Tutta la strada che abbiamo fatto finora e tutta la strada che ci rimane da percorrere.
di Iulia Marasescu
La storia dei diritti umani non comincia dopo la II Guerra mondiale con la UDHR (Universal Declaration of Human Rights) ma un paio di secoli prima, in Europa, con la Rivoluzione francese: il 26 agosto del 1789, a seguito delle numerosissime proteste da parte del popolo, che si ribellava contro le prepotenze del re e della nobiltà, viene emanata la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, ispirata alla Dichiarazione d’indipendenza americana del 1776. Per la prima volta nella storia, vengono sanciti alcuni diritti fondamentali ed inviolabili dell’uomo come il diritto alla libertà, alla sicurezza, alla proprietà e alla resistenza all’oppressione, a prescindere dalla classe sociale di appartenenza; vengono, inoltre, condannate l’ignoranza, l’oblio e il disprezzo dei diritti naturali dell’essere umano. Nel documento sono anticipati di quasi due secoli molti dei princìpi della Dichiarazione dell’ONU che conosciamo tutti.
Dopo la morte di più di 60 milioni di persone e lo sterminio del popolo ebraico e di altre minoranze, attuato dal regime nazista, nasce nella comunità internazionale il proposito di creare uno strumento per proteggere i diritti fondamentali delle persone, al fine di evitare il ripetersi di queste atrocità. Nel giugno del 1946, nell’ambito dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, viene istituita la Commissione per i Diritti Umani, composta da 18 membri provenienti da contesti politici, culturali e religiosi different. A presiederla è Eleanor Roosevelt, vedova del presidente americano Franklin D. Roosevelt. La Commissione, che si riunisce due volte, scrive in meno di due anni la Dichiarazione Universale di Diritti Umani, documento che sarà approvato durante l’Assemblea generale dell’Onu del 10 dicembre del 1948 con quarantotto voti favorevoli, otto astenuti e zero contrari.
La UDHR sancisce tutti quei diritti che spettano ad un essere umano per il semplice fatto di essere tale, senza distinzione di colore, sesso, lingua, religione o classe sociale di appartenenza; l’obiettivo è quello di proteggere ogni singolo individuo in ogni parte del mondo, a prescindere dal contesto in cui si trova. La Dichiarazione afferma che il riconoscimento della dignità e dei diritti di ogni essere umano sta alla base della libertà, della giustizia e della pace nel mondo e che è indispensabile che questi diritti vengano protetti da norme giuridiche, per evitare che le persone debbano ricorrere alla violenza contro la tirannia e l’oppressione. Promuove, inoltre, l’insegnamento e l’educazione di tali principi, al fine di attuare misure nazionali ed internazionali che garantiscano l’universale riconoscimento dei diritti di ogni singolo individuo.
Un altro documento meno conosciuto, ma altrettanto importante in termini di difesa dei diritti umani, è la Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli. Conosciuta anche come Carta di Algeri, questa Dichiarazione è il risultato del lungo processo di decolonizzazione avviatosi a partire dal secondo dopoguerra. A seguito dell’approvazione dell’UDHR, i principi di pace, dei diritti umani e dell’autodeterminazione dei popoli entrano nel diritto internazionale: viene così istituito il Tribunale Internazionale Contro i Crimini di Guerra e, successivamente, ha luogo la Conferenza di Algeri, all’interno della quale questa Dichiarazione sarà approvata il 4 luglio 1976. Alla conferenza partecipano giuristi, economisti e personalità politiche dei Paesi industrializzati e del Terzo Mondo, oltre a numerosi rappresentanti dei movimenti per la liberazione e per i diritti dei popoli ed organizzazioni non governative. La Carta di Algeri costituisce ancora oggi il fondamento dell’attività del Tribunale Permanente dei Popoli e parte dal presupposto che “il rispetto effettivo dei diritti dell’uomo implica il rispetto dei diritti dei popoli”. Essa si scaglia contro il colonialismo e lo sfruttamento delle nazioni, dichiarando che tutti i popoli del mondo hanno pari diritto alla libertà e all’utodeterminazione.
Questi sono i documenti più importanti che, ad oggi, enunciano e difendono i nostri diritti, anche se essi, purtroppo, non valgono per gli abitanti di tante parti del mondo ancora vittime di guerre, sfruttamento e discriminazioni. L’esistenza di queste Dichiarazioni è sicuramente un primo grandissimo passo, ma per cambiare le cose è necessario l’impegno collettivo e la consapevolezza che ogni essere umano possiede la stessa dignità e deve poter godere degli stessi diritti e delle stesse possibilità in ogni angolo del Pianeta.