Viaggio tra le vie e gli abitanti del quartiere più controverso di Mantova

di Janiss Zanoni

L’emarginazione sociale è sempre esistita e nel corso della storia gli esempi non mancano: ci basti pensare ai quartieri malfamati delle prime città industriali, ai quartieri abitati da sole persone di colore nelle grandi città americane o alle baraccopoli che ancora circondano le metropoli di tutto il mondo.

Oggi il fenomeno della ghettizzazione si verifica ancora per motivi socio economici, in quanto non è da tutti permettersi un alloggio nel centro di una città. E l’indigenza di chi abita i quartieri periferici finisce per produrre zone malfamate e pericolose, dove la criminalità è più diffusa. Nonostante spesso le realtà di questi quartieri col tempo cambi in meglio, i pregiudizi restano loro appiccicati e difficilmente sradicabili dall’immaginario collettivo.

Questo fenomeno non avviene solo nelle grandi città con un elevato tasso di criminalità, ma anche in realtà più piccole e tranquille come Mantova. Lunetta, un quartiere che rimane separato dalla città di cui fa parte da un ponte e da un lago, ne è l’esempio.

Frutto di un piano urbanistico di edilizia popolare degli anni ‘70, fatto di palazzoni multipiani simili a caserme, senza spazi verdi o servizi, il quartiere è divenuto presto luogo di ghettizzazione, a causa dell’assegnazione dei suoi alloggi alle classi sociali di basso profilo economico e sociale.  

Dopo anni di degrado e di disagio sociale, le Amministrazioni hanno cercato di riqualificare in tutti i modi il quartiere per farlo diventare parte integrante della città.

Per riuscire nell’obbiettivo, si è partiti prima di tutto da una riqualifica ambientale. E così è nato il progetto “Without Frontiers. Lunetta a Colori”: dal 2016 ad oggi 35 artisti italiani e stranieri hanno realizzato 40 opere che hanno colorato il quartiere di cemento, rendendolo vivo e vivace. E il murale “Psiche” dell’artista Vesod Brero, dedicato alla sala di Amore e Psiche di palazzo Te, è stato eletto tra le 10 opere di street art più belle del mondo. 

Più recentemente è stato aperto il Fab-Lab, una struttura che vuole essere un nuovo centro in cui i giovani possono incontrarsi, partecipare od organizzare corsi, laboratori, mostre e concerti, così da portare l’impegno giovanile e studentesco anche oltre il lago.

Nonostante i nuovi parchi e i campi da calcio, il quartiere difetta ancora di luoghi ricreativi adatti ai giovani, che preferiscono il centro città. Ma ad incidere sono sicuramente per lo più i pregiudizi ormai radicati nell’immaginario collettivo, che fanno di questo quartiere un luogo poco sicuro. Eppure chi lo abita afferma che la situazione non è così tragica come si è portati a pensare. Le iniziative che negli anni sono state fatte hanno portato a significativi miglioramenti. 

Certo non tutti i problemi sono stati completamente risolti: spaccio, risse e qualche aggressione da parte di baby-gang ancora si verificano, ma questo non manca nemmeno nel centro città. Il quartiere è abitato da numerosi immigrati e da persone con un reddito basso, che non si possono permettere appartamenti o case negli altri quartieri della città. Ed è questo il punto: se consideriamo che siamo anche noi italiani e mantovani sempre più cittadini di un mondo multietnico e multiculturale, non dovrebbero più esserci quartieri ghetto che separano ma luoghi in cui tutti convivono in modo inclusivo, aperto e sereno. 

Possiamo continuare a dipingere i muri, organizzare concerti e abbellire i parchi, ma fino a che il centro della città rimarrà un luogo accessibile solo ai privilegiati, sarà impossibile realizzare concretamente politiche di integrazione e svincolare Lunetta dalla condizione di luogo di emarginazione a cui è associata.

Di Janiss Zanoni

Mi piace scrivere e informare, parlo di attualità perché credo sia importante dare spazio a argomenti che vengono spesso trascurati.

2 commenti a “LA CITTÀ E LUNETTA O LA CITTÀ È LUNETTA?”
  1. Io abito al confine tra Frassino e Lunetta, conosco bene il quartiere perché ci sono praticamente cresciuto e mi trovo abbastanza d’accordo con questo articolo. Lunetta è vittima di molti pregiudizi, e la maggior parte delle persone parlano per sentito dire. Più che quartiere malfamato io lo definirei quartiere morto, e questo per due motivi: in primis la gente in giro è poca, ci sono orari in cui il quartiere è letteralmente deserto. In secondo luogo, e questo non è stato detto nell’ articolo, a Lunetta non c’è un briciolo di attività commerciale, i pochi negozi che c’erano sono stati chiusi con gli anni, contribuendo sicuramente alla morte del quartiere (Da quando è stato chiuso il Conad, ad esempio, a Lunetta non c’è più neanche un supermercato).
    Oserei dire che c’è più criminalità in centro città che a Lunetta, ma diciamo che essendo quest’ultima abitata per metà da pensionati che stanno chiusi in casa, in proporzione il problema può sembrare di entità maggiore rispetto a quello che effettivamente è. Detto questo, penso che come quartiere sia molto bello a livello di ambiente, gli spazi verdi non mancano, ci sono due parchi nel cuore del quartiere, tra cui un campo da basket, e il parco del forte, che purtroppo in questi mesi è chiuso per lavori. Peccato appunto per le poche possibilità che ci sono.

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