“Chi ci insegna a muovere i pezzi nello stupido gioco della vita?”

di Emma Malavasi

L’orologio, un’immagine mobile dell’eternità. 

Dipendiamo da un semplice pezzo di plastica che emette ininterrottamente un ticchettio, a volte impercettibile, a volte assordante. 

Succubi e sudditi del tempo. 

Prendiamoci per mano e scappiamo da questa tirannia, perdiamoci nell’oblio totale del passato e del futuro. 

Cerchiamo di uscire dalla vita e dalla sua cronologia, ma siamo inseguiti da alfieri, torri e cavalli. Noi solo pedine della scacchiera. 

Chi ci insegna a muovere i pezzi nello stupido gioco della vita?

Inchiodatura, forchetta, en passant, eliminazione. 

Sbattendo le palpebre perdiamo l’attimo che demarca la differenza tra la tangibilità e l’immensurabile. 

Scacco matto. Fine della partita, è arrivato il momento della nostra estinzione. 

Anime senza corpo, abbiamo finalmente raggiunto la via di fuga, tanto cercata e sofferta.

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