Il rap come provocazione per un futuro migliore.
di Gabriele Calzolari
L’inquietudine espressa nei versi dei sottogeneri della musica hip-hop è stato il tema al centro dell’evento intitolato “Rap e Trap: solo sottocultura?” Andato in scena sabato 14 dicembre alla Sala Gradaro di Mantova.
Turbamento e angoscia sono da sempre presenti nel rap con molte sfaccettature: 2Pac e Public Enemy la esprimevano in chiave sociale e politica mentre artisti come XXXTentacion e Kanye West con risvolti sentimentali, parlando di isolamento e crisi personali.
Ripercorrendo la storia del rap fino ai giorni nostri si può notare come questo genere sia stato sfruttato per esprimere le proprie insicurezze ma anche come strumento di critica della società, data la sua efficacia nel coinvolgimento di una notevole mole di persone che si rivedono nei testi e nei messaggi rappati dai propri artisti preferiti.
Così hanno fatto anche i cantanti emergenti presenti all’evento che, con le loro parole, hanno “buttato fuori” sentimenti incatenati dentro di loro, sottolineando l’impossibilità di esprimerli in un semplice dialogo.
“Quando mi sento male, scrivo. Quando mi sento bene, scrivo. Scrivo quando sento di aver il bisogno di esprimermi”, cita uno degli artisti.
All’inizio dell’evento infatti si è tenuto un breve talk in cui i rapper rispondevano a domande sui loro testi e sul percorso che li ha portati a spingersi in questo ambito.
Fondamentale è il ruolo degli artisti più affermati del presente e del passato, fonti di ispirazione per generare uno stile personale.
Presente anche un producer, che ha sottolineato l’importanza di una figura come la sua: ricopre tutti i ruoli nella produzione di una canzone, come un vero motore creativo. I producer hanno sempre avuto una posizione chiave in tutti i generi musicali, dal sampling alla creazione autonoma di beat e tracce, ma appaiono come figure troppo sottovalutate rispetto ai rapper.
Dopo lo scambio di idee e opinioni sono iniziate le performance live dei vari artisti: Belvy, CrippolCrim, DeePsycho, Fresco, FireBoyz, gruppo 46Hustlers, Jiggy Don, Like, Real Feuuw, Santo, Papichulo, Snoop AK47, Take, Teba e Layelti.
Tra musica e parole è evidente l’influenza degli artisti moderni che cantano sulla scena italiana, senza dimenticare i riferimenti alle esperienze d’oltreoceano (citato NBA Youngboy).
Usato molto (ma non sempre) il controverso “vocal backing tracks” o “uso delle basi vocali” in cui la canzone registrata viene riprodotta durante la performance e gli artisti vi cantano sopra alcune parti. È una tecnica che sul palco porta un’energia tale da “non riuscire ad avere fiato” per tutta la durata dello show.
Curioso notare che, talvolta, chi rifiuta di utilizzare il “vocal backing tracks” spesso ottiene una performance migliore (tema che necessita di un futuro approfondimento).
Nel complesso l’evento ha avuto molto seguito: sala gremita con persone di tutte le età, curiose di approfondire o scoprire un nuovo genere. Una musica che non incita gli ascoltatori alla violenza (come discusso nel talk) ma permette di esprimersi facendo ciò che si ama.