“Storie e silenzio”

di Andrea Annibaletti

Tra una vite e una collina,
Sorge il paradiso che accoglie i dannati.

Varcata la soglia ci si imbatte,
quasi con stupore, 
in loro. Persone.

Non occhi affondati, non ossa appuntite, non sguardo demonio.

C’è chi col sorriso condivide storie,
c’è chi appena arrivato rimane in silenzio.

Perché le mura di Sanpa sono pregne di questi:
Storie e silenzio.
Se li guardi attento vedi trasparire 
Dalle loro pelli i passati.
Sedotti dalle dee serpente ipotecarono la loro anima.

Le uova covate nelle loro teste misero radice,
creando persone altre.

“L-la droga te la p-puoi togliere dal corpo…ma non t-te la togli dalla testa”
Lo dice, Davide, con l’occhio scuro.
Con l’occhio altrove. Con l’occhio a quella notte, 
quando di fronte al fratello sul letto a castello
ripeteva:

“Io come lui non ci finisco, io come lui non ci finisco”

E poi c’è Yuri. 
E poi c’è Yuri che vestito di nero s’infiltra in una casa la notte.
Quella di mamma e papà.
Non è certo lui, però, a dettare movimento.
La divina ed alata gli fa luce nel buio. Le serve Yuri. 
E a lui servono gli spicci di mamma e papà per avere la divina ed alata.
Tutti, poi, gli serrarono la porta.

Di cosa hai paura Yuri?

“Bah…che mi riporti lontano da mi figlia. Perché ora sto apposto, ma sinceramente a me piace ancora. La coca, intendo.”

Poi c’è Maicol.

Maicol che a dodici anni con l’alito di gin e il cervello bloccato irrompe sullo sgomento della madre e sulla cinepresa del padre. 
Maicol che rilassato sul pavimento guardava le travi per una buona ora e mezza. Cosa avranno avuto di tanto interessante? 
Maicol, unico nipote appresso alla nonna, che guardando quest’ultima mentre si tasta la tasca si chiede:

“Ma io chi cazzo sono?”.

Poi c’è Lorenzo.

Solo Lorenzo, che da bocia gli rodeva ascoltare le risa degli altri.
Solo Lorenzo, che a quattordici entrava in palestra e incontrava la “compania” sbagliata.

Lorenzo che ad un tratto conosce Martina tutta ossa e torna sulla strada asfaltata. Martina che lo allontana da i sussurri e dai mali sintetici.
Lorenzo e Martina che a venti un figlio lo avranno solo nell’immagine offuscata, perché quello vero di forza per uscire non ne ha avuta.

Ora è di nuovo solo Lorenzo.

Tutto crolla. 

Il cervello rettile torna a pretendere la fugace ricompensa che lo martoria.

E ora Lollo è qui, a narrarci la sua storia.

2 commenti a “IL SUCCO AL MIRTILLO NON È MARIJUANA”

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