Come reagiresti se ti dicessi che sei filmato 24 ore su 24 da delle telecamere nascoste?

di Giovanna Fasanotto

Scrivo questo articolo sperando che invogli gli studenti del Fermi a vedere questo capolavoro della cinematografia; l’unica domanda che mi pongo è come abbiate fatto voi lettori a vivere senza averlo ancora visto!

The Truman Show deve essere uno dei film più belli mai realizzati, altrimenti non si spiegherebbero i grandi incassi e i 24 premi ricevuti, fra i quali 3 Golden Globe e altri premi minori. Questo film ha fatto ridere, commuovere e riflettere tutti gli italiani che l’hanno visto per la prima volta nelle sale cinematografiche del lontano 1998, e che vivrà imperituro, appassionando le generazioni a venire.

Truman Burbank, interpretato da Jim Carrey, è uno strampalato e spassoso trentenne che vive, assieme a sua moglie, in una villetta nella piccola cittadina dell’isola di Seaheaven. È amato e benvoluto da tutti, i vicini sono cortesi con lui e tutti vogliono essergli amici. Una vita troppo perfetta persino per essere vera, non credete?  All’improvviso questa realtà si sbriciola, a cominciare dalla caduta di un faro dal cielo e delle troppe, e sempre più frequenti, ambigue coincidenze. In realtà, Truman è filmato 24 ore su 24 da un regista che manda in onda la sua vita su un programma televisivo chiamato “The Truman Show”; quelli che ritiene siano suoi amici sono soltanto comparse che seguono un semplice copione; anche gli oggetti di vita quotidiana sono in realtà prodotti per campagne pubblicitarie. Il personaggio in questo momento della sua vita vive in un limbo, vorrebbe viaggiare, visitare il mondo e soprattutto rincontrare il suo primo vero amore, Lauren, ma è ostacolato dalla sua irrefrenabile paura dell’acqua: il “burattinaio” che muove i fili della sua vita, affinché non intraprenda viaggi via mare e possa scoprire la realtà che lo circonda (che era un set cinematografico) sceneggia il naufragio del padre che in seguito provocherà in lui un senso di colpa interiore tanto profondo da non farlo più avvicinare all’oceano.
Nel film il registra Christof giustifica la sua fruttuosa serie con:

“Io ho dato a Truman l’opportunità di vivere una vita normale. Il mondo – il posto dove vivi tu – quello sì che è malato. Seaheaven è come il mondo dovrebbe essere”.

– Christof

Christof ideò questo programma non solo per arricchirsi, ma anche per cercare di simulare come sarebbe stata una vita perfetta sulla Terra, senza corruzione, fame e morte. Sa che il mondo è malato e che l’unica risoluzione per renderlo “sano” è quella di creare una nuova realtà; inoltre lui stesso si rivede come figura paterna di Truman, avendolo visto crescere fisicamente e soprattutto interiormente.

Per quanto siano passati 24 anni il film sembra non smettere mai di essere attuale (anche se trasportato in una visione distopica). Il film simboleggia la voglia di esplorare, varcare i propri confini, sia fisici che mentali, e di superare le proprie paure. Ciò a favore della ricerca di un mondo vero e puro, diverso dalla quotidianità, che finirà sempre nel renderci marionette.

The Truman Show rispecchia le nostre vite prigioniere e la errata percezione della realtà e soprattutto del tempo. Numerosi sono, nel film, i dialoghi interiori del protagonista che cercano di dare delle risposte ai quesiti che tartassano l’umanità da secoli: come del “perché esistiamo?” e “cos’è la morte?”.

Nel film i numerosi fan provenienti da tutto il mondo si riuniscono a vedere in diretta la vita di Truman, considerato da loro un modello di vita perfetto ed esemplare. La pellicola riflette la voglia di noi spettatori di avvicinarci e trovare un punto di riferimento da seguire, copiare e adulare;
anche se scritto prima dell’avvento delle enormi piattaforme come Facebook e Instagram sembra descrivere perfettamente il fenomeno che sta avvenendo sui social media, ovvero quello di copiare e clonare certi canoni estetici, modi di vestire e comportamenti, per cercare di adattarsi allo stile di vita di cantanti o influencer.

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