono intelligente anch’io e da buon imperatore, avevo previsto tutto. Ho fatto realizzare un timbro, come nell’impero Romano. Anzi, addirittura il timbro portava la dicitura: “Renovatio Romani imperli, ” che vuol dire “Restaurazione dell’Impero romano”.

F. NICOLA, riprendo un attimo la parola da bordo vasca per chiedere a Carlo, ma per amministrare un territorio così vasto non bastava solo la corte…, mi sembra che Lei abbia diviso tutto in specie di regioni, province, ecc… sbaglio?

C.M. Allora, FRANCESCA, sì, non potevo amministrare tutto avvalendomi solo della corte: i territori che conquistavo erano divisi in contee, che affidavo ai miei vassalli più fedeli, detti appunto conti. Inoltre quando una contea si trovava nei pressi di un confine e doveva essere protetta dai pericoli di un’invasione straniera, la affidavo ad un marchese, sempre un vassallo di mia fiducia; infatti voi le avete chiamate “marche”: il marchese diventava capo delle marche a cui davo soprattutto poteri militari. Conti e marchesi erano insomma dei miei funzionari, oltre ad essere miei compagni d’armi; avevano poi il compito di amministrare la giustizia e, in caso di guerra, mi assicuravano la necessaria quantità di soldati.

F. È per quello che girava tanto? Doveva andare a controllare come andavano le cose nelle varie contee e marche?

C.M. si, anche, ma non solo… era meglio certamente controllare sul posto e in prima persona i miei conti e i marchesi ma avevo anche il problema dell’approvvigionamento.

F. In che senso?

C.M. I Romani avevano fatto delle belle strade, che con il tempo si sono usurate e la mia numerosa corte era abituata bene; diventava laborioso per le strade dissestate e dispendioso far arrivare le merci per le necessità della corte. Mi costava meno e facevamo meno fatica a spostare la corte dove vi erano granai e magazzini ben forniti di tutti i generi necessari e, una volta dato fondo alle scorte di questi, trasferirsi a cavallo in un’altra residenza ben approvvigionata.

P. Carlo, ma con tutta quella gente che si portava con sé avrà avuto bisogno di strutture enormi…

C.M. Sì, PAOLA, infatti di solito portavo la corte in due tipi di residenze: le ville e i palazzi. Le ville sorgevano in aperta campagna all’interno di vaste tenute ed erano costituite dal nucleo principale della casa padronale e dalle abitazioni attigue dei servitori. I palazzi invece, come quelli di Worms e di Francoforte, si trovavano di solito nel centro delle grandi città. Invecchiando, poi, ho cambiato abitudine e ho deciso di fare di Aquisgrana la sede fissa del mio impero, anche perché lì c’erano parecchie sorgenti di acque termali. E sapete che io ho un debole per le terme, come vedete… Infatti lì ho fatto costruire il palazzo imperiale, le terme con annessa piscina e anche una Cappella privata, palatina per intenderci. Ero stanco di girare ma per non dimenticare la tradizione romana e bizantina l’ho fatta costruire con una pianta a nucleo ottagonale che imitava il vostro San Vitale a Ravenna e inoltre ho fatto utilizzare marmi e porfidi provenienti da edifici antichi sia di Roma che di Ravenna. Pensa che poi il mio amico Papa Leone III, nell’805, nonostante fosse privata, me l’ha anche consacrata.

S.M. Cherlo, quindi Lei ci ha descritto che ha strutturato l’impero con corte, cancelleria, governava con Palatini, Marchesi, Duchi ecc….Ma le decisioni le prendeva Lei da solo?

C.M. No, SILVIA!!! Due volte all’anno si tenevano i placiti, che erano delle assemblee con tutti i miei fedeli. Durante i placiti, sentiti anche tutti i miei collaboratori, emanavo le leggi che venivano scritte in capitolari, che venivano distribuiti nei vari territori dopo il timbro; li abbiamo chiamati capitolari, perché contenevano tanti leggi divise in capitoli.

S.M. Tipo il consiglio dei ministri di adesso con i decreti legge?

C.M. Sì, brava SILVIA, una cosa simile.

S.M. Ma si decideva solo per le leggi?

C.M. No. Come ti ho detto i placiti erano due: uno si teneva in primavera e uno in autunno. All’inizio in quello di primavera, che al tempo si chiamava Magiscampus o in italiano “Campo di maggio” perché lo facevamo a maggio, riunivo tutti i miei fedeli che erano impegnati nelle battaglie di conquista, e di solito decidevamo chi andare a conquistare o chi c’era da difendere. Poi col tempo ho smesso di convocarli e facevo i placiti solo con gli aristocratici e l’alto clero, abati, vescovi e arcivescovi, per intenderci.

N. Diciamo comunque che i vassalli, conti duchi, marchesi, erano in pratica suoi uomini di fiducia. Ma si fidava veramente?

C.M. Abbastanza. Però c’era un problema di approccio. Con il giuramento che imponevo a loro, quello di fedeltà a me e a Dio, si impegnavano per tutta la vita a difendermi e a servirmi, ma rimanevano legati a me; non avevano una cultura governativa. Ho provato a trasformarli in “funzionari governativi” ma non ci sono riuscito. Ad esempio ho proibito loro di farsi eserciti privati o di conquistare territori senza il mio benestare…ma non c’era niente da fare. A quel punto ho creato un altro tipo di funzionari, i missi dominici, che inviavo nei vari territori per controllare i vassalli.

S.M. Tipo ispettori…

C.M. Sì, esatto. Erano ispettori che sceglievo nella corte e dovevano controllare l’applicazione delle leggi, la gestione delle proprietà pubbliche, presiedevano i processi per i fatti più gravi, facevano indagini sulla riscossione delle imposte, sulla manutenzione delle strade; vigilavano sull’operato dei funzionari imperiali, compresi i conti e i duchi, con la facoltà di poterli revocare. Controllavano anche il clero e anche l’operato dei miei vassalli. Ne mettevo due: uno laico e uno cattolico, così poteva conciliare meglio con il clero della zona. In ogni località, i missi dovevano tenere un’assemblea di tutti gli abitanti, nel corso della quale veniva solennemente giurata fedeltà all’imperatore, venivano pubblicati i capitolari e venivano raccolte le lamentele sull’operato dei miei funzionari imperiali.

S.M. Comunque io ci credo poco in queste cose…da noi non funziona mica tanto con gli ispettori…sembra che si sappia sempre quando arrivano, e si mette a posto tutto…

N. Noto un po’ di tono polemico, SILVIA.

C.M. Al di là della polemica, devo ammettere che Silvia ha ragione. L’utilizzo di ispettori, non ha funzionato molto…e poi con gli aristocratici non è mai stato facile imporre delle leggi.

S.M. Lo sapevo!!!

C.M. Eh, purtroppo è così. Sai, quando nominavo un vassallo con il giuramento, gli davo anche l’immunità, cioè una serie di privilegi tra i quali c’era anche quello di poter non pagare le tasse. Siccome tra i vassalli c’erano anche degli ecclesiastici, abati vescovi, che avevano anche le terre più vaste, era impossibile anche per i missi, far rispettare la legge e riscuotere da loro i tributi. Ho provato ad introdurre un’altra figura di controllo, gli advocati, che erano sempre delle mie persone di fiducia a cui ho dato il potere di punire chi non rispettava le direttive…ma sai, non potevo mica litigare con il clero…e quindi ho avuto dei problemi.

N. Comunque ragazzi, per me, bisogna dare atto a Carlo di aver provato a unire un insieme di stati che avessero una stessa legge, uno stesso governo, di aver provato a creare un’entità come può essere l’Unione Europea di oggi. Se non sbaglio oltre all’aspetto governativo e religioso, ha provato a riunire tutti anche dal punto di vista culturale, come con le scuole, la lingua e la scrittura…

P. Accidenti NICOLA… però sei preparato anche tu, complimenti.

N. Non so, sentiamo se Carlo mi dà ragione…

C.M. Sì, NICOLA, ho provato anche in altri modi a dare unità ai vari popoli. In primo luogo con la scuola.

Ai tempi dell’impero esistevano solo scuole nelle parrocchie, nei monasteri e nei conventi, dove non sapevo bene cosa insegnassero; credo che si leggessero solo dei testi sacri. Sapevo che in Inghilterra c’era un monaco di nome Alcuino, che dirigeva una scuola molto evoluta nella cattedrale di York. Quindi lo chiamai alla mia corte di Aquisgrana, per formare una mia scuola di palazzo, che si basasse sugli stessi metodi. Nella mia scuola, detta “scuola palatina”, si studiava grammatica, retorica e logica, geometria, aritmetica, astronomia e musica. Poi, dopo Aquisgrana, ho emanato dei nuovi capitolari per riorganizzare tutte le scuole e imporre il nuovo metodo a tutte.

N. Un unico metodo di studio diffuso tra popoli diversi…direi un’ottima idea. E ho letto anche che avevi pensato anche alla lingua…

C.M. Sicuro, caro il mio NICOLA, avevo pensato anche a quello…mica sono diventato imperatore per caso…ho pensato alla lingua e anche alla scrittura. Scusami un attimo che bevo un goccio di Frascati… mi fate parlare tanto e ho la gola secca… Allora…per la lingua e la scrittura… devi sapere che io sono mezzo analfabeta… Il monaco Alcuino mi disse che se la scrittura era scarsa anche l’apprendimento era scarso… quindi mi ha convinto a creare, oltre alla scuola palatina, sempre ad Aquisgrana, un’accademia dove chiamavo uomini di cultura da ogni paese e facevo insegnare le varie materie in latino classico. Ho anche pensato di far ricopiare antichi manoscritti per divulgarne di più, ma siccome erano scritti malissimo, pieni di simboli che capivano in pochi, ho deciso di inventare una nuova scrittura, più semplice e lineare.

N. Bell’idea…con il latino avrebbero parlato tutti la stessa lingua e con la scrittura, avrebbero scritto tutti allo stesso modo.

C.M. Si, però funzionò poco. Il latino divenne la lingua unica, ma solo per le persone colte e ricche e per gli ecclesiastici ovviamente. La gente comune ha continuato a parlare con i vari dialetti locali dei vari territori e non imparando, il latino non si avvicinò neanche a capire la nuova scrittura.

P. Accidenti peccato, era veramente un buon mezzo per unificare, infatti se avesse funzionato, adesso non ci sarebbero tutte queste lingue europee che abbiamo oggi come il tedesco, il francese, ecc…

C.M. Eh sì, PAOLA. Pensa che con la mia scrittura ho inventato il punto di domanda, che ha sostituito la sigla QO, che stava per “quaestio”alla fine delle frasi. La scrittura era tutta in minuscolo, ecco perché si chiamava “minuscola carolina”; tutte le lettere erano staccate e di forma tondeggiante, senza legature, tipo il corsivo. La scrittura era alla portata di tutti, e poteva essere appresa velocemente anche dagli analfabeti. Purtroppo è andata male.

F. Beh, veramente ottime spiegazioni Carlo…Intanto che assaggi un bocconcino di cinghiale… io l’ho assaggiato prima ed è molto buono… soprattutto la salsina che hanno messo sopra… chiedo allo studio… abbiamo qualche altra domanda?

D.G. Sì, io, se posso.

N. Sì, certo, prego, DOMENICO.

D.G. Carlo, io sono un matematico e sentendo prima che tra le materie che si insegnavano alla tua scuola palatina, c’era appunto anche la matematica. Ho partecipato alcune puntate fa all’intervista a Pitagora…quindi già sapevo qualcosa. Ma che la matematica fosse considerata anche ai tempi del tuo impero è una notizia nuova. Pensavo che si fosse persa…cosa si insegnava di preciso?

C.M. Bella domanda DOMENICO…per risponderti ti dico subito che i giochi matematici sono nati nel periodo del mio impero!

D.G. Nooo!!! Non ci credo!

C.M. Eh sì!!! Dunque DOMENICO, devi sapere che la matematica era considerata quasi superflua ai tempi, o meglio era andata in disuso, fino a quando non emerse il problema del calcolo del giorno della Pasqua. Il calendario che c’era al tempo era un misto di calcoli tra, il ciclo della Terra rispetto al Sole, e della Luna rispetto alla Terra. Per trovare una data esatta, Alcuino ha rispolverato i calcoli matematici e sull’onda dell’entusiasmo, dato che aveva risolto il problema, ha iniziato a scrivere, in latino, diversi testi per le nuove scuole; mi ricordo che uno di questi libretti si chiamava le Propositiones, dove c’erano solo giochi matematici e uno di questi, era intitolato “Salvare capra e cavoli” che penso sia un detto che usate spesso oggi…

D.G. Beh, questa è una sorpresa Carlo, devo dire che non si è mai finito di imparare.

F. Eh già…allora ragazzi…altre domande dallo studio? NICOLA ti ho sentito poco oggi, hai qualche domanda interessante da fare a Carlo?

N. Sì, le avrei, ma dalla regia mi dicono che è arrivato il momento di salutare il nostro ospite. Il tempo è scaduto, purtroppo.

C.M. Bene, ragazzi, devo andare anch’io. Se non vi dispiace mi faccio un’altra nuotatina e poi mi preparo, perché stasera mi aspettano a piazza Navona per un APE.

N. Certo Carlo! Grazie della tua disponibilità e speriamo di risentirci presto.

F. Sì, Nicola, saluto anch’io Carlo ringraziandolo per la pazienza. Ciao Carlo e arrivederci.

D.G. Ciao Carlo e Grazie!!!

P. Ciao Carlo e Grazie!!!

S.M. Cieo Cherlo! È stato un piacere!!!

C.M. Ciao a tutti e vi dico che è stato un piacere anche per me!!! Un saluto anche a tutti gli ascoltatori!

N. Bene ragazzi…ormai dobbiamo chiudere. Un saluto alla nostra inviata FRANCESCA, un grazie ai nostri ospiti in studio e agli ascoltatori da casa. Vi do appuntamento a domani alla solita ora sempre su RAI RADIO UNO e sempre con UN GIORNO DA PECORA. Ciao a tutti da NICOLA GUCCIARI… Sigla!!!

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