Un’analisi sulle elezioni negli Stati Uniti: intervista con un esperto di politica americana per esplorare l’impatto dei risultati e le prospettive della politica statunitense.
Di Janiss Zanoni e Gianmaria Rigoni
In questo articolo guarderemo più nel dettaglio i possibili effetti delle politiche proposte da Trump in queste elezioni, soffermandoci su quelle che ci riguardano direttamente. Per fare ciò abbiamo contattato, all’interno del progetto EUAMI, Fabrizio Tonello, esperto di politica americana e docente all’università di Padova.
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Le politiche estere e compromessi per l’UE
È storica la posizione protezionista dei partiti repubblicani in America, ma nel corso della storia si è capito che queste politiche portano svantaggi non solo per lo stato stesso, ma anche per tutti quelli da cui importa beni e prodotti.
Trump, infatti, ha proposto di imporre pesanti dazi sui beni provenienti da Cina ed Unione Europea. Il suo obiettivo è quello di obbligare indirettamente gli americani a scegliere prodotti fabbricati in America in quanto i prezzi delle merci provenienti dall’estero aumenterebbe a causa dell’introduzione di nuove tasse. Il risultato desiderato è quello di favorire il commercio interno, aiutando le aziende nazionali, che avendo meno competitori, dovrebbero ottenere un maggior numero di clienti.
Sul piano pratico, però, lo Stato che applica queste scelte economiche di rado ha riscontrato un miglioramento sul mercato per diverse ragioni. La prima conseguenza negativa di questa politica è la perdita di una parte di mercato, in quanto i paesi stranieri saranno sicuramente meno volenterosi a comprare un prodotto da un paese che non compra da quel paese a sua volta. La seconda sarà un aumento dei prezzi, le tasse aggiuntive infatti non verranno pagate dallo Stato, e nemmeno dalle grandi aziende che avrebbero comprato i prodotti per rivenderli, ma saranno le famiglie americane a subirne le conseguenze.
Per i paesi esteri invece la situazione si complicherebbe non poco in quanto, essendo gli USA grandissimi consumatori, tutti quelli che erano partner commerciali perderebbero a loro volta un’elevata fetta di mercato.
Trump non ha mancato di far trapelare le sue idee riguardo ai conflitti in corso Ha promesso di risolvere in 48h il conflitto in Ucraina, ma dati i suoi storici rapporti con Putin possiamo immaginare che non sarà così semplice risolvere la questione.
Per quanto riguarda il fronte in Medio Oriente, sappiamo che Trump continuerà la politica iniziata dall’amministrazione Biden che sostiene fermamente il governo Netanyahu, supportando l’ideologia del completo annientamento del nemico palestinese visto come l’unico modo per il raggiungimento della pace.
È importante ricordare le pressioni fatte nei confronti dell’UE durante il suo primo mandato per far sì che aumentassero le loro spese militari e, anche se non si ha la certezza, è molto probabile che la situazione continui in tale direzione.
Le relazioni con l’Italia
L’Italia è in ottimi rapporti con gli USA, il governo attuale si è mostrato conforme alle posizioni dell’amministrazione Biden nei confronti delle guerre, specialmente quella che coinvolge Israele e Palestina. Il bisogno di “interpretare la parte del più fedele alleato”, come ci ha detto Fabrizio Tonello, rende l’Italia sempre disponibile ad attuare le politiche proposte dallo stato Americano.
Nonostante questo, la situazione potrebbe cambiare sotto altri aspetti, come quello dell’immigrazione. Abbiamo già avuto prova delle politiche repressive nei confronti dei migranti che l’attuale governo vorrebbe implementare, ne sono un esempio gli investimenti per esternalizzazione dei centri migranti in Albania, e il fatto che anche Trump prometta la deportazione di milioni di migranti rafforzerà sicuramente questa tipologia di protocolli anche in Italia.