Intervista all’assessore del Comune di Mantova Chiara Sortino e all’avvocato Paola Mari
Di Gaya Panini
Grazie per aver accettato quest’intervista. Il vostro intervento nel nostro istituto ha fatto nascere in tutti noi molta curiosità e ci ha colpito. Quindi oggi vorremmo scoprire di più su quest’associazione e sul vostro impegno. Dunque, partiamo con le domande.
Che cos’è il Telefono Rosa?
Uno dei 3 centri anti violenza, iscritti nel registro della regione Lombardia, che opera nella provincia di Mantova, facente parte di un’associazione nazionale italiana denominata“DIRE”, acronimo di “Donne in retecontro la violenza”. Il numero di cellulare 3489910043risponde H24.
L’assessore Sortino rappresenta il comune ente capofila della rete territoriale, costituita da vari enti e realtà istituzionali: ospedale, consultori, forze dell’ordine, Telefono rosa e altri centri violenza, procura, tribunale, questura, prefettura, e tante realtà del terzo settore che si occupano di questo tema. Questa rete mette in campo azioni di prevenzione e di contrasto alle azioni di violenza
Quante richieste d’aiuto arrivano in media?
In media circa 70/80 donne all’anno; le telefonate sono molte di più. Negli ultimi anni è aumentata la richiesta di aiuto da parte di donne giovani con figli piccoli o adolescenti; la nostra attività si è orientata a dare sostegno alle madri, anche in funzione genitoriale, attraverso l’opera di psicologhe e psicoterapeute esperte di età evolutiva e violenza.
Precisamente nel corso dell’anno 2022 sono state prese in carico 245 donne, di cui 210 non avevano mai chiesto aiuto. Di queste 245 donne, il 74% ha un età tra i 31 e i 60 anni; il 71% sono italiane e il restante straniere; il 78% di queste ha almeno un figlio e tra queste l’89% dichiara di aver subito violenza psicologica, mentre il 51% di aver subito violenza fisica. L’autore della violenza nel 59% dei casi è il partner. Nella casa rifugio sono state ospitate 124 persone nel 2022, di cui 44 donne e 80 figli, per il 79% straniere.
A Mantova ci sono 3 centri anti violenza e una casa rifugio, dove la donna viene tenuta al sicuro in segreto.
Quali tipi di richieste avanzano per lo più le donne che vi contattano?
Di informazione e di aiuto in termini di sostegno psicologico e assistenza legale. Dopo la chiamata si fa un colloquio in presenza in sede a Mantova, per capire come agire. L’intervento è sempre tagliato sui bisogni specifici della donna:viene proposto e suggerito e MAI imposto. Le donne che accogliamo sono per la maggior parte italiane di tutta la provincia mantovana, con una quota di donne straniere di diverse nazionalità.
La situazione mantovana è in linea con quelle nazionali o vi sono delle differenze?
Assolutamente sì, è in linea con la situazione italiana.
Che tipo di servizi offrite alle donne che vi contattano?
Si parte con l’ascolto telefonico, a cui segue un colloquio di accoglienza in presenza, con la regola della massima riservatezza e del rispetto per la volontà espressa dalla donna. Se si tratta di una situazione grave si fa una valutazione del rischio che la donna subisca altri episodi di violenza e se, necessario, si attua un intervento urgente o un ricovero in casa protetta. Offriamo anche consulenza e assistenza legale con sei avvocate penaliste e civiliste esperte di diritti delle donne, di parità e di violenza di genere. Frequentemente le donne richiedono una consulenza o un servizio psicologico per elaborare i traumi subiti. Poi abbiamo i gruppi di auto e mutuo aiuto, un sistema che è stato utilizzato per la prima volta dagli alcolisti anonimi negli USA: vi possono accedere tutte le donne anche non facenti parti del centro. Infine offriamo un servizio di orientamento al lavoro e abitativo.
Potete descriverci nello specifico che tipo di assistenza legale e che tipo di assistenza psicologica fornite?
Per ciò che concerne l’assistenza legale, le donne incontrano un avvocato e insieme valutano e decidono che iniziative e tutele intraprendere, compresa l’eventuale denuncia penale e quasi sempre un giudizio civile di separazione o di affidamento dei figli. La cosa più importante è l’allontanamento dall’uomo violento. Le psicologhe invece si mettono a disposizione per un percorso di sostegno psicologico che consiste in una decina di incontri o anche di più a seconda dei bisogni.
Quante madri vengono da voi con i loro bambini?
Negli ultimi anni, e ancora di più negli ultimi mesi, è aumentato di molto l’accesso a madri con uno o più figli a carico con gravi difficoltà anche economiche, perché prive di lavoro e dipendenti dal marito/compagno.
Paola, ora vorrei farLe una domanda personale, se non Le spiace. Come mai ha scelto di collaborare proprio il Telefono Rosa e non con altre associazioni?
Mi occupo di famiglia e minori come avvocato civilista e quasi vent’anni fa ho frequentato il corso per il Telefono Rosa di Mantova come operatrice volontaria.
A entrambe chiedo come vi sentite dopo una giornata di lavoro in cui ci sono state parecchie richieste d’aiuto e avete incontrato o sentito molte persone sofferenti.
Impotenti, anche se l’esperienza aiuta. Tenere separate la vita lavorativa dalla vita privata è un punto fondamentale del nostro lavoro. La violenza rispetto ad altre situazioni lascia sempre un senso di impotenza e rabbia, perché è molto frequente un comportamento ambivalente: molte volte le donne trovano una grandissima difficoltà a separarsi dall’aggressore a causa di una dipendenza affettiva. Lo spirito è sempre quello costruttivo, la continua ricerca delle risorse.
Infine un parere personale: credete sia possibile arrivare a un mondo in cui la donna sia davvero rispettata e sia in grado di farsi rispettare?
La speranza e la fiducia sono sentimenti che ci accompagnano sempre; certo che sono centinaia di anni che la donna è in questa situazione di impotenza. Il nostro sogno è che con le nuove generazioni ci sia un vero cambiamentoculturale.