“Non esiste nessun altro all’’infuori dell’io”

di Emma Malavasi

Ciò che l’uomo si trascina dietro non è vita, ma una lista di fatti frivoli scritta su un fazzoletto in cui poi si soffia il naso.

Nell’angoscia autunnale si dirige verso casa dopo una lunga e banale giornata di lavoro.

Persone camminano per la città, gli girano intorno come avvoltoi affamati: mendicanti disperati e senzatetto scendono in picchiata su di lui.

Morto tra i morti, l’unica elemosina che è in grado di dare è uno sguardo con occhi intrisi di un abisso vuoto.

L’egoismo lo circonda e lo protegge, tutto intorno è solo uno sfondo, non esiste nessun altro all’infuori dell’io.

“Scampata anche questa” è una frase che gli rimbomba in testa mentre prosegue il suo cammino.

Poi, finalmente, il suo luogo sicuro, impenetrabile.

Una camera offuscata al tramonto.

Un orologio sul muro scandisce il tempo, e l’assurdità di un essere umano capace solo di pensare a se stesso.

Di Emma Malavasi

Descrivo specchi che non riflettono.

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