“Una stanza e una bambina.”

di Gaya Panini

Spiegare il loro rapporto è difficile, insomma, è come spiegare ad un ragazzino il significato dell’amore.

In un primo luogo il ragazzino si sente spaventato, poi, crescendo, capirà che l’amore ha tante sfumature e che le vorrà provare tutte.

La ragazzina aveva cambiato stanza quando suo fratello fu abbastanza grande da dormire in un letto proprio, senza la supervisione dei genitori.

Lei odiava quella stanza, non si sentiva rappresentata, compresa a tal punto da dire “è la mia stanza”.

Aveva paura di essa, non le trasmetteva tranquillità e più e più volte ha pregato i suoi di tornare da dove era venuta, inutile dire che gliel’hanno sempre impedito.

Passavano i giorni e il luogo che la accompagnava nei suoi sogni più profondi le stava ancora ostile, non apprezzava nemmeno un piccolo particolare di questa.

Per anni la situazione non cambiò, fino a quando una pandemia la costrinse a stare per ore rinchiusa all’interno della gabbia mortale da cui lei non aveva più via d’uscita.

Ormai non era più una bambina, aveva quasi dodici anni e stava crescendo, l’utilizzo dei social e del telefono diventava sempre più forte e questo portò lei a maturare più in fretta del previsto.

Questo avvenimento non fu di cattivo gusto, infatti, la stanza tanto ostile degli anni prima era diventata la sua zona protetta.

I muri costellati da frasi di canzoni che la legavano al suo stato morale e da disegni/loghi dai quali si sentiva più rappresentata.

Divenne la sua stanza.

Un particolare di questa che non rivelerà mai a nessuno è il tramonto d’estate, che si può ammirare dalla finestra nella parete difronte ai letti.

Sfumature profonde, calde, che facevano ragionare la ragazzina sulla bellezza del cielo; un elemento così naturale del quale lei si innamorò.

Le sere d’estate saliva sul piccolo appiglio fuori dalla finestra con il suo gatto, rimaneva lì, ferma, ore e ore, fino a quando i genitori la obbligavano andare a letto.

Quella stanza aveva visto crescere la bambina che la ospitava ormai da anni, i suoi muri l’avevano sentita mentre si sfogava tirando pugni ad essi, oppure quando scriveva frasi sparpagliate qua e la sopra al letto.

Il pavimento l’aveva sentita quando si allenava a tal punto da star male.

Il letto l’aveva sentita quando sfogava i suoi pianti contro al cuscino viola.

Il tramonto l’aveva vista mentre esternava i suoi sentimenti attraverso balli colmi di tristezza.

La scrivania l’aveva vista studiare e disperarsi per un disegno del cielo mal riuscito…

Gli uccellini l’avevano sentita cantare.

I genitori l’avevano vista star bene.

1 commento su “ORIZZONTE DI CARTA”
  1. Un articolo davvero molto interessante e accattivante! Attraverso la lettura si ha proprio la sensazione di entrare nella stanza, comprendendo molto chiaramente i momenti particolari del vissuto di un’adolescente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *