Poi mica mettono i cani nella stiva, no?
di Andrea Annibaletti
Voglio solo camminare, ma mi vedo chiaramente come uno a cui serve sfondare la grata per capire di non salirci con l’intero peso. E allora non ci si scampa, devo provare. Mi Agonizzo, se penso così.
Voglio solo mangiare questa bistecca, ma non riesco a non comporre la sceneggiatura del perfetto litigio con il nemico perfetto.
Voglio solo seguire il discorso, ma non smetto di pensare alla discretizzazione dell’analogico. Da onda densa a semplici colonne. Uomo PC. I nodi i neuroni. Ma si sa già. Non originale. Originalità fine bastardo. Trascura me stesso. Originalità trascura emblema dell’originalità. Comunque siamo giunti al cervello del computer. Ci trasferiamo in circuiti. Vene circuiti. I.U. ora I.A.
Profetizzo futuro di conflitto con la nostra macchina che è l’umano creato dall’umano odiante i propri difetti.
Come battere la mente perfetta di un robot? Trovando il modo di eludere completamente la mente dell’uomo.
Sconfiggendoci.
Voglio solo pisciare, ma mi vedo in vesti contadine.
Cappello di paglia, bretelle verdi e mani secche sporcate. Sono su terreno. Morbido terreno terroso bruno. Nel quale vita. Vita si genera. La terra fertile mia mente sto zappando. E rigogliosi germogli.
Terriccio fertile fruttuoso rigoglioso.
Guarda questa terra umida (concreto): domani sarà il nuovo oro.
Ora basta.
Come avevo iniziato?
“Non farlo se devi stare lì a martellarti la testa cercando una parola” (Bukowski), sorvoliamo.
Impressionismo. Ecco, come.
Chi lo guarda eseguendo l’atto è impressionista. Chi lo guarda per poi eseguire l’atto è macchiaiolo. Chi lo guarda immaginandoci fervidamente su quello sopra è cubista. Chi non lo guarda ed esegue l’atto, pescando solo dentro di sé, è un surrealista. Sì, così anche con il por. No! Non devi essere altro che macchiaiolo. Perché di taccuini e note cellulare non ne prendi, non riesci a concentrarti perché ci sono sempre gli scassamaroni che urlano e soprattutto guardano. Assolutamente non voglio che guardino. Probabilmente non lo fanno ma si sa, vediamo ciò che temiamo.
Morbido morbido, meno male è il sedile. Lo spazio per gambe lunghe non è mai abbastanza e via che le rotule premono sulla plastica dura, sticazzi per quello davanti non so veramente cosa dire.
Classiche vignette salvavita. Salvagente giallo, cannuccia, ossigeno, ecc. ecc. Ma la cosa che fa sorridere è l’espressione calma del tizio che afferra il bocchettone per l’ossigeno (che sì, anche se non si gonfia, l’ossigeno esce). Stiamo precipitando cazzo! Nessuna paura, il bocchettone per l’ossigeno si infila con il sorriso soave dipinto sul volto. Chi ha paura. Tu?
A proposito, ecco la scenetta. Avanti ai lati, dietro ai lati. Avantis ai latos derecha ischierda. Le cinture vanno allacciate così, si sapeva dai. Siamo pronti! Siamo pronti?
Sempre un po’ d’ansia, ogni volta, e sì che lo sai che è più probabile che una nave affondi o quella roba del fulmine…l’ansia ti fa performare però. C’era uno che diceva “sfrutta l’ansia per prevedere tutti gli scenari possibili e per non dimenticarti le chiavi a casa”.
*si sente il rumore del capitano*
Tutto chiaro.
Ok, siamo forse (fuori non si vede altro che una rete al buio) sul rettilineo di lancio, l’ultima lingua d’asfalto prima di scollegarci alla Terra. Sarebbe interessante se…
*hostess urta il mio gomito col didietro*
Sarebbe interessante provare ad alzarsi. Sai mica alzarsi ora che tutto pronto modalità aereo tutti allacciati e dai che si torna a casa, e “No scusate! No n-non…non ce la faccio, devo scendere, ho paura!” oppure “sto male!”.
Non so qual è il regolamento ma immagina che tipo si ferma tutto, il volo cancellato, il capitano che parla incazzato e io in mezzo a beccarmi gli insulti in italiano spagnolo cinese ecc. ecc.
Diverse sfumature d’odio, sì. Un odio che assume sembianze diverse in tutti i passeggeri. Un odio all’unisono che ha corpo in ogni passeggero diversamente. Quel ricciolino là avanti, il calvo lì a sinistra, la signora già addormentata con la bocca hangar per mosche…
L’odio urlante. L’odio silenzioso. L’odio acido. L’odio spazientito. L’odio ironico. L’odio stecco. L’odio che ha dormito male. L’odio acceso. L’odio lacrimoso. L’odio razzista. L’odio tremendo. L’odio stupido. L’odio ricco. L’odio “ma stiamo scherzando?”. L’odio “che succede qua?”. L’odio “questa mi è nuova!”. L’odio “arriverò in ritardo”. L’odio “ma **** ***”. L’odio.
E sarebbe interessante anche scoprire (questo però molto più difficile da individuare) se c’è un sedile di comprensione. Poi vabbé, quel bimbetto di 2 anni sarà pervaso di innocente ignoranza, spero.
Oh! Eccoci.
“VuoooOOOOMMMM!” accelerazione massima!
Potenza che mi spinge addosso al sedile. Sì, eccoci finalmente! Fuori l’erba si sta sfilacciando colta in istanti sempre più rapidi. (Ritmo molto veloce). E velocità propulsione potenza sempre di più sempre di più sempre di più sempre di più sempre di più! Aspetto con ansia il momento aspetto che le ruote finalmente dai dai dai! Desidero sì potenza. “La Volontà di potenza è un opera che è stata manipolata da …”
“VOOOOOOMMMM!!!!” non ancora staccati, sotto ancora le micro irregolarità di un asfalto regolare. Che velocità? 100? 200? 1000?
Ed ecco! Vento nelle vele. Le ali imboccano la salita. Prima la ruota davanti e quella dietro si staccano da terra. Orecchie tappate. Inclinati.
Sempre più alto, sempre più su. L’altezza non percepibile con precisione dato il buio fuori, ma ad una certa, luci in progressivo rimpicciolimento mi dicono che se cadiamo moriamo.
Luci. Piccine. Nel buio della terra. Luci brillantine. Sono come frammenti d’oro e di bronzo sparsi su una coperta nera. Non come sul lago. Lì erano, contorno dell’acqua, legate a formare un collare. Una collana. No, qui sono sparse. Molte di qui, rare di là. Mondo prezioso la notte.
Ma anche. Non sembrano qualcos’altro? Fuoco. Crateri di lava. Buchi sul manto nero, dai quali aliti infernali fuoriescono. Inferno. Caspita! Inferno. Visto da qua il mondo è l’inferno. Il progresso è bello se ne godi. L’inferno è invisibile se lo vivi. Macro-micro. Micro-macro. Vie inverse per la verità. Ci siamo staccati lasciando l’inferno. Troppo.
Troppo già.
*Segnale sonoro altoparlanti*
“Rogamos a los pasajeros que mantengan abrochado el cinturón de seguridad mientras la luz permanezca encendida. Les deseamos un vuelo seguro.”
Perché ancora solo spagnolo se stiamo andando verso Bologna? Chi lo sa.
Nà-nà-nà-nà-nà-nàààààà, nà-nà-nààààà, nà-nà-nààààaaa. (Bitter sweet symphony)
Madonna comincia il caldo e la secchezza della gola.
Tra i sedili tutto buio tranne alcuni temerari con la luce accesa per leggere. Probabilmente odiati da vicini addormentati. E qualcosa inizia.
“Uof uof uof. Uof uof uof”
“Uof uof uof. Uof uof uof”
Non son sicuro.
Forse è “uo uo uo”.
Cos’è?
“Uof uof uof. Uof uof uof”
Cosa c’è? Qualcosa che non va? No. Non pensiamo a queste cose. Tutti tranquilli.
“Uof uof uof”
Ancora.
Allora si che comincio a sentire un flebile crescendo tra i sedili. Eccolo qua. Comincia il pspspspspspsps. “Uof uof uof”. Si sentono ora ancora sussurati i “ma cos’è?”.
“Uof uof uof”. “Mamma cos’è?”
“Bah, non so”.
E occhi che si svegliano, colli che ruotano in cerca della risposta a cosa cazzo è questo “uof uof uof”. “Uof uof uof”. “Uof uof uof”. “Uof uof uof”.
Ritmato.
“Ma Fabbri non è che è un cane?”
Oddio, ora cominciano.
“Un cane?”. “Ma come un cane?”. “Che ha detto?”. “Un cane?”. “Oddio, ma come c’è finito un cane nell’aereo?”. “Chiamate qualcuno, sta male il cagnolino”.
Ma che un cane HAHAHAHA!
Un cane che abbaia in maniera perfettamente ritmata intervallando tre abbai (esiste) con cinque secondi di silenzio. Signora torni a dormire che è meglio. Poi mica mettono i cani nella stiva, no?
O no? Mica possono metterli nella stiva. Mica è possibile questa cosa. Giusto? Credo.
Mo’ verifico. Cellulare. Merda, qui niente campo.
“Claudio la Renata dice che può essere un cane”.
Ma basta, non è vero. Non è vero?
“Uof uof uof”. “Uof uof uof”.
Se potessi vedere zio porci sul cellulare. E dietro sento la gente che si sveglia dal torpore, resuscitata da un’ipotesi folle. Folle?
Ma saranno i flaps o roba del genere. Basta, chiudi gli occhi. Chiudo gli occhi.
Ma se non nella stiva, dove minchia li mettono i cani? Oddio, basta. Ignoranza bastarda.