Una panoramica sui gravi problemi di salute mentale che affliggono i giovani in Italia e in Europa.
di Janiss Zanoni
Difficoltà del sonno, isolamento, ansia, irritabilità, sbalzi di umore repentini, bulimia e anoressia… questi i disturbi più diffusi dei giovani oggi. Il 40% dei ragazzi che ne soffre, avverte sintomi di ansia e depressione.
I dati dell’UNICEF parlano chiaro: 1 adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni ha un disturbo mentale diagnosticato ma numerosi sono i casi non segnalati. In Europa il 13% dei minori presenta un problema di salute mentale, l’8% soffre di ansia, il 4% di depressione. Tra i giovani il suicidio è la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. Nel 2020, circa 931 giovani sono morti per suicidio nell’UE, una perdita equivalente a circa 18 vite a settimana.; il 70% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni nell’UE morto per suicidio è di sesso maschile.
In Italia la situazione rispecchia quella internazionale: secondo i dati raccolti dalla Società italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, 1 minore su 5 soffre di un disturbo mentale. Il 36% dei suicidi è compiuto da ragazze, mentre il 43% dai ragazzi.
Risulta più difficile comprendere la dimensione dei disturbi alimentari, in quanto la maggior parte dei casi non è riconosciuta: la percentuale di chi giunge alla diagnosi e quindi alla terapia non rispecchia la realtà, ben più diffusa. Il Ministero della Sanità riporta i seguenti dati: in Italia sono quasi quattro milioni i casi di DA, il 90% colpisce le ragazze. Il 40% dei pazienti ha tra i 12 e i 17 anni, il 25% ne ha meno di 14, il 6% nemmeno 12. Solo nel 2022 sono stati 3.000 i morti per disturbo alimentare.
Tra i disturbi mentali si contano anche disturbi psicotici, disturbi del comportamento, tra cui deficit di attenzione e iperattività e disturbi della condotta, che possono sfociare in comportamenti antisociali o illegali.
QUALI SONO LE REGIONI DI TANTA SOFFERENZA?
I problemi nascono dal senso di insicurezza per un futuro sempre più incerto, da casi di bullismo e cyberbullismo, da una mancata attenzione da parte del mondo adulto, da traumi passati non rielaborati o dal senso di inadeguatezza rispetto alle richieste esterne, sociali e del mondo adulto.
Altro tema di cui sempre più spesso si sente parlare è l’eco-ansia o ansia climatica, ossia la preoccupazione per le minacce ecologiche sperimentate dal nostro pianeta. Recenti ricerche dell’UNICEF mostrano che il 43% dei bambini esposti ad eventi climatici estremi svilupperà un disturbo da stress post-traumatico e soffrirà di depressione, ansia o altri problemi di salute mentale.
Secondo l’UNICEF, la difficoltà a superare questi disturbi e a ritornare ad uno stato di benessere è legata ai pregiudizi sulle malattie mentali spesso sottovalutate. A questo si aggiunge la mancanza di servizi di prevenzione.
COME RICONOSCERE UN DISAGIO IN TEMPO PRIMA CHE DIVENTI UN DISTURBO CONCLAMATO?
Spesso uno dei primi segnali d’allarme è l’isolamento: chi sta male tende ad evitare la compagnia degli altri, a chiudersi nel mutismo, a non uscire dalle mura domestiche. Un altro segnale è un cambiamento significativo nel rapporto con il cibo: chi soffre abusa o rinuncia al cibo, ossia assume abitudini alimentari disfunzionali. Infine chi vive un disagio tende ad essere triste, umorale, demotivato, passivo e apatico, a volte aggressivo, con manifestazioni di rabbia incontrollata o paure ingiustificate.
COSA SI PUÒ FARE PER RIDURRE IL FENOMENO?
L’adolescenza è un periodo cruciale in cui si strutturano i comportamenti sociali ed emotivi che costituiscono la base per una condizione di benessere mentale in età adulta. In questo contesto è essenziale la presenza di ambienti protettivi e supportivi in famiglia, a scuola e più in generale nella comunità. I genitori devono essere in grado di porsi in ascolto e di osservare il proprio figlio, in modo da cogliere precocemente eventuali segnali di disagio. La scuola può promuovere progetti di prevenzione al disagio e attivare sportelli di ascolto con personale specializzato come psicologi e neuropsichiatri infantili, in collaborazione con i consultori e i servizi sociali del Territorio. Le Amministrazioni devono favorire l’aggregazione dei giovani attraverso la creazione di spazi di espressione e di iniziative di cittadinanza attiva, in cui i ragazzi possano sentirsi valorizzati e protagonisti del loro presente e co-costruttori del loro futuro. Fare rete intorno e insieme ai giovani resta la risposta migliore.