Sii ciò che sei sempre stato e continua ad esserlo

di Emma Malavasi

All’inizio eri un enigma,
una porta chiusa su corridoi sconosciuti,
il brusio di voci nuove,
passi incerti tra pareti troppo alte.

Poi, giorno dopo giorno,
sei diventata abitudine e sorpresa,
un intreccio di sguardi, risate soffocate,
appunti sparsi e sogni annotati a margine.

Certe mattine sembravi un labirinto,
altre, il porto sicuro dopo la tempesta.
Tra i tuoi banchi ho imparato che le domande
valgono spesso più delle risposte,
e che inciampare non è poi così grave
se si trova il coraggio di rialzarsi.

Hai saputo essere silenzio e confusione,
spazio per pensieri che non avevano ancora un nome,
luogo dove il tempo sembrava sospeso
tra una campanella e l’altra.

Ora, mentre le aule si svuotano
e le finestre riflettono un cielo diverso,
restano sospesi i ricordi,
come polvere che danza nella luce del pomeriggio.

C’è una gratitudine che non si può dire,
un addio che non trova voce,
ma che rimane, discreto,
tra le pagine di questi anni.

Di Emma Malavasi

Descrivo specchi che non riflettono.

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