Mentre i giovani protestano, gli adulti insistono in scelte dannose per il futuro
di Pietro Casari
Venerdì 25 marzo si è tenuto il global strike di Fridays For Future, lo sciopero scolastico globale, che ormai dal 2019 viene ripetuto per lottare contro il cambiamento climatico. Nella città di Mantova almeno 150 persone si sono adunate per scioperare e lanciare un forte grido di protesta contro il sistema economico attuale, troppo legato al profitto e disinteressato ai danni climatici che provoca. È proprio questo l’ultimo slogan di FFF*: “People Over Profit”.
Sara Boanini, di FFF Mantova, ha così spiegato lo slogan: “Il modello economico attuale si basa sullo sfruttamento delle persone e della nostra Terra; la volontà delle persone di farsi sfruttare però è agli sgoccioli. Dobbiamo costruire una società e un modello economico che garantiscano i diritti fondamentali dell’uomo e che siano rispettosi del pianeta”. Certo non è di facile realizzazione, ma probabilmente è l’unico modo che abbiamo per salvare la razza umana. Il nostro mondo ruota attorno al profitto: le multinazionali non si fanno scrupoli a cercare la soluzione più economica per guadagnare il più possibile contenendo le spese, senza considerarne la ricaduta sulla natura.
Un sistema marcio
È infatti vero che solo 100 aziende sono responsabili del 70% delle emissioni di CO2 e che le grandi guerre del centro Africa, dove muoiono migliaia di innocenti, hanno come unico fine quello di impossessarsi di materie prime preziose (per la maggioranza anche inquinanti), come ad esempio il petrolio o minerali come il coltan, componente fondamentale per la costruzione dei nostri amati cellulari. La stessa guerra in Ucraina è figlia di un’infinita serie di interessi economici: dal gas al controllo del traffico marittimo, dall’espansionismo territoriale alle risorse preziose della terra ucraina.
La globalizzazione si fonda su migliaia di stabilimenti, collocati in paesi in via di sviluppo, dove operai di tutte le età sono costretti a lavorare in modo disumano per paghe irrisorie. Tali stabilimenti producono smodate quantità di materie inquinanti, che i paesi in via di sviluppo o del terzo mondo non controllano, provocando ulteriori emissioni di sostanze inquinanti nelle acque, nell’aria e nel terreno.
Il sistema economico sta portando all’estinzione la razza umana. La visione secondo la quale noi stiamo distruggendo la Terra è estremamente scorretta. Il cambiamento climatico, con conseguenti siccità, tropicalizzazione delle aree temperate, scioglimento dei ghiacciai con conseguente innalzamento dei mari e aumento esponenziale di disastri naturali, non distruggerà il nostro pianeta, che continuerà ad esistere per miliardi di anni, ma porterà al collasso della nostra civiltà.
Il più grande nemico: il disinteresse
Mentre il mondo come lo conosciamo sta collassando, una grande fetta di giovani continua a urlare e a cercare di allarmare il resto della popolazione mondiale, che sembra indossare dei grandi tappi per orecchie. Il mondo adulto non è affatto interessato, anzi a volte quasi sbeffeggia l’impegno dei giovani, pronti addirittura a sacrificare il loro diritto all’istruzione nella speranza di far breccia nei cuori di chi detiene il potere e può operare per un serio cambiamento di rotta.
Ma da cosa nasce questo disinteresse? Gli adulti sono caduti in un profondo conformismo, sembrano aver rinunciato a uno spirito critico e soprattutto sono indifferenti a ciò che succede loro intorno, a meno che non li colpisca in modo immediato e diretto. Tutto il resto, che potrebbe danneggiare popolazioni già in difficoltà ma lontane da loro o le future generazioni, sembra non riguardarli. Molti adulti del cosiddetto primo mondo sono divenuti miopi, concentrati solo sulla loro esistenza e quella dei loro cari, incapaci di sentirsi partecipi e corresponsabili dei diritti di tutti, schiavi di questo grande circolo vizioso economico, interessato solo al profitto.
E come il mondo adulto anche i media sembrano lontani dal tema, che non fa notizia perché “sempre quello”. Ovviamente lo spazio dato a guerra e COVID è lecito e doveroso, ma basta una piccola ricerca fatta il giorno dello sciopero per notare la quasi totale assenza di qualsiasi articolo o approfondimento da parte dei giornali e telegiornali più importanti del paese, mentre non sono mancati, proprio quel giorno, gli aggiornamenti imperdibili sulla coppia del decennio, i Ferragnez. I mass media hanno ancora una grande responsabilità nel creare la notizia e dunque nell’attirare l’attenzione dei più sulla verità e la verità è che noi rischiamo l’estinzione, mentre i grandi della Terra firmano accordi e piani che di fatto non vengono realmente rispettati.
Una politica “vecchia”
Il governo italiano va di pari passo. Dal suo insediamento il Ministero della Transizione Ecologica non ha attuato alcuna campagna di sensibilizzazione e non ha agito in modo concreto. Il ministro Cingolani fino ad ora ha proposto di rimettere in funzione le trivelle per estrarre petrolio ed investire su accordi che portino il gas da altri paesi, invece che costruire un vero piano di produzione energetica pulita per fronteggiare la crisi dovuta alla guerra. Idee sicuramente lontane da un “mondo green”, che rendono il ministero un chiaro caso di GreenWashing, un comportamento adottato anche da molte aziende, che fingono di produrre in modo ecosostenibile, occultando in realtà il loro impatto ambientale nocivo. Oltre al ministero anche la classe politica è completamente distante dal tema, interessata solo a mantenere il consenso popolare e dunque concentrata su altri temi più scottanti agli occhi dell’opinione pubblica. E questo non si limita alla lotta contro il cambiamento climatico, ma anche a tutte le lotte sociali del presente portate avanti dai più giovani. La lotta dei giovani non sarà davvero efficace sino a quando le loro voci non saranno ascoltate e tradotte in progetti ecosostenibili a lungo termine. Per tale ragione, nonostante l’indifferenza generale, il loro impegno continuerà.
*FFF: Fridays For future