Una storia di determinazione e creatività.

Intervista alla prof.ssa Greta Azzini, giovane insegnante del nostro istituto

di Sofia Americano e Celeste Zubelli 2AS

Quale scuola per il futuro?

Molti parlano della scuola e ne fanno spesso l’oggetto di presunti epocali cambiamenti da introdurre a colpi di riforme. Ma chi ogni giorno la frequenta davvero cosa ne pensa, cosa prova varcando il portone e come la vorrebbe? Muniti di registratore e taccuino abbiamo intervistato l’eterogeneo popolo che ogni giorno si misura con questa cara vecchia istituzione. Studenti, insegnanti, personale tecnico e amministrativo, collaboratori scolastici, genitori e la dirigenza hanno risposto alle nostre domande. 

Gentile prof.ssa Azzini, da quanto tempo e che materia insegna in questa scuola?Questo è il mio primo anno di insegnamento. Sono una docente di Matematica al Liceo delle scienze applicate e all’Istituto grafico.

Può descrivere brevemente il suo percorso scolastico?

É cominciato tutto alle medie, dove ero la classica ragazzina a cui non piaceva andare a scuola. Ero un’oppositrice, ma rimanevo comunque sempre educata. Facevo il minimo indispensabile per arrivare alla sufficienza e di sicuro il mio intento non era quello di continuare a studiare. Non è che non mi piacesse, ma non ero stimolata. Arrivato il momento di scegliere la scuola superiore una mia insegnante mi aveva detto che avrei potuto fare solo una scuola professionale, terminare il primo anno e poi andare a lavorare. Questa era diventata la mia idea. Scelsi l’indirizzo di agraria a Remedello, con una decisione dettata solo dalla vicinanza della scuola. Da questo momento in poi cominciò il mio cambiamento. Iniziò a piacermi sempre di più andare a scuola, mi riusciva bene e trovavo semplice anche studiare.Così continuai e conclusi anche il secondo anno. Qui avvenne una svolta nella mia vita. Una professoressa un giorno mi chiamò e mi disse che se avessi avuto anche solo l’idea di frequentare in futuro l’Università sarebbe stato meglio cambiare scuola. Quando arrivai a casa quel giorno comunicai la mia decisione a mia madre, ma il passaggio non fu facile. Scelsi il Liceo Socio-psico-pedagogico di Montichiari, ma avrei dovuto ripetere la classe seconda per recuperare le materie non studiate. Non ero d’accordo e quindi in un’estate, studiando otto ore al giorno, riuscii a recuperare tutto il programma svolto compreso il latino che adorai e, a settembre, superai gli esami integrativi per accedere direttamente alla terza senza perdere l’anno. Ho concluso i tre anni di liceo, durante i quali ho preso anche i miei primi quattro, ma questo mi ha permesso di mettermi ancora di più in gioco.Durante questi anni mi sono anche innamorata della filosofia, mentre matematica e fisica mi venivano naturali. Alla maturità ho portato un approfondimento che parlava del metodo scientifico contro le scienze non esatte, argomento che ancora una volta faceva trasparire il mio carattere oppositore. Sulla scelta dell’Università sono stata indecisa fino all’ultimo tra l’indirizzo di filosofia o una facoltà scientifica. Alla fine, grazie ai consigli di mio padre, mi decisi per Ingegneria, poiché al termine avrei avuto un diploma di laurea valido per tutta la vita. Ho passato sei mesi in Australia come ricercatrice per la tesi di laurea, esperienza che mi ha aperto un mondo. Mi sono laureata con 107 su 110 in Ingegneria magistrale per l’ambiente e il territorio all’Università degli studi di Parma, dove ho conseguito anche l’abilitazione professionale. Tuttavia, per poter insegnare, ho dovuto seguire dei master integrativi e fare alcuni esami di matematica. Prima di questo, però, ho lavorato per sette anni in un’azienda come ingegnere della qualità e della sicurezza, ma non faceva per me. Nonostante fosse il lavoro per cui io avevo studiato non mi stimolava, mi sentivo spenta.

Cosa l’ha spinta a continuare a lottare e a non mollare?

È stata la sfida che si è aperta in me quando mi è stato detto che non sarei riuscita a continuare gli studi, che non ce l’avrei fatta. Adoro stupire e smentire quelle persone che non credono in te.C’è un consiglio che vuole dare ai ragazzi e alle ragazze che si sentono smarriti o sfiduciati nei confronti della scuola?Un consiglio è di vedere la scuola come un’opportunità, un’ispirazione. La scuola e i docenti non sono nemici da combattere, ma luoghi e persone da cui prendere spunto. Da ogni docente con il quale vi rapportate, indipendentemente dal fatto che lo riteniate bravo, severo o ingiusto, cercate di cogliere il lato positivo, cioè imparare ad affrontare situazioni e persone diverse. Perché è proprio come imparate ad adattarvi e ad affrontare le “diversità” rispetto al vostro cammino che espliciterà chi siete. Chi come me fa l’insegnante lo fa per passione, tutti i giorni imparo qualcosa di nuovo.

Qual è lo scopo, secondo lei, della scuola?Sicuramente ispirare i ragazzi e insegnargli ciò che serve per affrontare la vita, che non è mai semplice. La vita è un percorso tortuoso, perché l’unica arma che avete è voi stessi con il vostro bagaglio di conoscenze che vi permetterà di trovare la vostra strada e, anche se vi accorgerete di aver sbagliato, potrete sempre cambiare. È avere la possibilità di scelta che fa la differenza.

Ringraziamo la professoressa Greta Azzini per la grande disponibilità e l’entusiasmo con cui ha accettato la nostra proposta.

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