Con il coinvolgimento degli Houti yemeniti, del partito libanese di Hezbollah e la minaccia iraniana in agguato, la guerra non riguarda più solo Israele ed Hamas.

di Jacopo Antoniazzi

|| 17 settembre 2024, a partire dalle 15:45 ora di Beirut, capitale del Libano, i servizi segreti israeliani hanno compiuto un attacco a distanza, facendo esplodere più o meno contemporaneamente migliaia di cercapersone in dotazione ai miliziani di Hezbollah, l’organizzazione politico-militare libanese, alleata di Hamas in funzione anti israeliana e stanziata nel sud del Libano.

A quasi un anno dall’inizio della guerra di Gaza, scoppiata in seguito all’attacco compiuto dai militanti di Hamas ai kibbutz israeliani il 7 ottobre, il conflitto tra Israele e la Palestina non sembra trovare una soluzione. Quella che era iniziata come una guerra tra uno stato e una regione (perché questa è la Striscia di Gaza, una regione palestinese grande quanto i comuni di Milano e Bologna), ora ha attirato l’attenzione di tutto il mondo arabo, soprattutto quello politicamente vicino all’Iran, il vero nemico di Israele nella regione medio-orientale, ossia Yemen, Siria, Giordania e Libano.

A proposito di quest’ultimo, le modalità di attacco dello Stato Ebraico a Hezbollah – o Partito di Dio – somigliano a una vera e propria aggressione del terzo Millennio, in cui le guerre si fanno prima con la tecnologia e poi con le armi. Secondo alcuni reports, l’azione del Mossad ha infatti causato almeno venti morti e quattromila feriti e molti di questi sono civili inermi, che nulla hanno a che fare con Hezbollah.

Nelle ultime ore, sulla testata dell’ANSA è emersa una nuova tesi, che farebbe pensare a questa come un’azione premeditata. Pare, infatti, che già nel 2015 i servizi segreti israeliani avessero venduto sottobanco ai miliziani del ‘Partito di Dio’, gli stessi cercapersone che nove anni più tardi avrebbero fatto esplodere.

Si può dunque definire questo attacco un vero e proprio attentato “terroristico” premeditato?

Dall’altro lato alcuni politici in Libano, tra cui il presidente del consiglio nonché plurimiliardario Najib Mikati, sono stati intercettati mentre si dicevano soddisfatti dell’attacco israeliano, perché metterebbe definitamente fuori dai giochi Hezbollah, un partito scomodo persino per alcuni connazionali al potere.

Tuttavia, quel che è certo è che il Mossad, incurante della possibilità di coinvolgere civili con il suo attacco, è stato da alcuni paragonato ad altre organizzazioni definite in passato terroristiche come Al Qaeda, la ETA o Ordine Nuovo.

Non aiutano le parole del primo ministro israeliano Netanyahu, che afferma che l’avanzata non si fermerà fino alla totale resa di Hamas e dei suoi miliziani, ignorando gli oltre 41.500 palestinesi uccisi dall’attacco del 7 ottobre e gli oltre due milioni di sfollati, che vengono ogni giorno paragonati a quelli israeliani, nonostante il rapporto sulle vittime sia di ventisei vittime e circa dieci sfollati palestinesi ogni israeliano.

Ad oggi l’unica certezza sembra essere una pace sempre più lontana, anche in seguito ai missili iraniani lanciati su Israele. Senza dimenticare che lo Stato ebraico possiede 90 testate nucleari (è il paese con più bombe per abitante) e che, secondo molti esperti, anche l’Iran sta operando per dotarsi di armi nucleari, nonostante l’ayatollah Khamenei abbia dichiarato che l’Iran vuole utilizzare il nucleare solo a scopo medico ed energetico.

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