Donne e uomini sono davvero così diversi?
di Adam Gamal
Il rapporto tra un uomo e una donna è il risultato dell’intreccio complesso tra fattori biologici, influenze culturali e trasformazioni sociali. Comprenderlo con un approccio scientifico lo rende meno banale, soprattutto in un periodo come questo – la settimana dedicata alla violenza di genere – che è incentrato sul tema delle relazioni sane e rispettose. Parlare di rapporti equilibrati, infatti, implica partire da una prospettiva laboratoriale ovvero da ciò che la ricerca dice sulle somiglianze e sulle differenze tra i due sessi e sui meccanismi che regolano il corpo umano.
Diversi studi mostrano che, sotto vari aspetti, uomini e donne sono molto più simili che diversi. Una delle analisi più importanti è la Gender Similarities Hypothesis (Ipotesi della similitudine di genere), proposta dalla psicologa Janet Hyde, che ha esaminato centinaia di studi e ha concluso che, nella maggior parte delle abilità cognitive, emotive e sociali, le differenze tra i due sessi risultano irrisorie: le somiglianze rappresentano, pertanto, la norma, mentre le differenze emergono più spesso solo in specifici contesti sociali.
Anche le neuroscienze hanno contribuito a superare le prospettive meno flessibili. Una ricerca pubblicata su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) ha evidenziato che il cervello umano non comprende un modello “maschile” e uno “femminile”, ma è il prodotto di un insieme di caratteristiche: alcune sono più diffuse tra gli uomini; altre, tra le donne; la maggior parte è comune a entrambi i sessi. Questo significa che la biologia non impone ruoli rigidi e che la personalità e i comportamenti di una persona non dipendono dal sesso.
Tuttavia, ci sono dinamiche storiche e culturali che hanno influenzato, e influenzano ancora oggi, il modo in cui gli uomini e le donne interagiscono. La Social Role Theory (teoria del ruolo sociale), proposta dalla psicologa Alice Eagly, spiega come le aspettative sociali derivino dalla tradizionale divisione dei compiti all’interno di una società: per secoli, le donne sono state associate alla cura della famiglia e della casa e gli uomini al lavoro esterno. Di conseguenza, si sono formate credenze e comportamenti che, pur essendosi evoluti nel tempo, continuano a influenzare relazioni e percezioni personali. Non si tratta di differenze naturali, ma modelli costruiti storicamente.
Oggi molti aspetti del rapporto uomo-donna si stanno trasformando. La maggiore partecipazione femminile al mondo della cultura e del lavoro, i nuovi “modelli di padre” e una crescente sensibilità verso l’uguaglianza stanno ridisegnando ruoli e aspettative. È noto, per esempio, che la felicità nelle relazioni aumenta quando le responsabilità sono distribuite in maniera equa, soprattutto nel lavoro domestico. Questo non solo migliora il benessere delle coppie, ma contribuisce a creare ambienti familiari più equilibrati e rispettosi.
Ragionare scientificamente sul rapporto tra uomini e donne significa riconoscere sia le somiglianze che uniscono sia quelle differenze che, quando non trasformate in gerarchie, arricchiscono le relazioni. Significa anche comprendere che molti squilibri e ingiustizie derivano da visioni sociali superabili e non da limiti imposti dalla natura.
Nella settimana dedicata alla violenza di genere, questo tipo di consapevolezza diventa un punto di partenza: promuovere la conoscenza e la cultura delle relazioni sane è uno dei modi più efficaci per costruire una società in cui il rispetto non sia un’eccezione, ma la regola.

