Il colosso asiatico SHEIN è stato denunciato dalla Francia per la commercializzazione di bambole bambine dal carattere pornografico.
di Camilla Furini
Negli ultimi giorni è nata una grave controversia che coinvolge il colosso asiatico del fast-fashion, SHEIN. In particolare, il governo francese ha deciso di sospendere temporaneamente la piattaforma in tutto il Paese, fino a quando l’azienda cinese non dimostrerà di essere conforme alle leggi francesi.
Tale decisione è stata presa dopo che è stata aperta un’indagine giudiziaria per la vendita di bambole sessuali con sembianze di bambine, scoperte nel sito dell’azienda: bambole con fattezze reali, descritte sul sito come “bambole del sesso a grandezza naturale”, e vendute fino a quasi 200 euro a pezzo. Diversi cittadini, associazioni per la tutela dei minori ed esponenti politici hanno denunciato la presenza di contenuti pornografici e pericolosi nel sito: assieme a queste bambole, infatti, sono stati trovati ulteriori prodotti controversi, come armi finte, machete, asce e tirapugni. Questo evento ha suscitato parecchia indignazione e proteste tra il popolo francese, e non solo. Dopo la diffusione della notizia, infatti, molti utenti hanno espresso amarezza e sdegno sia nei confronti dell’azienda, che ha lanciato prodotti discutibili, sia verso chi ha scelto di acquistarli, considerandoli soggetti potenzialmente pericolosi.
SHEIN, tramite il suo portavoce Quentin Ruffat, ha dichiarato di aver rimosso immediatamente i prodotti oggetto di indignazione pubblica, e di aver avviato un’indagine per identificare tutti i fornitori coinvolti. Ha quindi deciso di collaborare con le autorità giudiziarie, accettando di condividere anche i dati degli acquirenti, se necessario. L’azienda ha dunque affermato successivamente che “la sicurezza dei clienti è la cosa più importante” e si è detta “profondamente dispiaciuta per l’accaduto”. Nonostante le scuse, la politica francese è stata dura e concisa. Roland Lescure, Ministro dell’economia francese, ha affermato infatti che, in caso di recidiva, SHEIN potrebbe essere bandito dal mercato francese. Anche Sarah El-Hairy, Commissario per l’infanzia francese, ha deciso di intervenire, annunciando di voler convocare tutte le principali piattaforme di e-commerce, per scoprire chi sono i fornitori di prodotti così controversi e indecenti. La Commissione parlamentare sui controlli dei prodotti importati invece, ha deciso di convocare SHEIN in Parlamento entro 15 giorni, per farsi spiegare da dove arrivano i prodotti e che controlli interni vengono fatti.
L’incidente si è verificato in un momento particolarmente delicato per l’azienda cinese, che proprio in quei giorni stava celebrando l’apertura del suo primo store fisico a Parigi. Tuttavia, l’inaugurazione del negozio è stata oscurata dallo scandalo, che ha portato SHEIN ad essere sulla bocca di tutti, ma non per i motivi sperati. Dopo il clamore causato dalla notizia, inoltre, diversi marchi francesi, in segno di protesta, hanno deciso di abbandonare il Bazar de l’Hôtel de Ville, grande magazzino di Parigi, in cui si sarebbe dovuto aprire il negozio fisico di SHEIN. Persino Disneyland Paris ha deciso di annullare la collaborazione natalizia con il gruppo cinese.
Negli ultimi mesi SHEIN era già finita nel mirino delle autorità francesi, con multe di 191 milioni di euro, dovute a pratiche commerciali scorrette, violazioni delle norme sui cookie e mancata dichiarazione delle microfibre presenti nei suoi prodotti. L’azienda era inoltre da tempo accusata di inquinamento ambientale, condizioni di lavoro precarie e concorrenza sleale. Questo scandalo ha rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso, scatenando ancora più indignazione pubblica e politica.
A livello europeo, la Commissione UE ha affermato di seguire con attenzione la vicenda, sottolineando la gravità delle violazioni. Ha inoltre ricordato, che già nel 2024 e nel 2025, Bruxelles aveva inviato due richieste formali di informazioni riguardo alla presenza di prodotti illegali sulla piattaforma. Thomas Regnier, portavoce per la Sovranità tecnologica, ha dichiarato che “una piattaforma che consente la vendita di contenuti pornografici o di armi non rispetta gli standard dell’Unione europea” e che la Commissione agirà, se emergeranno nuove violazioni delle regole previste dal Digital Services Act (DSA), la legge che regola le piattaforme online in Europa.
Oltre alla Francia, altre giurisdizioni europee stanno intervenendo contro SHEIN, con multe per pratiche commerciali scorrette e per greenwashing. Stanno inoltre collaborando per indagare che vengano rispettate le leggi a protezione degli utenti che vi navigano e si stanno facendo verifiche sulla sicurezza e sulla trasparenza dei prodotti. Germania, Austria, Paesi nordici e Italia, ad esempio, hanno preso provvedimenti analoghi, dimostrando come l’Europa stia cercando di rafforzare il controllo sui grandi operatori stranieri dell’e-commerce. Infatti, anche se per il momento SHEIN non verrà chiusa, questo caso rappresenta un test importante per l’UE, perché mette in luce la complessità di controllare le grandi piattaforme di e-commerce straniere e solleva inoltre questioni legate al consumo, alla tutela dei minori e alla responsabilità delle aziende online.

