È il 4 novembre quando a New York City viene reso pubblico il verdetto delle elezioni generali. Zohran Mamdani è il nuovo sindaco della città. Celebrazioni e proteste si scontrano in una città divisa in due.

di Gabriele Calzolari

Dopo aver conquistato più del 50% dei voti, ovvero oltre un milione di votanti (soglia che non veniva più raggiunta dalle elezioni del 1969), Mamdani ha battuto il rivale Andrew Cuomo, già superato alle primarie, per la carica di sindaco di New York City; il più giovane (34 anni) dopo oltre un secolo.

Giornata storica sotto moltissimi punti di vista non solo per la città, ma anche per l’intera nazione degli Stati Uniti d’America.

Da un lato c’è, infatti, chi celebra la sua vittoria, condividendo le proposte di accessibilità economica, ovvero rendere più accessibili beni e infrastrutture, illustrate dal candidato, in una città il cui costo della vita sta salendo esponenzialmente di anno in anno.

Tra queste il blocco degli affitti, autobus gratuiti e asili anch’essi gratuiti fino ai 5 anni di età, giusto per citarne alcuni.

Questi ideali, definiti da Mamdani stesso, di stampo socialista democratico, hanno convinto quella fascia della popolazione newyorkese con medio o basso reddito, quindi povera o benestante, soprattutto giovani, immigrati e figli di immigrati.

Dall’altro lato c’è anche chi lo critica e chi è rimasto deluso da questi risultati. Dalla parte di Cuomo vi è infatti l’americano medio: gli over 50, i più ricchi e i bianchi che si scontrano con le idee di Mamdani, sostenendo che la sua politica non avrebbe avuto senso nella “loro” città. Queste persone temono infatti che con la sua vittoria sarebbero costretti a pagare più tasse e che, inoltre, questa politica di rendere “tutto gratuito” danneggerebbe l’economia.

È stato determinante anche l’orientamento del candidato vincitore sulla questione israelo-palestinese: apertamente schierato a favore della Palestina, ha definito Israele come uno “stato responsabile di Apartheid e genocidio”, e questo ovviamente ha fatto nascere delle accuse di antisemitismo da parte dei suoi oppositori.

Per non farsi mancare nulla, in queste elezioni è intervenuto anche il presidente Trump, che per tutta la durata della campagna elettorale non si è limitato solo ad esprimere il suo pieno appoggio a Cuomo (con la filosofia del “se proprio devo sceglierne uno”), ma si è spinto anche oltre. Ha infatti attaccato personalmente lo stesso Mamdani, definendolo “comunista”,  “radicale” e addirittura minacciandolo di tagliare i fondi del governo per la città, citando anche la possibilità di sottoporre New York City sotto controllo federale e proponendo l’arresto del candidato in caso di vittoria. Polemiche rafforzate anche dopo la sua elezione.

Insomma, in tutto questo mare di agitazione, Mamdani ne è uscito comunque vincitore, grazie anche e soprattutto alla sua campagna social, praticamente assente nella fazione opposta. Egli infatti ha sfruttato il potere di internet per far arrivare le sue idee a più persone possibili, creando contenuti originali che hanno saputo coinvolgere anche gli elettori più giovani di una città i cui abitanti non hanno più tempo di “fermarsi ad ascoltare”.

Mamdani ha padroneggiato con molta abilità questo aspetto, creando filmati che, seppur apparentemente scollegati dalla politica, riflettevano le idee del candidato in un modo ancora più naturale della solita campagna elettorale.

Anche dopo i risultati delle elezioni, però, non hanno smesso di arrivare critiche, anche dall’Italia e dal resto del mondo. Numerosi politici e personaggi di spicco hanno espresso addirittura insulti o critiche di stampo razzista e xenofobo. Mamdani infatti non è nato negli Stati Uniti ma in Uganda, da madre e padre indiani, e solo a 7 anni si trasferì a New York, nel Queens, dove vive tuttora. Secondo questi individui questa non era una caratteristica “accettabile” per essere il sindaco di una città così rilevante come New York City. Non sono mancati anche insulti islamofobi, che hanno collegato Mamdani, di religione musulmana, all’attentato terroristico dell’11 settembre 2001 di 24 anni fa, solamente per la sua fede religiosa.

Insomma, questa elezione ha scosso gli animi di bene o male tutto il pianeta, segno della storia scritta da Mamdani, che ricordo essere il primo sindaco musulmano proveniente dal Sud-Est asiatico e nato in Africa, della Grande Mela. Ma sarà solamente il tempo a dirci come si evolveranno le cose. Detto questo, l’insediamento avverrà il 1 gennaio 2026 e solo da quel momento in poi potremmo veramente avere pareri sull’operato di questo nuovo sindaco, Zohran Kwame Mamdani.

Di Gabriele Calzolari

Dovunque in qualsiasi momento. Tramite una fotografia "intrigante" esprimo messaggi che non sarebbero descrivibili a parole e riesco a catturare momenti impercettibili.

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