La fame di parità di genere.
La nostra lotta per cambiare la società.
Il femminismo.


Di Elisa Zaltieri


“Una donna”, non Sibilla Aleramo,
“Una donna”, non Rina Faccio,
“Una donna”, tutte noi.


“Vi dicevo che se io fossi nata in un qualunque altro paese, avrei in quest’occasione onoranze nazionali.
Perché sono un poeta, la sola donna poeta oggi nel paese, perché il mio libro avrà a novembre cinquant’anni, perché i giovani si stupiscono ch’io, mezzo secolo fa, scrivessi per i giovani d’oggi e per quelli che vivranno il secolo venturo.
Io ho dinnanzi a me il futuro, anche se voi non lo credete.”
Rina Faccio, alias Sibilla Aleramo, nel 1960 crea il manifesto del femminismo italiano, con la sua autobiografia ha l’ardente desiderio di aprirci gli occhi sulla condizione della donna mezzo secolo fa.

Ma io vi invito a riflettere.
La cultura dello stupro, i cosiddetti “matrimoni riparatori”, la violenza di genere “giustificata”, il valore della donna correlato solo all’avere figli…
È così diverso oggi?
L’autrice ci chiede di non rimanere zitte di fronte ai soprusi, di non accettare le ingiustizie, di non rassegnarci, di lottare.
Ed io questo vi chiedo, la CONSAPEVOLEZZA del passato, della nostra storia.

Questa è la migliore arma.
Non rimaniamo zitte, alziamo la voce come ha fatto Rina Faccio.

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