di Matteo Tezza
Asmae Dachan ospite al “Fermi”
Il conflitto narrato dalla voce di un’intellettuale di origine siriana
Al giorno d’oggi “guerra” è una parola che sentiamo spesso. Appena la udiamo, il nostro pensiero viene subito indirizzato verso l’Ucraina e la Russia. Tuttavia c’è una guerra che dura da moltissimi anni e che continua a mietere vittime, anche adesso. Il conflitto di cui vi sto parlando è quello siriano, ormai lasciato in disparte perché non più recente, perciò non più sotto i riflettori massmediatici. La redazione e varie classi del Fermi hanno avuto la fortuna di parlare nuovamente della situazione della Siria incontrando Asmae Dachan, una reporter, scrittrice e giornalista italiana di origine siriana. L’incontro è avvenuto lo scorso 7 maggio in aula magna per alcune classi, mentre altri stude
Partendo dall’origine del conflitto, Asmae ci ha parlato sia delle questioni politiche sia degli orrori che ha visto lei stessa ad Aleppo, città al confine con la Turchia.
La guerra iniziò 11 anni fa, il 15 marzo 2011, tramite una protesta pacifica. Una protesta che andava contro le linee politiche del governo. Alla protesta in questione presero parte decine di migliaia di persone, soprattutto giovani, per battersi per i propri diritti e chiedere riforme, libertà e maggiore democrazia. Se la guerra scaturì da una quantità di cause, la prima in assoluto di queste però resta la famiglia eletta al governo. Associando la parola “famiglia” a governo, un estraneo potrebbe pensare a una monarchia: in effetti da più di 50 anni la fa- miglia al-Assad è in carica, con una percentuale di rielezione del 99.8%. Non è difficile intuire come mai hanno sempre avuto un consenso così ampio: la dinastia al-Assad non si è fatta alcuno scrupolo nell’”occuparsi” dei dissidenti negli anni… mezzo milione di persone risulta dispersa, sparita nel nulla. Dunque quel fatidico giorno il “governo” non apprezzò tale protesta, a tal punto che decise di bombardare le città della propria nazione ritenute ribelli con l’uso atroce dei barili bomba. Da quel momento gli attacchi dei militari non si arrestarono. I morti civili furono talmente tanti che dopo alcuni anni il popolo, esasperato e sfinito, decise di passare alle vie di fatto: venne creato un esercito armato, formato da cittadini improvvisati soldati e da militari che disertavano, ossia sceglievano di non combattere più per un governo nel quale non si riconoscevano. Crebbe così il contrabbando di armi e attrezzature militare.
Dall’inizio del conflitto la popolazione siriana ha subito un netto calo, passando dai 22 milioni del 2011 ai 17 milioni del 2020. 6 milioni di Siriani sono migrati come profughi e altrettanti vivono sfollati o in campi profughi fuori dai confini della Siria o nel loro stesso stato.
Nel 2013 Asmae andò ad Aleppo, dove trovò una città devasta. La sua città natale odorava di morte. Vide un edificio pieno di soccorritori, dal quale stavano estraendo un cadavere. Una strategia siriana per i bombardamenti è il double tap, ossia ribombardare all’arrivo dei soccorritori; quindi il corpo esanime era lì da giorni. Asmae non fu l’unica ad assistere: notò la presenza di un bambino, il quale rimase impassibile perché ormai abituato agli orrori della guerra. Asmae scoprì poi che quel bambino era rimasto orfano e per riuscire a sopravvivere si era messo a raccogliere plastica e altri materiali in giro per la città distrutta, per poi rivenderli.
Una domanda sorge spontanea: “Ma gli altri paesi nel mondo non fanno nulla, non interven- gono?”
La risposta è “sfortunatamente no”; questo non perché non vogliano, ma perché sono stati bloccati. Difatti si sono tenute varie riunioni al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per discutere un piano d’azione per il conflitto siriano; tuttavia queste discussioni sono sempre state bloccate da Cina e Russia con l’utilizzo del veto*.
Asmae ha voluto parlare del dramma del suo paese d’origine in varie forme: per questo non ha scritto solamente articoli, ma anche libri. Uno di questi è “Non c’è mare ad Aleppo”, pub- blicato in occasione dei 10 anni dall’inizio della guerra.
Quest’articolo vuole essere una sintesi di quanto emerso durante l’incontro. Di certo non può esaurire un argomento così complesso e vasto.
Vogliamo ringraziare Asmae per averci aiutato a comprendere meglio il dramma del popolo siriano e ringraziamo anche Arnaldo De Giuseppe dell’Associazione “Casa del Po” che ha reso possibile quest’incontro.
Quest’articolo vuole essere una sintesi di quanto emerso durante l’incontro. Di certo non può esaurire un argomento così complesso e vasto.
Vogliamo ringraziare Asmae per averci aiutato a comprendere meglio il dramma del popolo siriano e ringraziamo anche Arnaldo De Giuseppe dell’Associazione “Casa del Po” che ha reso possibile quest’incontro.
Spero che Asmae e quest’articolo ti abbiano incuriosito; se hai qualche domanda scrivila nei commenti o rivolgiti direttamente a lei all’email asmae.siria.dachan@gmail.com.
Per un approfondimento ulteriore, visita il blog personale di Asmae “Scrivere per riscoprire il valore della vita umana”:
Qui di sotto le copertine dei suoi libri: