Viaggio tra flamenco, tradizione e innovazione

di Emma Malavasi

Nel pomeriggio, alle 14:30, piazza Marconi si è trasformata in un palcoscenico grazie all’esibizione di un quartetto di chitarre acustiche. Protagonisti dell’evento sono stati gli studenti della classe III del Liceo musicale Isabella d’Este, che hanno saputo conquistare il pubblico con un repertorio eclettico, capace di attraversare generi e culture musicali diverse.

Il quartetto ha interpretato due pezzi simbolo della tradizione musicale spagnola e della sua capacità di rinnovarsi: “La Rumba”, nella versione di Domenico Ascione, e “El Vito”, una danza popolare andalusa dal ritmo travolgente.

Le origini dell’andalusa “El Vito” risalgono probabilmente al XIX secolo, ma affonda le sue radici in tradizioni ancora più antiche. Il brano è stato tramandato oralmente per generazioni, diventando parte integrante del repertorio della Scuola Bolera e della danza stilizzata spagnola. Il fascino di “El Vito” risiede nella sua capacità di adattarsi a contesti e significati diversi. Nato come canto popolare, è stato successivamente avvicinato al flamenco, arricchendosi di sfumature gitane e diventando un simbolo dell’identità andalusa. Nel tempo, “El Vito” è stato interpretato da artisti di diversi generi, dalla musica classica al jazz, approdando persino alle processioni religiose di Córdoba.

La performance degli studenti ha reso omaggio anche all’opera di Domenico Ascione, chitarrista italiano noto per la sua capacità di fondere flamenco, musica classica e sonorità mediterranee. Nella sua rivisitazione di “El Vito e la rumba”, Ascione rielabora il brano tradizionale in chiave moderna, unendo la vitalità della rumba flamenca – un genere ritmato, danzato e di grande intensità – alle atmosfere della danza andalusa.

Il concerto in piazza Marconi ha dimostrato come la musica reinterpretata possa essere un ponte tra passato e presente, tra culture e generazioni diverse. Gli studenti del Liceo musicale Isabella d’Este hanno saputo restituire al pubblico non solo la bellezza di un repertorio senza tempo, ma anche la forza di una tradizione che continua a rinnovarsi e a parlare al cuore di chi ascolta.

Di Emma Malavasi

Descrivo specchi che non riflettono.

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