L’attuale epoca storica esige che si instauri quanto prima un clima di incontro e di collaborazione. Grazie a politiche mirate, il Governo spagnolo mostra ai partner europei più scettici come le criticità possono mutare in opportunità.
a cura degli studenti Demetra Benatti, Matilde Zuccati, Christian Gualtieri, Lisa Pedrazzi e Luca Cortellazzi della classe V B LSSA
Demetra: Presidente Sánchez, il suo governo ha recentemente annunciato un’importante riforma per semplificare la concessione di permessi di lavoro e residenza a circa 300.000 migranti irregolari ogni anno, una misura destinata a durare fino al 2027.Questo programma è stato presentato come una risposta sia alla mancanza di forza lavoro causata dall’invecchiamento della popolazione, sia alla necessità di garantire migliori tutele legali ai migranti. Tuttavia, queste politiche sollevano anche alcune controversie, specialmente riguardo al rischio di sfruttamento della manodopera migrante. Come risponde a queste critiche e quali sono le garanzie per il rispetto dei diritti umani?
Pedro Sánchez: la questione che solleva è centrale per comprendere il nostro approccio alla migrazione. La nostra politica nasce dalla consapevolezza che la Spagna, come molte altre nazioni europee, sta affrontando una crisi demografica. Con un tasso di natalità tra i più bassi in Europa e un’età media della popolazione in continuo aumento, abbiamo bisogno di almeno 250.000 lavoratori stranieri ogni anno per sostenere il nostro sistema sociale e le nostre economie locali.La nuova riforma, che entrerà in vigore nel maggio 2025, si basa su tre pilastri: formazione, lavoro e famiglia. Non si tratta solo di integrare i migranti nell’economia formale, ma di farlo in modo legale e con garanzie che impediscano sfruttamento e abusi. I migranti potranno registrarsi come lavoratori autonomi o dipendenti; avranno accesso a permessi semplificati e godranno di garanzie sui diritti del lavoro. Inoltre, estendiamo a un anno il visto per la ricerca di lavoro, che prima era limitato a tre mesi, offrendo, in tal modo, più opportunità per un’occupazione dignitosa.Capisco che possano emergere criticità sul rischio di sfruttamento. Tuttavia, proprio per evitare che questi lavoratori rimangano intrappolati nell’economia sommersa, abbiamo voluto rendere più accessibili e trasparenti le procedure legali. Le mafie, le frodi e le violazioni dei diritti prosperano solo in condizioni di irregolarità: questo programma mira a eliminare tali vulnerabilità, garantendo ai migranti condizioni eque e un contributo significativo alla nostra economia.Questa politica è una chiara alternativa alla “melonizzazione” che alcuni propongono, come l’esternalizzazione dell’asilo in Paesi terzi. Riteniamo che la migrazione debba essere gestita con solidarietà e dignità, non con esclusione.Infine, non dobbiamo dimenticare il valore umano e storico della migrazione. La Spagna stessa ha vissuto grandi ondate migratorie in passato: milioni di spagnoli hanno cercato una vita migliore in altri Paesi. La nostra posizione non è semplicemente utilitaristica; vogliamo costruire un modello che rispetti la dignità delle persone e rafforzi il nostro tessuto sociale. Questo è il tipo di solidarietà che dovrebbe ispirare l’Europa intera.
Matilde: grazie, signor Presidente, per questa occasione di confronto su un tema così importante per il nostro futuro. Mi chiamo Matilde, studio sociologia e da anni mi occupo di diritti umani. Le nuove regole europee sulla migrazione puntano a una distribuzione più equa dei migranti tra i Paesi membri e a velocizzare i rimpatri di chi non ha i requisiti per rimanere. Tuttavia, queste misure pongono interrogativi su come verranno applicate nel rispetto dei diritti fondamentali delle persone coinvolte. Come intende il governo spagnolo garantire che vengano osservati i principi di dignità umana, diritto d’asilo e protezione internazionale, sia sul territorio nazionale che nei rapporti con gli altri Paesi membri? E quali strumenti di controllo verranno introdotti per prevenire eventuali abusi durante i rimpatri o l’accoglienza?
Pedro Sánchez: il Governo spagnolo sa bene quanto sia complessa la gestione dei flussi migratori e sta lavorando per garantire il rispetto dei diritti umani. È vero che ci sono stati momenti di tensione – penso ai respingimenti a Ceuta e Melilla – ma stiamo rafforzando la formazione delle pattuglie di frontiera e collaborando con le organizzazioni per garantire un procedere più trasparente. Con Paesi come Mauritania, Gambia e Senegal abbiamo firmato accordi non solo per migliorare i controlli, ma anche per creare vie legali e sicure di migrazione, aumentando i permessi di lavoro. Stiamo anche semplificando le procedure per permessi di lavoro e residenza, come precedentemente affermato, con un nuovo piano di integrazione finalizzato a favorire il ricongiungimento familiare e l’inclusione sociale. Per la situazione dei minori alle Canarie, siamo impegnati a migliorare le strutture, aumentare il personale e sostenere l’accoglienza su tutto il territorio spagnolo, anche se non è semplice ottenere la collaborazione di tutte le regioni. Il nostro obiettivo è chiaro: garantire che ogni migrante, adulto o minore, sia trattato con dignità e rispetto e che i rimpatri avvengano in modo umano e trasparente. Siamo in costante dialogo con l’Europa per rendere le politiche migratorie più eque e solidali.
Christian: Buongiorno, mi chiamo Christian e sono un attivista impegnato nella lotta contro la xenofobia, con particolare attenzione ai diritti civili e alle questioni legate all’immigrazione. Presidente Sánchez, molte nazioni, tra cui Ungheria e Paesi Bassi, stanno cercando esenzioni dalle nuove regole europee sull’immigrazione. Questo approccio, da un lato, riflette una difficoltà della politica interna e un diverso atteggiamento verso i fenomeni migratori; dall’altro, rischia di minare la credibilità e l’efficacia del sistema comune europeo. Se i Paesi membri scelgono di non aderire, come possiamo garantire che il principio di solidarietà, elemento centrale delle nuove regole, non venga compromesso? Inoltre, quali strumenti o sanzioni potrebbe adottare l’Unione Europea per evitare che la mancata adesione di alcuni stati porti a una crisi ancora più grave per i Paesi di confine come la Spagna e un’ulteriore crescita della xenofobia?
Pedro Sánchez: È una questione complessa, ma fondamentale per il futuro dell’Europa. La mancata adesione di alcuni Paesi alle nuove regole sull’immigrazione non solo mette in discussione il principio di solidarietà, ma rischia di aggravare le disuguaglianze tra gli stati membri. Per affrontare questo problema, stiamo lavorando in stretta collaborazione con la Commissione Europea per sviluppare meccanismi vincolanti che garantiscano il rispetto delle regole comuni.Innanzitutto, proponiamo un sistema di redistribuzione obbligatoria dei migranti che includa incentivi economici per i Paesi che partecipano attivamente al programma di accoglienza, come fondi aggiuntivi per lo sviluppo regionale e il sostegno infrastrutturale. Al contrario, per chi si sottrae a queste responsabilità, si potrebbero prevedere riduzioni mirate dei fondi europei, come quelli destinati alla coesione o all’agricoltura.Stiamo anche spingendo per un ruolo rafforzato di organismi indipendenti di monitoraggio all’interno dell’UE. Questi dovranno vigilare sulla corretta applicazione delle regole, garantendo che i diritti umani dei migranti vengano rispettati in tutte le fasi, dall’accoglienza al rimpatrio.Un altro punto essenziale è il dialogo politico. Non possiamo, infatti, limitarci a imporre sanzioni; dobbiamo affrontare le ragioni profonde che spingono alcuni Paesi a resistere. A tal fine, stiamo proponendo tavoli di confronto dedicati, dove i Governi più restii possano condividere le loro preoccupazioni e ricevere supporto tecnico e finanziario per affrontare le sfide locali legate all’immigrazione.Per quanto riguarda il rischio di un aumento della xenofobia, riconosciamo che i Paesi di confine, come la Spagna, spesso si trovano a gestire situazioni complesse che alimentano narrazioni populiste. Per questo stiamo rafforzando le nostre campagne di sensibilizzazione con l’obiettivo di educare i cittadini europei all’importanza di un approccio umano e solidale alla migrazione. Inoltre, lavoriamo a stretto contatto con ONG e Associazioni locali per promuovere l’integrazione dei migranti nelle comunità che li ospitano, dimostrando concretamente i benefici che possono apportare.L’immigrazione è una sfida globale che richiede soluzioni collettive. La Spagna continuerà a sostenere l’idea di un’Europa unita e solidale, ma non accetterà che il peso della gestione migratoria ricada solo su pochi Paesi. È nostro dovere spingere affinché l’intero continente si faccia carico di questa responsabilità comune.
Lisa: buongiorno, Presidente Sànchez, sono Lisa, una giornalista esperta di questioni politiche e sociali. In Spagna, un sondaggio recente ha mostrato che il 57% dei cittadini crede che ci siano troppi immigrati e il 41% si dice preoccupato a riguardo. Come intende modificare il Governo questa percezione diffusa?
Pedro Sánchez: comprendo che una parte significativa della popolazione spagnola percepisca la migrazione come una sfida, con il 57% che ritiene che ci siano ‘troppi’ migranti e il 41% che manifesta preoccupazione. Tuttavia, voglio sottolineare alcuni fatti importanti per contestualizzare questa percezione.In primo luogo, il 94% dei migranti arriva in Spagna legalmente, con flussi diversificati: il 40% proviene dall’America Latina, il 30% dall’Europa e il 20% dall’Africa. Questo dimostra che la migrazione in Spagna non è caotica, ma ben regolata e gestita. Inoltre, i dati ci confermano che i migranti contribuiscono all’economia e utilizzano i servizi sociali in maniera del tutto simile ai cittadini spagnoli, contrastando gli stereotipi alimentati da alcune fazioni politiche estremiste.La nostra storia insegna che accogliere è un dovere morale: milioni di spagnoli, in passato, hanno lasciato il Paese in cerca di opportunità e per sfuggire alla miseria. Questo debito storico ci spinge oggi a vedere la migrazione come un’opportunità e non come una minaccia.Essa è essenziale per affrontare sfide strutturali, come lo spopolamento delle aree rurali e la necessità di lavoratori in settori chiave. Per questo motivo, il Governo sta lavorando per integrare chi arriva e distribuire equamente le responsabilità, come nel caso dei minori non accompagnati arrivati alle Canarie.Voglio rassicurare gli spagnoli: il mio Governo è impegnato a bilanciare il rispetto delle legittime preoccupazioni dei cittadini con l’importanza strategica di una gestione responsabile e umana della migrazione, affinché essa rappresenti un valore aggiunto per il nostro futuro.
Luca: buongiorno, Presidente, sono Luca Cortellazzi, un giovane studente interessato a indagare il fenomeno della xenofobia tra i giovani. Come possiamo convincerli a vedere l’immigrazione come un’opportunità e non come una minaccia?Pedro Sánchez: per raggiungere lo scopo, è cruciale investire nell’educazione e nella sensibilizzazione. Dobbiamo mostrare loro i benefici economici, culturali e sociali che l’immigrazione porta con sé, promuovendo storie di successo di immigrati che hanno contribuito positivamente alla costruzione della nostra società. Inoltre, creare programmi di scambio culturale che permettano ai giovani di interagire direttamente con persone di diverse origini è fondamentale. È essenziale combattere la disinformazione e i pregiudizi attraverso campagne informative e un dialogo aperto: solo così sarà possibile edificare una società più inclusiva e consapevole. Creare spazi di incontro e comunicazione tra i giovani e le comunità di immigrati, tramite programmi di volontariato, progetti scolastici e iniziative culturali, può aiutare a promuovere la comprensione reciproca. Se i giovani vedono in prima persona i contributi positivi degli immigrati, è più probabile che sviluppino una visione serena dell’immigrazione. Promuovere, infine, l’inclusione economica, garantendo che gli immigrati abbiano accesso a opportunità di lavoro e formazione dimostra che l’immigrazione può essere una risorsa per la crescita e l’innovazione.Diversi ragazzi vedono l’immigrazione irregolare come una minaccia per il lavoro, i servizi pubblici, la sicurezza e l’identità culturale. Tuttavia, essa può apportare benefici economici, culturali e sociali significativi: risulta fondamentale combattere la disinformazione e i pregiudizi, promuovendo il dialogo e la comprensione reciproca. Insieme, possiamo costruire una società più inclusiva, dove l’immigrazione costituirà un’opportunità e non un problema.
Demetra: grazie, Presidente Sánchez. La sua visione e le sue politiche sono un importante spunto di riflessione per tutti noi.Pedro Sánchez: grazie a voi per questa conversazione. La sfida migratoria è complessa, ma sono convinto che, lavorando insieme, possiamo affrontarla nel migliore dei modi.