E io rido, sorrido e non smetto di appassire.
di Gaya Panini
Tra Pan di Stelle e Gocciole, non so decidermi.
Mamma dice: “Compra solo un pacco di biscotti.”
E io mi ritrovo ogni settimana di fronte a quello scaffale a maledirmi perché non so cosa è meglio per me.
Oggi come andrà?
Avrò bisogno del dolce, soffice Pan di Stelle o del sapore amaro del cioccolato e della frolla delle Gocciole?
Guardo il prodotto che ha meno calorie e lo acquisto: le Gocciole mi andranno bene, dài.
Mi accorgo, però, di volere i Pan di Stelle: penso a quei biscotti ogni mattina a colazione; in ogni momento di tristezza a scuola; ogni volta che in testa ho confusione.
Voglio i Pan di Stelle.
E ora mi ritrovo ancora davanti a quello scaffale con, nella testa, mille voci, mille pensieri; tutto mi sovrasta e mi accorgo di non avere mai avuto il controllo.
Prendo ancora le Gocciole.
“Perché prendi quelle, se ti sei già lamentata parecchie volte questa settimana?”
“Sono le più semplici, ma’…”
Siamo al reparto surgelati e vedo una bambina seduta sul carrello che dondola le gambette una avanti e l’altra indietro, una indietro e l’altra avanti.
Penso alla sua spensieratezza.
Pochi metri più avanti due innamorati si baciano: lui le appoggia una mano sul fianco e l’abbraccia.
Un brivido mi percorre la schiena e avverto una pressione sul punto in cui lei, la ragazza, è stata sfiorata.
Mi sento come un narratore in terza persona: so bene come finirà, ma devo tacere e osservare.
Guardo il carrello e vedo le Gocciole.
Un altro brivido.
Avvicino la mano incerta al pacco di biscotti e vado a rimetterlo a posto per tornare, poi, indietro coi miei Pan di Stelle; guardo la mamma con la paura del nuovo e la felicità stampata negli occhi.
Ho finalmente preso in mano la situazione.
Quella settimana è trascorsa felice e spensierata; stava andando tutto bene.
Tuttavia, il rimorso per avere acquistato quei biscotti si avventava su di me in una maniera talmente leggera da non sopportarla.
Sapevo che, se volevo vivere, dovevo provare sensazioni: le Gocciole mi facevano solo esistere e restare nel dolore; mi piaceva, però.
Dopo lunghi anni trascorsi nell’attesa della primavera, i Pan di stelle erano la scelta migliore.
E ora affrontiamo la primavera!
Il mandorlo è sbocciato, tempestato da dolci fiori rosa.
Non scatto nemmeno una foto perché, tanto, “sarà sempre primavera”.
Quella sera d’aria fredda, però, i fiori cadono e io ho solo dei ricordi.
Ho corso troppo?
Cos’ho fatto?
Forse, i Pan di Stelle non mi appartengono?
Sto rischiando di essere libera in un posto che non è il mio: sto sprecando il suo amore.
Però io i Pan di Stelle mi rendo conto di amarli.
“Ti perdi mai?” mi hanno chiesto.
“Sì, tante volte, fin troppe.”
Ero dannatamente persa.
Un sospiro e una risata amara escono da me.
Mi vergogno.
Sento di appartenerti; il desiderio delle tue labbra sulle mie è devastante.
Ne parlo con gli amici
“Si baciano tutti come se ci fosse un giorno giusto per essere uniti.”
E da lì mi rendo conto che ho sbagliato fin dal principio.
Mi guardo allo specchio e noto che le mie pupille si sono dilatate.
Non ce la faccio più.
Le Gocciole mi tormentano e i Pan di Stelle dicono che sono perfetta così.
Mi sono innamorata, era inevitabile; non so se per te è lo stesso. Non te l’ho mai chiesto.
Probabilmente, non hai provato il mio stesso amore.
Ma, in fondo, lo sai che mi piaci più del dovuto.
Facciamo che ti aspetto davanti a quello scaffale.
Scegli tu i tuoi biscotti, ok?