Lo scorso aprile Mattel ha lanciato una bambola per offrire ai bambini diverse rappresentazioni della bellezza.
di Hajar Qacem
Il colosso statunitense Mattel, oramai conosciuto per la sua fama di essere inclusivo (in precedenza erano state già immesse sul mercato una Barbie Curvy ed una sulla sedia a rotelle), ha deciso di continuare sulla strada già intrapresa realizzando una Barbie (nella collezione Fashionistas) con la sindrome di Down.
Entusiaste le parole della vice-direttrice dell’azienda, Lisa McKnight, che commentando l’uscita del giocattolo afferma: “il nostro obiettivo è consentire a tutti i bambini di vedersi in Barbie, incoraggiandoli anche a giocare con bambole che non assomiglino a loro.”
La bambola non è un oggetto utilizzato esclusivamente a fini ludici, anzi, è un gioco che stimola nei più piccoli la capacità di esprimere i propri sentimenti oltre che un tentativo di comprendere il mondo. Secondo le ultime ricerche effettuate dai neuroscienziati dell’Università di Cardiff, giocare con le bambole aiuta i bambini a sviluppare elementi fondamentali per la loro crescita come l’empatia e le capacità di elaborazione delle informazioni sociali; pertanto, la scelta del giocattolo ha un grande impatto sia a livello psicologico che sociale e relazionale.
Per la realizzazione del prodotto, l’azienda ha lavorato in collaborazione con la NDSS (National Down Syndrome Society) per garantire che la sua nuova bambola rappresentasse accuratamente una persona con questa sindrome. Kandi Pickard (presidente e CEO della NDSS) ha affermato che: «Questa Barbie ci ricorda che non dovremmo mai sottovalutare il potere della rappresentazione. È un enorme passo avanti per l’inclusione».
La nuova Barbie ha una struttura corporea meno longilinea rispetto a quelle classiche: il busto è più lungo, il viso più tondo, le orecchie più piccole, con un ponte nasale appiattito ed occhi a mandorla che riprendono le caratteristiche comuni nelle persone affette dalla sindrome. Anche gli accessori sono cambiati: la nuova Barbie indossa un abito giallo e blu (i colori della giornata dedicata alla consapevolezza sulla sindrome di Down), dei plantari rosa e un pendente con tre frecce rivolte verso l’alto, il simbolo delle tre copie del 21esimo cromosoma (l’anomalia genetica che causa le caratteristiche associate alla sindrome di Down).
Dopo che la nuova bambola è entrata in commercio la Mattel ha ricevuto pesanti critiche (visibili soprattutto nei commenti ai post dedicati a questo argomento sui social): da chi ne ha criticato l’aspetto estetico, non perfettamente conforme a quello di una persona affetta dalla sindrome, a chi ha tacciato l’iniziativa di essere solo un becero prodotto di marketing che sfavorisce l’inclusività.
Siamo alle solite, il pubblico si divide ed innalza barricate: pro e contro, buoni e cattivi. Il dubbio (per fortuna) resta: l’enfasi posta sugli elementi che contraddistinguono l’unicità dell’individuo valorizza questa stessa o crea solo ulteriori divisioni?