Immagine fatta con l'IA

La raccolta firme finalizzata a rimodulare il calendario scolastico ha già raggiunto le 50.000 firme e non accenna a rallentare. Vediamo di cosa si tratta.

di Andrea Bizzarri

Lo scorso settembre sulla piattaforma change.org è stata lanciata una petizione da WeWorld Onlus (https://www.weworld.it/chi-siamo) e dal duo femminile Mammadimerda (https://www.mammadimerda.it/), con l’obiettivo di chiedere alle istituzioni di ascoltare la voce delle famiglie e rimodulare il calendario scolastico italiano. Da allora il numero di aderenti all’iniziativa è aumentato esponenzialmente.

La petizione chiede due cambiamenti, semplici ma radicali: l’introduzione del tempo pieno in tutte le scuole primarie e secondarie di I grado (ma questo non ci interessa più di tanto) e l’apertura di tutte le scuole di ogni ordine e grado  anche nei mesi di giugno e luglio(e questo sì che ci interessa!), con l’introduzione di attività extrascolastiche e con conseguente ripensamento dei tempi di realizzazione del programma scolastico. Il sistema scolastico italiano, infatti, è uno dei più stressanti in Europa. La dilatazione estiva del tempo scuola provocherebbe un alleggerimento del carico di lavoro durante i giorni di scuola, che significherebbe meno ore settimanali (l’Italia ha il primato europeo di 28, mentre la media degli stati più “avanzati” è quasi una decina in meno).

Sempre secondo i sostenitori di questo cambiamento, in questo modo si contrasterebbe il fenomeno del summer learning loss, ossia la perdita delle nozioni e delle competenze acquisite durante l’anno scolastico, particolarmente accentuato nel caso degli alunni più problematici, ovvero che provengono da contesti svantaggiati o che soffrono di disturbi specifici dell’apprendimento.

Ma il punto che sembrerebbe stare più a cuore WeWorld e a Mammadimerda.it è di carattere socio-economico: a detta loro, non tutte le famiglie si possono permettere di offrire ai loro figli attività estive formative e aggregative. Solo le famiglie più abbienti consentono ai loro figli di partecipare a campi estivi, di partire per vacanze culturali o naturalistiche in posti esotici, di frequentare club estivi in qualità di soci (come avviene per i Mantovani alla Canottieri o all’Oasi Boschetto), le cui quote annuali sono economicamente impegnative. 

La direzione che si vorrebbe intraprendere, dunque, sarebbe quella di rovesciare la tradizionale visione di scuola, congiungendo educazione formale e informale: l’affiancamento di attività extrascolastiche a quelle già previste nei programmi, chiaramente nelle stesse strutture scolastiche, ridurrebbe la disparità tra le famiglie e offrirebbe più opportunità di crescita per tutti.

Ma perché ad oggi in Italia, la pausa estiva è di ben 14 settimane? Questo deriverebbe da un’abitudine contadina che risale ad inizio ‘900. Infatti, l’estate era lasciata libera agli studenti, in modo da permettere loro di aiutare i genitori nei campi, durante i mesi di raccolta del grano, appunto quelli estivi.

Qual è la situazione degli altri paesi del nostro continente?

Dallo schema qui sopra, che prende in considerazione il calendario scolastico di diversi paesi europei, l’Italia risulta nella top tre degli stati con la pausa estiva più lunga. Gli stati con una distribuzione ideale, secondo i promotori della petizione, sono la Finlandia, la Svezia, la Germania, la Danimarca, la Francia e il Belgio con una media di otto settimane per le vacanze estive. Da notare che in questi paesi il livello di soddisfazione e la qualità dell’istruzione sono nettamente superiori al nostro.  

“La scuola non è un parcheggio” è invece la critica più diffusa tra genitori e studenti che non condividono questa proposta, vista come tentativo di “sbolognare” i figli ancora una volta alla scuola, in modo da avere un’estate più libera per i genitori-lavoratori. 

Insomma, il dibattito è decisamente ancora aperto, mentre il governo sembra voler muoversi nella direzione della petizione. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, infatti, lo scorso 11 aprile 2024 ha firmato il decreto che stanzia 400 milioni di euro per finanziare le scuole che vorranno rimanere aperte durante il periodo estivo.

E voi, cosa ne pensate? Sareste disposti a questo cambiamento? Fatecelo sapere nei commenti!

2 commenti a “ANDREMO A SCUOLA ANCHE D’ESTATE? ”
  1. Comprendo pienamente il punto di vista delle famiglie alle prese con la gestione dei figli in estate,ma il clima dei paesi del sud dell’ Europa rende poco piacevoli le ore di lezione in edifici arroventati dalla calura estiva! Di solito negli edifici scolastici italiani si inizia a soffrire il caldo già a maggio e voi ragazzi lo sapete bene!!! Proprio qualche settimana fa, quando sembrava che fosse arrivata la primavera, le prime lamentele venivano sollevate circa la temperatura massima delle aule oltre le quali gli studenti possono rifiutarsi di fare lezione!!! Insomma non siamo la Svezia o la Finlandia….ed il cambiamento climatico non aiuta ! Il tempo pieno per tutti alle elementari e medie??? Ma se le scuole dotate di mense si contano sulle dita di una mano! Partiamo da un’ edilizia scolastica funzionale alle attività e poi proponiamo i cambiamenti….se viene fatto il contrario sarà sempre il solito pezzotto all’ italiana!
    Vi invito a fare un sondaggio sulle scuole elementari e soprattutto medie che sono dotate di uno spazio mensa adeguato,non aule riadattate a refettorio ….
    Brave e bravi ragazze e ragazzi,il vostro blog sempre il top!

  2. Altroché trasporti e spazi per i giovani, se vogliono davvero vederci in piazza questo è il modo giusto

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