Gli ebrei non sono stati perseguitati e discriminati solo durante la Seconda guerra mondiale. Sin dall’alba dei tempi, sono stati perpetrati atti di violenza ai danni di una delle culture più carismatiche e rappresentative mai esistite.

Di Matteo Tezza

La prima persecuzione ai danni degli ebrei è comunemente associata alla schiavitù da essi subita nei 400 anni di permanenza in terra egiziana. In quell’occasione, come racconta il testo biblico di Esodo, è stato Mosè a sollevarli dalla gravosa condizione. È bene specificare che non esistono fonti storiche affidabili a riguardo, benché le testimonianze che riportano notizie sulle piaghe d’Egitto siano diverse: si pensi alle Lettere di Amarna, che fanno riferimento ad una pestilenza che raggiunse financo la capitale al tempo della reggenza di Akhenaton; oppure ancora alla Stele della Tempesta, risalente al periodo del Faraone Amosi. Qui sono stati riportati insoliti avvenimenti atmosferici con tutta probabilità riconducibili a un’eruzione vulcanica che ha causato piogge di cenere, cielo oscurato e persino terremoti.
Questo non significa che gli Egizi non si siano mai fatti promotori di iniziative belliche ai danni degli Ebrei: Gerusalemme, ad esempio, è stata attaccata e invasa dal faraone Sheshonq nel 925 a.C.. Il motivo dell’attacco è riconducibile all’assassinio di alcuni egizi per mano straniera, cosa che ha scatenato immediate rappresaglie ai danni degli ebrei. Oggi si sa che il faraone ha cercato un pretesto per aiutare un alleato, anche se, nella realtà dei fatti, Gerusalemme costituiva una minaccia commerciale per l’Egitto. Sheshonq è riuscito a conquistare 150 città e a mettere sotto assedio la capitale.
Nei secoli successivi, Gerusalemme sarà assediata altre volte: nel 701 a.C. da parte degli assiri e nel 587 a.C. da parte dei babilonesi.

In particolare ci sono stati i Babilonesi che si sono resi protagonisti: il loro scopo era porre fine alle continue rivolte del regno di Giuda. Nel 597 a. C., Nabucodonosor II aveva assediato e saccheggiato Gerusalemme, ma non era bastato. Nel 589 A.C. Babilonia è stata costretta a programmare un altro attacco, più violento e sistematico, per porre termine a tutte le proteste. L’assedio è durato 30 mesi: le mura di Gerusalemme sono state rase al suolo e il tempio di Salomone distrutto; larghi incendi hanno devastato tutta la città.
Dopo questa disfatta, gli ebrei del regno di Giuda hanno subìto la prima deportazione della loro storia millenaria. Tre, i momenti salienti del tragico evento: il primo, nel 597, sotto il regno di Ioachin; la seconda, nel 587, con la distruzione del regno di Giuda; l’ultima, nel 592 a. C. L’esilio, tuttavia, è stato riservato ai soli notabili: politici, religiosi, cambiavalute; la classe meno abbiente è stata lasciata libera.
Dopo la presa di Babilonia da parte dei Persiani, l’imperatore Ciro il Grande ha concesso ai Giudei di ritornare alla loro terra d’origine così che potessero ricostruire il tempio di Salomone. Non tutti, però, lo hanno fatto, dando vita, così, al primo nucleo di quella che verrà successivamente appellata Diaspora Ebraica.
Purtroppo per coloro che hanno realizzato il desiderio di rientrare a Gerusalemme, la pace non fu eterna. L’evento più devastante fu la Prima guerra giudaica. Nel 63 a.C., la Giudea era diventata uno stato cliente di Roma grazie all’impresa del generale Pompeo deponendo la dinastia degli Asmodei.
Nel 40 a.C., Antigono ha conquistato Gerusalemme diventandone re e sacerdote. Questa parentesi non è durata a lungo perché tre anni dopo Erode Ascalonita, sempre con il supporto di Roma, ha preso a sua volta la città santa, ottenendo il titolo di “Grande” e instaurando, di fatto, la dinastia erodiana: sarà quest’ultima a creare le premesse delle guerre giudaiche.
La causa delle guerre è riconducibile in parte all’insensibilità dell’Impero nei confronti dei sudditi ebrei; d’altro canto, questi ultimi, pur avendo avuto la possibilità di ampliare il tempio di Salomone, si erano fatti promotori di numerose rivolte. Sono state proprio queste che, nel 66 d.C., hanno indotto Vespasiano e poi Tito a radere al suolo Gerusalemme (prima guerra giudaica): il successivo sacco del tempio, nel 70, ha causato 600 mila morti. Il conflitto è terminato nel 74 con la presa di Masada. È in questo drammatico frangente che ha avuto inizio la Diaspora vera e propria, culminata nel 135 con la terza e ultima Guerra giudaica, in seguito alla quale i romani hanno costretto gli ebrei ad abbandonare la Terra di Canaan. Una parte di essi è stata, invece, ridotta in schiavitù e venduta.
Da questo momento in poi, gli ebrei sparsi in tutto il mondo conosciuto hanno continuato a subire persecuzioni.
Una di esse, nel 1066, è stata architettata da un gruppo di fanatici musulmani, che ha assaltato il palazzo di Granada e causato la morte di 1500 famiglie ebree.
Durante la Crociata degli straccioni (1096), si sono verificati diversi episodi di antisemitismo: gli estremisti religiosi hanno infatti indotto i pellegrini dell’armata ad abbracciare la causa di Urbano II. Sono stati aggiunti, tuttavia, alcuni elementi antisemiti, che si sono tradotti in razzie e massacri nella valle del Danubio, a Spira, a Worms, a Treviri e in altre città. Nella primavera del 1096, dalla Sassonia alla Boemia dei fanatici, a dispetto del diniego del clero locale, hanno promosso una campagna di conversione forzata.
Atti ostili verso gli ebrei sono stati perpetrati, in particolar modo, dalla Francia e si tradurranno in relative espulsioni. Anche l’Inghilterra, con un editto firmato da Edoardo I nel 1290, ha espulso la comunità ebraica. Lo stesso hanno fatto nel 1492 i sovrani iberici Isabella I di Castiglia e Ferdinando II di Aragona, che non hanno neppure concesso la possibilità di convertirsi al cattolicesimo e restare in Spagna.
È bene ricordare, tuttavia, che già dal 1391 sono state organizzate rappresaglie nei confronti dei quartieri ebraici in seguito alle quali in molti si sono convertiti per evitare la condanna a morte: sono rimasti, tuttavia, in bilico tra una religione e l’altra, perché la maggior parte di coloro che hanno abbracciato il cattolicesimo hanno mantenuto i loro usi e costumi.
In Germania, lo scismatico protestante Lutero aveva redatto un trattato a carattere antisemita dal titolo “Degli Ebrei e delle loro Menzogne”. In esso erano contenute espressioni di odio atavico: “Evita i Giudei come se fossero la peste, e sappi che ovunque hanno le loro Sinagoghe, lì non c’è altro che un covo di demoni”.
Lutero però non è stato l’unico ad accostare gli ebrei alla peste: era già accaduto in passato, quando la Chiesa ha usato come capro espiatorio gli ebrei indicandoli come causa della peste e della loro trasmissione.
Gli ebrei hanno avuto una storia che definire travagliata è poco, senza prendere in considerazione i pogrom russi e le persecuzioni della Seconda guerra mondiale.

 

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