La più importante virologa italiana, una tra i migliori 50 scienziati del mondo, numero 1 in Europa, ha detto “La pandemia ci ha dato una sberla”.

di Hajar Qacem

Alcune classi del nostro Istituto hanno avuto l’opportunità di partecipare ad un incontro sul tema “La donna e la scienza”. Protagonista dell’incontro è stata la Dott.sa Ilaria Capua. La virologa torna a Bologna dopo sette anni negli Usa, dove ha diretto un centro di ricerca presso l’Istituto di Scienze del Cibo e dell’Agricoltura. Laureata in Medicina veterinaria presso l’università di Perugia, si è specializzata in Igiene e Sanità Animale presso l’Università di Pisa e ha ottenuto un Dottorato di Ricerca all’Università di Padova. Durante il suo intervento ci ha detto di “non aver mai messo mano ad un animale che non fosse da laboratorio”. È conosciuta per i suoi studi sui virus influenzali, soprattutto sull’influenza aviaria: sviluppando la strategia Differentiating Vaccinated from Infected Animals (DIVA), ha permesso di distinguere gli anticorpi prodotti da reazione da vaccino, da quelli dovuti all’infezione. Nel 2013 è stata eletta alla Camera dei Deputati nelle fila di Scelta Civica. Tra le sue numerose pubblicazioni, ricordiamo “I virus non aspettano”. Le abbiamo chiesto quali siano stati i momenti più difficili della sua vita e la sua risposta ci ha sorpreso, non avendo nulla a che fare con la sua attività di scienziata: “Uno dei momenti più difficile della mia vita è stato il partorire mia figlia, trasferita, subito dopo la nascita, in terapia intensiva a seguito di complicazioni. Era Natale e nessuno sapeva dirmi come sarebbe andata a finire”.

Ilaria Capua ha sottolineato, scherzosamente, che il parto è un momento molto difficile per una donna; bisogna tollerare un fortissimo dolore non certo paragonabile a quello molto più lieve “che sopporta, per esempio, un gatto”. Sapete perchè si è dovuta trasferire in Florida? Perché nel 2010 è accaduto qualcosa di angosciante ed imprevisto nella sua vita: “Mi hanno accusata di reati punibili con l’ergastolo. Questo perché alcune persone hanno interpretato delle mie conversazioni telefoniche, distorcendole gravemente, accusandomi di essere una trafficante internazionale di Virus; che aveva l’intenzione di diffonderli per creare epidemie e pandemie: un gravissimo reato che prevede il carcere a vita. Questo episodio ha cambiato completamente la mia vita e per questo sono andata via dall’Italia e sono andata a lavorare negli Stati Uniti”.

Chiedendo alla Dottoressa Capua la sua opinione sul successo delle donne nel campo scientifico, e se mai avesse subito “discriminazione di genere”, ha sottolineato il fatto che le discriminazioni di genere ci sono sempre state, sia per gli uomini che per le donne, e che vanno combattute con ferma volontà. “All’inizio del ventesimo secolo le donne non hanno potuto votare fino agli anni ’50 e la maggior parte di loro non poteva permettersi gli studi universitari. La ricerca scientifica fa progressi solo se le ricerche sono fatte in piena e condivisa collaborazione tra uomini e donne. Questa fattiva collaborazione vale per tutte le professioni, e quando voi crescerete, credo che le discriminazioni di genere saranno meno gravi. Sono processi che richiedono anni “.

Un’altra curiosità ci ha spinto a porle il quesito di come il suo lavoro sia cambiato durante l’epidemia del Covid-19: “Quando è iniziata la pandemia mi sono messa il camice da virologo per accompagnare e sostenere le famiglie italiane. Mi ero già immaginata che cosa sarebbe successo, sono stata la prima a dire che le aziende dovevano iniziare a organizzarsi in modo diverso per il loro lavoro, che le scuole si dovevano organizzare implementando la didattica a distanza. Questo era necessario per evitare che il virus si diffondesse, limitando il movimento delle persone e limitando così la trasmissione del virus. Presagivo già nel 2006 che sarebbe arrivata una pandemia e sapevo che ci sarebbe stato bisogno di tutto questo”.

Alla domanda di quale fosse il suo rapporto con la tecnologia, ha affermato che il periodo pandemico ha permesso al nostro cervello di trovare nuove strategie operative attraverso la collaborazione con i sistemi informatici. Non solo abbiamo potuto comunicare, malgrado le distanze, ma abbiamo soprattutto potuto triplicare le nostre attività, proprio grazie alla tecnologia che ci ha resi in grado di fare più cose contemporaneamente, rendendoci sinergici. Con amarezza ha sottolineato il fatto che la ricerca scientifica in Italia è molto “scarsa” e adesso, che è arrivato il PNRR, un insieme di finanziamenti di portata europea, auspica che le somme ricevute siano investite con lungimiranza.

Infine le abbiamo domandato la sua opinione riguardo le scoperte scientifiche che possono danneggiare l’uomo, se sono utilizzate in modo errato. “Come ho sempre detto esiste una parte della Scienza in cui la sperimentazione può essere anche controproducente: quando, per esempio, si arricchiscono i virus in laboratorio con delle sovrastrutture molecolari è facile poter generare delle situazioni pandemiche che possono sfuggire di mano. Bisogna stare attenti alle sperimentazioni che non sono regolate da una etica normata, come è stato anche per la bomba atomica.”

Ringraziamo la Dottoressa Ilaria Capua per il prezioso tempo offertoci, nell’intento di una lettura dei fatti accaduti e di quelli che potrebbero accadere.

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