IL MINISTRO BIANCHI SCOPRE LE CARTE SULLA MATURITÀ 2022 E GLI STUDENTI PROTESTANO
a cura di Camilla Bernoldi

“Buon anno a tutti”, dicono gli studenti maturandi, che a 31 giorni dal Capodanno si sono trovati a fare i conti con una scelta poco gradita.

Alle 16 circa del 31 gennaio internet è stato
invaso da articoli, comunicati e hashtag
riguardanti le scelte, a dir poco sorprendenti,
del Ministro Bianchi; #maturità2022 è primo in
tendenza su Twitter, ogni pagina di
informazione di Instagram parla di noi
maturandi, ogni giornale online ha pronto un
articolo sulle disposizioni appena diffuse.

Ma quindi come sarà questa maturità? Dalla circolare del ministero:
“L’Ordinanza prevede che l’Esame sia costituito da una prova scritta di italiano, da una seconda prova sulle discipline di indirizzo, predisposta dalle singole commissioni d’Esame, e dal colloquio.”

Il ritorno alla seconda prova ha sconvolto gli animi. Gli studenti non erano pronti a questa notizia,
si erano arresi solo allo scritto di italiano, già anticipato dal Ministro.
La giustificazione “per tornare alla normalità” non regge più: gli studenti dell’annata 2003 hanno
sofferto due anni di DAD praticamente completa e una didattica a singhiozzo in questo ultimo
periodo. Come si aspettano che possano accettare questo radicale cambiamento?

Lanciando un sondaggio nel nostro istituto abbiamo raccolto reazioni e opinioni dei nostri
compagni. Su 100 ragazzi, solo l’8% di loro è d’accordo con quanto dettato dal Ministro. Uno di
loro dice: “Mi sembra una soluzione giusta. Quando si esce da scuola, specialmente per i tecnici,
le abilità richieste sono quelle di indirizzo, ovviamente.”

Abbiamo chiesto loro anche se si sentissero pronti a sostenere questa tipologia di esame e il 91%
ha risposto di no; il 78% è pronto, però, a protestare per farsi sentire, nella speranza di essere
ascoltati.
Gli studenti appaiono divisi tra chi pensa che le decisioni possano ancora essere riviste (il 58%),
facendosi sentire e cercando di istaurare un dialogo con le istituzioni, e chi si è ormai rassegnato
(42%).

I maturandi sono stizziti, perché nessuno li ha ascoltati, nessuno si è preoccupato di tener conto
delle loro esperienze e dei loro percorsi e del disagio di questi due ultimi anni. Un ragazzo scrive:
“Il ministro non capisce cosa abbiamo vissuto. So che detta così pare che si stia parlando di una
guerra, ma noi (specialmente quelli che come me hanno fatto metà del triennio in quarantena)
facciamo una fatica atroce per recuperare il ritardo accumulato. Siamo nell’anno più critico di tutti
e sembra che al ministero facciano di tutto per metterci i bastoni tra le ruote. Non possono
cambiare idea come gli pare e piace ogni volta che ne hanno voglia, noi studenti viviamo con
l’ansia costante di politici che devono decidere il nostro futuro senza capire o sapere niente di noi.
Se volete prendere una decisione di questo tipo, uscite dai vostri uffici e venite nelle scuole a
vedere ciò che accade. Non si può continuare così. Abbiamo fatto metà della terza, metà della
quarta e se continua così non arriviamo in fondo alla quinta, ma loro devono comunque farci
valutare come se la situazione fosse normale. È come spezzare le gambe a un corridore per poi
ordinargli di correre una maratona!”

Un altro: “Scelta insensata e logicamente saranno ancora gli studenti a pagarne. Scelta
esibizionista, non si può parlare di ritorno alla normalità dopo tutto questo. Palese non si sono
capite le difficoltà vissute in questi anni”
.

Gli insegnanti non sono di così diversa opinione. Alcuni di loro non sono d’accordo con questa
prova, ma al contempo sono sicuri che i loro studenti ce la possano fare con l’aiuto dei docenti.
Essendo la prova di italiano quella ministeriale, pensano che possa essere la più complessa, a differenza della seconda prova, che sarà preparata dal proprio consiglio di classe. L’orale, invece, partendo da un solo spunto, richiederà di destreggiarsi tra i contenuti, con l’aggiunta di educazione civica, per mezzo delle competenze acquisite nel quinquennio.

Insomma, se gli esami si faranno così, e ciò sembra più che deciso, nessuno si sente pronto; le
nostre esperienze come studenti durante la DAD sono state diverse, ma tutti ne siamo stati
negativamente segnati, anche psicologicamente. Non potremo mai dimenticare le difficoltà a
seguire dovute alla connessione, con conseguenti problemi di attenzione e comunicazione e un
impegno triplicato nel cercare di apprendere comunque e nel cercare di non perdere la testa
durante quelle giornate monotone e interminabili.
Parliamo tanto di normalità e di volerci tornare, ma ci ricordiamo ancora cos’è?