Più Pilu, Più Pilu per tutti

Anno: 2019

Durata: 93 min

Regia: Giulio Manfedonia

Casa di produzione: Wildside

TRAMA

Antonio Albanese torna dopo 8 anni dall’ultimo film delle vicende di Cetto La Qualunque (Qualunquemente anno 2011) nei panni dell’imprenditore e noto evasore fiscale calabrese.

Ormai con la politica alle spalle, Cetto ha aperto una catena di pizzerie in Germania, vive insieme alla compagna Petra e il fidato amico Pino. Una chiamata improvvisa però rompe l’equilibrio della situazione e fa partire il nostro racconto: la zia Assunta sta morendo ed è necessario partire subito e fare ritorno al paese per darle un ultimo saluto. Quasi sul letto di morte rivela a Cetto che è in realtà, fin dalla nascita, l’ultimo discendente dei Borbone e quindi legittimo re delle Due Sicilie. Tuttavia questo non cambia la sua decisione di completo distaccamento dalla politica fino alla sua conoscenza del conte Venanzio: il nobile crede che il nostro protagonista sia l’uomo giusto per il ritorno alla monarchia dopo un evidente fallimento della democrazia italiana, e conferma tutto con un test del DNA che lo collega al nobile padre.

COMMENTO

Tutto il film è una satira prettamente contro il governo e i politici italiani che riescono a essere sostituiti da un sempliciotto criminale troppo connesso all’illegalità per lasciarla andare in un’ Italia dove piuttosto che una Repubblica del genere si preferisce il ritorno alla monarchia e alla rinuncia ad uno stato unito. Il popolo di italiani ,come dice Cetto, “ Si berrebbe qualsiasi minchiata, ed è così da sempre”: è un’ altra critica al nostro Paese che preferisce un re palesemente incapace di ogni cosa anziché i soliti politici che promettono, non capendo che in realtà non risolvono così il problema. Chiuderei con la frase tipica di Cetto, ovvero ”Siamo la minchiata giusta, al momento giusto”, che fa capire come (purtroppo) a noi italiani andrebbe anche bene il tipo di soluzione che propone il film. Siamo considerati un popolo stupido e disorganizzato politicamente, basta un nulla per convincerci a determinate scelte ma almeno siamo capaci di riderci sopra e fare un po’ di autoironia.

Tutto sommato il film è carino, si lascia tranquillamente guardare e le battute sono sempre originali e apprezzate soprattutto per gli amanti del personaggio di Albanese e di quel suo simpatico vizio di mettere “-ente” alla fine di quasi ogni parola. Alcuni difetti potrebbero essere nella breve durata ma anche nella storyline abbastanza semplice e sbrigativa, senza particolari intrecci e senza personaggi elaborati, non noiosa ma forse un po’ troppo prevedibile. Sul punto di vista della tipologia di film, cioè comico e satirico pensato come prodotto commerciale (non da oscar), va preso come una pellicola leggera da guardare per passare il tempo o ancor meglio continuare a seguire le avventure del nostro eroe Cetto.

Lo consiglierei per la spontaneità con cui viene raccontata l’intera storia e per le battute che descrivono l’esuberanza e la sfacciataggine stereotipo tipico degli italiani, che risultano sempre divertenti viste e riviste mille volte. Fidatevi se vi dico che non mancano i colpi di scena nella storia e le battute innovative vi terranno sicuramente incollati allo schermo. Personalmente preferisco quest’opera rispetto al capitolo precedente e, se volete conoscere il personaggio, suggerisco di partire proprio da “Cetto, c’è senzadubbiamente”: lo ritengo più elaborato, con più attenzione nel produrlo e sicuramente con una storia molto più particolare e divertente.

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