Grandi o scarsi lettori che siamo, la lettura è universalmente considerata importante per la nostra formazione. Ma da dove arriva quest’idea? Ed è proprio questa il motivo per cui leggiamo?

di Davide Bagnoli

Potete essere grandi o scarsi lettori, o non aver perfino mai letto un libro in vita vostra, ma certamente ritenete che leggere sia importante. Fa parte della nostra cultura: fin da piccoli ci hanno inculcato l’idea che leggere sia importante e a scuola ci obbligavano a leggere libricini (se eravamo fortunati) durante l’estate e sui quali dovevamo compilare noiosissime schede libro. Tuttavia, questo non è stato per me altro che un ostacolo all’avvicinarmi seriamente alla lettura, evitando qualsiasi libro non mi fosse imposto di leggere durante la mia infanzia e prima adolescenza. Eppure, a 16 anni ho ricominciato a leggere quasi inconsapevolmente e non ho più smesso, anzi, ogni mese leggo sempre di più, diventando quel genere di persona che si emoziona per il Salone del Libro e per la quale è giunto il momento di chiedersi “Perché leggiamo?”.

Il motivo per cui a scuola ci insegnano a leggere non ci sorprende, d’altronde è la cultura stessa che si è fondata nei libri. Il passaggio dalla tradizione orale alla tradizione scritta ha segnato una svolta del pensiero umano, la nostra stessa capacità di riflettere è influenzata dal mezzo attraverso cui le nostre parole passano: leggere e scrivere richiedono un’attenzione per la singola parola difficilmente raggiungibile esclusivamente parlando. Il passaggio alla tradizione scritta ha, inoltre, permesso di comunicare a persone molto distanti tra di loro nello spazio e nel tempo, allargando il bacino culturale della società e poi grazie all’invenzione quattrocentesca della stampa a caratteri mobili divenuto universale.

Ma, pur essendo indiscutibile l’importanza della lettura per la cultura e la società, ciò non è sufficiente a rispondere a perché noi singoli individui, che non abbiamo certamente la pretesa e l’obbiettivo di ampliare la conoscenza della società, spendiamo il nostro tempo a leggere libri. Esistono sicuramente una marea di motivi che ci spingono a leggere: il mio percorso da lettore è iniziato sentendo per caso durante una lezione un titolo, Il cucchiaino scomparso, che mi affascinò a tal punto da spingermi a leggerlo e mi ritrovai di fronte un libro aneddotico-divulgativo sulla tavola periodica degli elementi, che adorai. Se i titoli hanno sicuramente una forte attrattiva, il più classico dei motivi per leggere un libro rimane la copertina. Come biasimare chi compra un libro (me compreso) solamente per poter ammirare l’eleganza raffinata delle copertine dei libri Adelphi o la vivacità delle copertine della Oscar Mondadori. E poi da qui si parte, un libro ne tira un altro: in un libro ci sono rimandi ad altri libri; abbiamo adorato un autore e allora leggiamo tutte le sue opere; ne parliamo con i nostri amici che ne suggeriscono altri.

Possono essere svariati dunque i motivi per cui leggiamo, ma se si vuole essere concisi, tutti questi possono essere riassunti nella semplice curiosità con cui ogni lettore affronta ogni nuovo libro. Nessuno inizia a leggere un libro con l’idea di diventare una persona migliore o un grande letterato e chi lo fa probabilmente non arriverà mai a terminare il libro. Queste sono semmai le conseguenze della lettura, ma non saranno mai le cause, non è la nostra razionalità ma è una primordiale fame di verità e sete di conoscenza a portarci ogni giorno a dedicare il nostro tempo alla lettura.

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