Illustrazione di Viola Romanelli

Fiori di sentimenti fioriscono sui prati della mente

di Omar Lanfredi

Solo et pensoso i più deserti campi vo mesurando   ̶  sono i versi del Canzoniere di Petrarca che le riecheggiavano in mente, proprio mentre costeggiava quello sconfinato prato che tanto le piaceva, quando ai primi di maggio fioriva e si tingeva di giallo, bianco e rosso. Quei colori non erano certo eccezionali, quei fiori non erano le più belle rose. Ma non importava, il campo così adornato era comunque piacevole.

Sola? Lo era, nessuno in vista sul sentiero. Non vedeva anima viva da giorni.

Pensosa? Pure. Meditava più che altro, cercando di rimettere a posto le sue idee.

E pensava alla natura del prato e alla natura della sua vita. Ogni filo d’erba si trova al suo posto, cresce col tempo e fa il suo dovere. D’un tratto quell’erba si ritrova inondata di colori, i fiori che sbocciano come facevano le emozioni nel prato della sua mente. Le stesse emozioni che era riuscita per lungo tempo ad accatastare in un angolo, tornavano ciclicamente con un’impetuosità che la lasciava sconvolta ogni volta, tanto da non volerle più queste fatidiche emozioni di cui tutti parlano.

Dentro di lei, lo avete capito, il rapporto tra la ragione e il sentimento è stato un profondo conflitto. Non riusciva mai ad afferrare il perché gli umani si comportassero talvolta in un modo, talvolta in un altro. Questi sentimenti… Aborriva l’idea che le sue scelte fossero lasciate in balia di qualcosa di così instabile, imprevedibile e fugace. Tutti questi attributi che detestava per giunta, e che quindi rendevano i sentimenti qualcosa di cui diffidare.

Tante furono le penne che cantarono dell’eterno conflitto tra la mente e il cuore    ̶  “due facce della stessa medaglia”   ̶  pensava. Quel cuore, che pure lei nolente aveva, è la parte di sé che non si riesce a controllare. I più deboli e scellerati si lasciano governare da quello stesso cuore, che non è altro che un cumulo disordinato di sentimenti ed emozioni, e per mezzo di esso gli umani sono così condotti alla sconsideratezza e al patimento. Pensava dunque al perché proprio lei si trovasse a voler fuggire dal sentimento. Quasi a non volerlo, si ricordò quanto nei suoi confronti la vita fu dura e, nonostante fosse ancora nel fiore degli anni, perfino lunga. “Niente emozioni, niente sofferenza” si ripeté per l’ennesima volta.

Come quel Zenone le raccontava, ella era convinta di ricercare la pace perfetta dell’animo nel dominio delle umane passioni, affinava virtuosamente l’arte dell’apatia. Evitava perciò di seguire il cuore, evitava i suoi consigli e lo metteva a tacere fin quando poteva. Ma il maggio arrivava sempre… Come una pentola troppo piena, il cuore straripava.

Ora lei era lì, dinnanzi a quel quadretto idilliaco del campo fiorito. Niente emozioni nella sua testa, solo pensieri, solo ragione. Eppure le mancava qualcosa. Non sentiva quella pace promessagli dalla Stoà, e l’angoscia esistenziale le aleggiava attorno come prima.

Si voltò. Vide l’altro campo, al di là del sentiero e del fossato. Un prato identico all’altro, ma questo senza neanche un fiore. Tutti gli altri campi intorno erano fioriti e coloriti, questo che gli si parava dinnanzi sembrava disadorno più di quanto non fosse. Quella… quella era la vita senza emozioni. Sembrava di stare a un bivio quando si bloccò, rigida come un bronzo, sul sentiero che separava i due campi.

L’assordante silenzio che si portava dietro la ragazza fu interrotto da un frenetico fruscìo dell’erba. Stava correndo nel prato. Denti di leone presero il volo dietro di lei come una scia, papaveri le accarezzarono le gambe e i tulipani si riflettevano nelle sue iridi e sulla sua pelle bianca, donandole un nuovo colore. Non avrebbe potuto passare il resto della sua vita a far morire di una fredda apatia la sua anima, nemmeno voleva bruciarsi con gli scottanti sentimenti. Detestava l’idea dei sentimenti che accecavano l’intelletto, ma a lungo andare non avrebbe sopportato nemmeno la tirannia oppressiva della mente a discapito delle emozioni che le coloravano l’anima. Tutto ciò che ora voleva era inseguire un nuovo idillio, correre fin quando non avrebbe trovato l’equilibrio perfetto tra cuore e mente.

Gaia sta ancora correndo…

Di Omar Lanfredi

Nato e cresciuto con il dono della curiosità che a mio tempo ho scoperto essere il motore della conoscenza. Ho a cuore il diritto, ma anche il dovere, al sapere. Sono qui per portare una voce fuori dal coro. e per lasciare qualcosa al Fermi: scripta manent, verba volant.

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