Un’indagine nei meandri dell’inquinamento atmosferico italiano
di EMMA BELLUCCI, GIULIA FAGGIOLI, VERONICA GIULIANI, DENISE SARZI, CILIEGI GIULIA
Vogliamo, con questo articolo, sensibilizzare e portare avanti una maggior consapevolezza riguardo l’inquinamento della nostra penisola, al fine di poter tentare di ridurre, anche solo nel nostro piccolo, l’inquinamento atmosferico, perseguendo un miglioramento delle condizioni del nostro pianeta. Per questo abbiamo svolto un’indagine statistica sulle emissioni di gas nell’ambiente da parte di diversi settori industriali italiani.
Dal 2005, nell’Europa orientale è stato attivato il primo sistema di riduzione delle emissioni di CO2 che prende il nome di European Union Emissions Trading System (EU ETS), con l’obbiettivo di ridurre l’inquinamento prodotto dalle aziende comprese nel progetto, le quali sono responsabili del 45% delle emissioni complessive dell’Unione Europea.
Le imprese che operano nei seguenti settori devono obbligatoriamente aderire al progetto diminuendo in questo modo la produzione di CO2: produzione di energia elettrica e di calore, settori industriali ad alta intensità energetica (comprese raffinerie di petrolio) acciaierie e produzione di metalli, vetro, carta e altri prodotti e aviazione civile.
Tale progetto ha come proposito il raggiungimento della neutralità climatica, entro il 2050 e una riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030, al fine di perseguire l’obbiettivo 13 dell’agenda 2030: “Lotta contro il cambiamento climatico”, all’interno di una realtà in cui le emissioni di anidride carbonica vengono effettivamente viste come principale causa di inquinamento globale.
Ma cosa si intende con neutralità climatica? Con neutralità climatica si intende il raggiungimento dell’equilibrio tra le emissioni nocive di origine antropica e l’assorbimento delle stesse. L’obbiettivo è, perciò, quello di raggiungere un totale di emissioni nette di CO2 pari a zero, ciò sta a significare che ogni emissione aggiuntiva di anidride carbonica dovrà essere compensata con la rimozione di una quantità equivalente dello stesso gas.
La nostra ricerca è stata svolta al fine di indagare e comprendere l’attuale situazione italiana, partendo dalla dispersione di CO2 nell’ambiente da parte delle attività economiche e cercando di comprendere se, grazie a tale progetto, si è riusciti a ridurre effettivamente la quantità di anidride carbonica prodotta dalle industrie.
La fonte dei dati utilizzati è stato l’ISTAT (l’Istituto Nazionale di Statistica) e il periodo analizzato va dal 1990 al 2013, ultimi dati disponibili. In Italia, la maggior parte delle emissioni nell’ambiente sono di CO2.
Osservando l’istogramma sotto riportato, è possibile notare come effettivamente le emissioni di anidride carbonica siano iniziate a diminuire in corrispondenza dell’inizio dell’attuazione dell’EU ETS. Si può conseguentemente pensare che il piano sia stato adottato dall’Italia in maniera consapevole.
Oltre a ciò, probabilmente, i continui disastri ambientali, a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni, hanno portato ad un maggiore senso civico, stimolato anche grazie alla sempre più ampia responsabilizzazione sul rispetto dell’ambiente.
Come si può notare invece nel secondo grafico, relativo alle variazioni percentuali di emissioni di CO2 rispetto all’anno precedente, si è registrata una grande diminuzione di emissioni nel 2009, seguita successivamente da un piccolo aumento, per poi, negli anni successivi, tornare a calare, fino al 2013. È possibile pertanto affermare, con i dati a nostra disposizione, che le emissioni di anidride carbonica sono in diminuzione negli anni recenti, a differenza del passato.
Interessante è stato, inoltre, analizzare tali emissioni a confronto con quello che è stato l’aumento o la riduzione della popolazione italiana negli anni. Abbiamo potuto notare che, nonostante l’aumento della popolazione italiana intorno all’anno 2013, che avrebbe potuto sottintendere un aumento dell’attività industriale e un conseguente aumento delle emissioni, la produzione di anidride carbonica ha continuato a diminuire sempre di più a partire dall’anno 2006.
Sarebbe stato interessante analizzare anche dati più recenti riguardo la questione, in quanto siamo a conoscenza che ad oggi la popolazione italiana sia attualmente in calo, non più in crescita. Purtroppo, però, non è stato possibile reperire informazioni e dati ufficiali riguardo all’emissione di CO2 nell’ambiente negli anni successivi al 2013.
Di seguito sono riportati i grafici relativi al confronto con l’andamento della popolazione:
Dopo aver notato che l’anidride carbonica è stata la sostanza maggiormente emessa nel periodo di anni considerato, abbiamo preso in considerazione alcune attività economiche italiane nello specifico, al fine di analizzarne la produzione annua di CO2, in modo maggiormente particolareggiato.
Nello specifico, riporteremo qui le nostre considerazioni in merito alle analisi condotte nel settore dell’istruzione, il quale riguarda tutti noi in prima persona:
Si evidenza, come osservabile dal grafico sopra riportato, che, dopo un leggero aumento di produzione nel secondo anno di campionamento, la produzione di CO2 è andata calando fino al 2013, dove si è registrata un’emissione di poco più di 1/3 rispetto all’inizio della ricerca.
Ricordiamo tuttavia che la strada è molto lunga, il raggiungimento della neutralità climatica è un obbiettivo ancora decisamente lontano anche se, grazie a questa ricerca, è stato comunque possibile osservare un miglioramento. Tutto ciò fa, di conseguenza, ben sperare nella possibilità e nella capacità di migliorarci per raggiungere in futuro gli obbiettivi prefissati!