Educare non addestrare

di Giacomo Pagliari 2AS

La scuola è un’istituzione fondamentale per la crescita e la formazione del singolo individuo come cittadino consapevole e dotato di pensiero critico. Proprio per questo motivo, quello dell’istruzione si rivela essere un diritto inviolabile dell’uomo per cui si è tanto lottato e in molti Paesi ancora si lotta. Se la si guarda tramite una visione d’insieme, la scuola può permettere di progettare un futuro migliore, indirizzando l’umanità verso nuove scoperte e innovazioni tecnologiche. 

Poiché questa istituzione occupa parte della vita di molte persone nel mondo, i pareri e i suggerimenti riguardo alle migliorie che deve conseguire in futuro sono vari e in contrasto fra loro, come è emerso nelle interviste fatte nel nostro istituto “G.Falcone” di Asola. 

Un difetto della scuola odierna che occorre presentare è il fatto che ha un’impostazione troppo focalizzata sulla trasmissione di contenuti nella mente dello studente. Parecchi intervistati condividono questa critica. Un docente della scuola, infatti, è dell’opinione che il sistema di istruzione attuale si basi sull’insegnamento dell’economia e dell’inglese, vale a dire sulle performance. «Tuttavia», egli osserva, «gli uomini non sono soltanto esseri che funzionano e lavorano come delle macchine». Non si esclude certo l’importanza della trasmissione delle nozioni teoriche, dopotutto «la scuola è un patrimonio di cultura», così afferma una collaboratrice scolastica, ma non può venir meno il ruolo educativo che deve avere. 

Pertanto la scuola del futuro dovrebbe focalizzarsi maggiormente sulla maturazione della personalità del singolo individuo. Questo è il miglior modo per permettere allo studente di conoscere se stesso e, quindi, capire quale possa essere la sua strada futura ideale. 

Allora tale obiettivo si rivela fondamentale anche nella comunità. Difatti il singolo non potrà mai essere in grado di fare tutto autonomamente, ma solo attraverso un lavoro cooperativo tra gli individui, dei quali ciascuno mette a disposizione la propria preziosa abilità che anche la scuola gli ha permesso di scoprire. È questo l’unico modo in cui il sistema sociale può rimanere in piedi efficacemente. Se la società è salda sotto questo punto di vista, allora l’umanità può auspicare al progresso. 

La scuola del futuro deve, inoltre, valorizzare l’importanza della riflessione, che è di fatto il mezzo per maturare la personalità degli studenti. Questa si rivela essenziale, perché rende capaci di imporsi alle ingiustizie e può prevenire i soprusi. Simili sono le affermazioni dello stesso docente prima citato, secondo il quale chi non si pone domande sul senso delle cose vivrà solo di bisogni e si dimostrerà disposto a tutto purché vengano soddisfatti.  

È evidente, dunque, che tale obiettivo sia alla base della formazione di cittadini consapevoli e dotati di pensiero critico, che è di fatto uno degli scopi che la scuola deve avere e su cui sono d’accordo molti intervistati.

D’altro canto la riflessione non è l’unica componente che deve coltivare un sistema di istruzione ideale. Una persona può, infatti, avere una visione molto complessa e articolata della realtà, ma non essere in grado di esprimere le proprie opinioni in modo efficace a farsi comprendere dagli altri. 

Ciò accade spesso, soprattutto tra i giovani, e, se non si ricorre a dei rimedi, questa difficoltà si trasformerà in un ostacolo che potrebbe impedire agli studenti di raggiungere i loro obiettivi.

Pertanto la scuola del futuro deve anche fare del proprio meglio per fornire ai ragazzi le competenze espressive necessarie e sviluppare menti plastiche, in grado di gestire e rielaborare personalmente quanto apprendono. Perciò il grande carico di studio e le tempistiche ridotte a cui lo studente è spesso sottoposto non andrebbero del tutto demonizzati, poiché rappresentano per lui degli stimoli che lo aiuteranno ad applicarsi con un metodo di studio efficiente e sostenibile, fondamentale per vivere al meglio l’università e il mondo del lavoro. Così afferma anche un genitore, secondo il quale uno degli scopi della scuola è proprio quello di fornire un metodo di studio corretto. 

Allo stesso tempo, però, alcuni intervistati sono del parere che tra queste competenze devono rientrare anche quelle pratiche, relative al modo del lavoro. Di questo genere è l’opinione di un sindaco del nostro territorio. Intervistato, ha affermato che nell’attuale sistema scolastico sia necessario l’insegnamento delle competenze lavorative, come la manualità. Ne dimostra l’importanza dal momento che molte persone quando iniziano a svolgere una professione si trovano disorientate nel nuovo ambiente e deluse per la scoperta che il mondo del lavoro è diverso da come se lo aspettavano. Pertanto suggerirebbe l’aggiunta di laboratori e l’aumento della durata degli stage. 

Questa affermazione può essere lecita, ma vorrei ribadire che anche la capacità di pensare renderà in grado di lavorare e la spinta motivazionale che la scuola può trasmettere aiuterà a superare le delusioni future. Per di più nessun’altra istituzione sarà in grado di infondere questi valori, mentre le abilità lavorative più concrete si potranno acquisire in altri contesti, come l’università o lo stesso modo del lavoro. Ecco allora che la scuola deve dare la priorità a formare cittadini dotati di pensiero critico.

Contrario al parere del sindaco è anche un professore di filosofia, secondo il quale la scuola non deve addestrare, bensì educare. Inoltre ribadisce che, se da una lato l’addestramento forma dei bravi esecutori dall’altro comporta dei pessimi creatori e un ottuso pensiero. 

Infine non si può attribuire solo alla scuola la responsabilità di crescere dei cittadini dotati di tutte le competenze necessarie nella vita perché, come tutte le istituzioni, anche questa è limitata.  

Lo stesso professore riporta come esempio il fatto che l’alunno passa poche ore della sua vita con un singolo docente, per cui l’influenza che questi può avere nei suoi confronti è limitata rispetto a quella delle altre persone e degli altri contesti che frequenta.

Un impatto notevole lo esercitano i social network. Come comunica un operaio intervistato: «I social propongono ai giovani una visione del mondo più facile di quella che presenta loro la scuola, offrendo come modelli influencer anziché persone che si sono distinte grazie agli studi». 

Di conseguenza molti adolescenti perdono la fiducia nei confronti della scuola, preferendo ispirarsi alla strada dei primi personaggi menzionati, che vedono più facile e con risultati migliori. Pertanto i giovani abbandonano, o, come afferma il dirigente, non credono più nell’istituzione scolastica.   

Tuttavia, nonostante tale limite, la scuola del futuro deve fare il possibile per avere un decisivo ruolo sociale in modo tale da raggiungere gli obiettivi menzionati, ma anche la società si deve impegnare a darle maggiore fiducia. Così si potrà raggiungere un equilibrio grazie al quale l’umanità potrà prosperare. 

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