Un pittore assassino, una stanza chiusa a chiave e 60 minuti per scappare: trenta ragazzi progettano e realizzano da zero un’escape room all’interno del Fermi.

di Iulia Marasescu

“Siete un’agenzia investigativa a Parigi e un cliente vi ha contattato perché nella casa del pittore Luis Veròn si sentono delle strane urla provenire dal suo laboratorio. Voi vi appostate fuori casa sua e lo tenete d’occhio: durante il giorno gli fanno visita un sacco di persone, ma non vedete mai nessuna di loro uscire dall’abitazione. Un caso di omicidio? Sta a voi scoprirlo. Vi fingete clienti interessati alle sue opere e vi fate invitare in casa. Una volta arrivati in laboratorio il gentile pittore si offre di andarvi a prendere un bicchiere d’acqua in cucina ma, una volta uscito dalla stanza, la porta si chiude a chiave, bloccandovi all’interno del laboratorio.
Dovete sapere che il signor Luis ha l’abitudine di uccidere i suoi ospiti e utilizzare i loro volti per i suoi quadri e le sue sculture. Avete solo un’ora di tempo prima che il pittore, che in realtà è andato a rifornire la sua collezione di coltelli, torni a casa. Vi conviene muovervi a scappare.”

È questa la trama scelta dai ragazzi del progetto dell’escape room, ideato e coordinato dalla prof.ssa Damian.

Da fine febbraio trenta ragazzi appartenenti alle classi del biennio del nostro istituto si sono messi alla prova, esplorando gli ambiti della logica e del problem solving attraverso quattro lezioni dedicate, al fine di progettare e realizzare da zero quella che poi è diventata a tutti gli effetti l’escape room del Fermi.
I ragazzi si sono poi divisi in tre gruppi: scenografia, enigmi meccanici ed enigmi informatici. Hanno lavorato alla stanza, impegnandosi nella realizzazione degli enigmi e dell’arredamento dell’ambiente.

Negli ultimi tre giorni di scuola gli studenti del Fermi hanno avuto la possibilità di provare l’esperienza. Bastava iscriversi. Condotti all’interno della stanza bendati, i componenti delle squadre hanno dovuto risolvere rompicapi di vario genere come puzzle, magneti nascosti o lucchetti da sbloccare per uscire dalla stanza entro 60 minuti. La curiosità verso questo progetto ha generato un’affluenza inaspettata: i ragazzi hanno raccolto quasi venti iscrizioni nel giro di pochi giorni.

Ringraziamo i ragazzi del progetto per il loro duro lavoro e per aver contribuito a rendere la nostra scuola un luogo sempre più attento e vicino alle passioni e alle idee degli studenti.

Unico neo: la scelta di impedire la partecipazione ai ragazzi con materie insufficienti. Così noi della Redazione ci siamo trovati a riflettere: è giusto anteporre il rendimento scolastico ad un’esperienza formativa, seguendo il principio “prima studiare poi giocare”? Vale dunque il principio del “merito”, tanto discusso qualche mese fa? Voi che ne pensate? Scrivetecelo!

Di Iulia Marasescu

Organizzata nella mia disorganizzazione

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