Venerdì 31 marzo gli studenti partecipanti al progetto di Teatro LaivIn, promosso dal Teatro Magro in collaborazione con Arcigay La Salamandra, hanno presentato lo spettacolo da loro realizzato nella sala dell’Arci Tom di Mantova, offrendo un’interessante riflessione sul significato di identità.

di Pietro Casari

Il nostro mondo vive di identità. Ognuno di noi cerca il proprio spazio nel mondo, provando a dare risposta a quella che è forse la domanda più difficile mai posta a memoria d’uomo: chi sono?

La società attuale offre diverse occasioni di approfondimento, dai gruppi di Facebook a quelli di incontro fisici, dai club scolastici alle identità preimpostate offerte dai tanti influencer. Persino la politica, accantonati programmi e proposte, si muove su base identitaria: i comunisti, i sovranisti, i moderati, i cattolici, i black-lives-matter, gli ambientalisti, i liberali, i lobbysti, gli europeisti, gli antieuropeisti, i partigiani, i fascisti, i fascisti-ma-non-troppo, quelli di destra, quelli di sinistra.

Se è vero che il supermercato delle identità è sempre ben fornito, probabilmente è perché ha un sacco di clienti: il problema identitario, infatti, è e sarà sempre centrale.

Equalizing the difference, lo spettacolo teatrale proposto da alcuni studenti della nostra Scuola grazie al progetto LaivIn, analizza ed approfondisce il valore dell’identità. Presentato in due rappresentazioni nella giornata di venerdì 31 marzo, ha ricostruito in maniera grottesca il complicato e sfiancante viaggio alla ricerca di sé compiuto dall’uomo, tra pensieri personali e influenze esterne. Gli studenti, autori del primo atto della rappresentazione, hanno mostrato tale viaggio in una prospettiva singolare e multipla insieme, privata, ma comune.

Cercando di simulare un esagerato ed irreale dibattito giovanile, spesso accusatorio e irriverente, accompagnato da una raffica di descrizioni e gesti simbolici (come il richiamo ai servizi igienici comuni per entrambi i sessi), i giovani attori-autori sono riusciti a creare quel giusto mix di emozioni che attira e cattura lo spettatore dall’inizio alla fine. Il tutto, senza voler imporre un’idea precisa, ma semplicemente facendo nascere una riflessione.

Io sono un uomo, io sono etero, io sono trans, io sono gay, io sono lesbica, lei è bianca, lui è nero, tu sei brutto, io sono Giorgia, lui è uno schiavo, lei è una simp, tu sei me, io sono te, io sono cristiano, io sono aria, tu sei frutta.

Lo spettacolo si chiude con il monologo che Charlie Chaplin recita nella pellicola Il grande dittatore, il quale rammenta che, a dispetto delle diversità, si possiede tutti un’identità comune, quella di umanità. Ed è ciò che ci rende uguali. La diversità è un valore da accettare ed apprezzare; non deve essere motivo di scissione né, tantomeno, di oppressione. Essere uguali significa essere tutti liberi di esprimere se stessi. Ed è proprio ciò che i ragazzi sono riusciti a fare: esprimere la vera natura dell’identità attraverso emozioni ed esperienze, senza essere divisivi o politicizzati, ma infrangendo parte di quelle barriere che purtroppo separano ancora coloro che appartengono al medesimo tessuto sociale.

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