“Le donne sono sensibili e intuitive, instabili e irrazionali, per questo sono più portate per le materie umanistiche e per la famiglia. Gli uomini, invece, più capaci di controllare la parte emotiva, sono più adatti ad approfondire le materie scientifiche in quanto più logici e razionali e dunque naturalmente predisposti alla carriera”. Quante volte lo abbiamo sentito dire? Per molto tempo, questi stereotipi hanno inciso fortemente sulle scelte di studio e sull’impegno profuso nella realizzazione di personali vocazioni. Oggi, i giovani sono finalmente liberi di scegliere in base alla loro personale predisposizione e ai propri interessi? Lo abbiamo chiesto ai nostri coetanei.

Di Zanoni Janiss

Angela, 19 anni: “Non credo che la disparità di genere sia dovuta a questo stereotipo, che io stessa incarno: le materie umanistiche mi appassionano molto di più rispetto a quelle scientifiche, ma credo sia una questione di interessi, non di genere”

Paolo, 19 anni: “Non percepisco questo stereotipo e non mi suscita scalpore vedere una donna impegnata nell’ambito scientifico. In altri ambiti la situazione è diversa: basta pensare alla danza o al calcio, considerati rispettivamente sport da donne e da uomini”.

Sara, 17 anni: “Sento molto il peso di questo pregiudizio. Ancora oggi devo dimostrare ai miei professori che anche una donna può eccellere in questi campi, a volte anche superando i propri compagni. Quotidianamente mi vengono rivolti commenti che sottolineano come io sia “incredibilmente” più brava rispetto ai ragazzi della classe. Ho subito bullismo per tutta la vita perché più portata per le discipline scientifiche e per questo sono stata etichettata come “maschiaccio”. Credo però che la mia generazione stia superando certi pregiudizi sessisti”.

Gianmarco, 17 anni: “Non sento questo stereotipo, soprattutto perché ho spesso avuto insegnanti donne per le materie scientifiche. Tuttavia, sono dell’idea che questo stereotipo esista: non penso sia un caso che caso che alcuni tra i più grandi scienziati siano uomini”.

Linda, 17 anni: “Non sento questo stereotipo sulla mia pelle, in quanto la nostra società è aperta alle scelte di ogni singolo individuo e non mi sento giudicata in alcun modo per aver scelto un ambito di studio scientifico. Le mie scelte per l’università saranno effettuate indipendentemente dal mio genere”.

Anita,17 anni: “Purtroppo, mi capita spesso di ricevere osservazioni che mi fanno sentire inadatta rispetto al mio percorso di studi nell’indirizzo elettronico, frequentato maggiormente da ragazzi. Anche alcuni professori credono che io non ce la possa fare da sola”.

Di Janiss Zanoni

Mi piace scrivere e informare, parlo di attualità perché credo sia importante dare spazio a argomenti che vengono spesso trascurati.

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