“Pensa che diventerai una grande star! E sarai tu a firmare gli autografi ai bianchi”
di Emma Malavasi
Vincitore del Leone d’Argento per la miglior regia, Matteo Garrone mostra la storia di coloro che sono definiti solamente come “numeri”, poiché parte di una banale conta di vivi e morti; racconta i loro sogni, la loro vita. Permette allo spettatore di vedere attraverso i loro occhi.
I protagonisti Seydou Sarr (Premio Mastroianni per il miglior attore esordiente) e Moustapha Fall si allontanano dalle loro abitudini, dalla città senegalese Dakar, disposti a rischiare la loro vita per inseguire il loro sogno in Europa: diventare cantanti e guadagnare in modo da poter aiutare le loro famiglie, anche se da lontano.
Garrone narra un’odissea contemporanea, un controcampo rispetto a quello che si è solitamente abituati a vedere: un viaggio crudo e reale attraverso il deserto, il mare, le truffe e la solitudine, attraverso le parole di chi il viaggio lo ha compiuto veramente, nel dolore e nella sofferenza non raccontata dai telegiornali.
“Io Capitano” prende finalmente vita dopo più di due anni di ricerche. La raccolta di documentazione e testimonianze ha inizio grazie al sentito dire della vicenda di Fofana Amara, un minorenne che portò in salvo un’imbarcazione partita dalla Libia.
Recitato in wolof e francese e proiettato con sottotitoli in italiano, viene accolto con dodici minuti di applausi all’ottantesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, insieme a qualche lacrima e a delle scuse mai rivolte ai numeri, che proprio numeri non sono.