L’8 novembre, Marc Sarzi, astrofisico italiano, ci ha mostrato come la passione e la determinazione possano portarci a raggiungere traguardi impensabili
di Dafne Bonaldo
Nella vita di tutti i giorni siamo spesso perseguitati da dubbi e insicurezze. Gli anni delle superiori, purtroppo, non sono un’eccezione. La scelta dell’Università e/o della carriera che si vuole intraprendere incombe su noi studenti. E se sbagliassi indirizzo? E se fosse troppo tardi per cambiare percorso? Gli altri hanno le idee chiare da molto tempo mentre il mio interesse è recente: vale quindi meno degli altri?
Spesso tendiamo a ingigantire questi timori e diventiamo perciò ansiosi. È tutto nella norma: sono pensieri che perseguitano la maggior parte delle persone, ma non per questo sono più facili da superare. Avere qualcuno che comprende e dà consigli diventa dunque una risorsa importante.
Fortunatamente, in nostro soccorso, è arrivato Marc Sarzi: astronomo e ricercatore italiano invitato al Fermi nell’ambito di MantovaScienza. Aspirante studioso di corpi celesti e di altri fenomeni cosmici sin dall’età di sette anni e con il nonno inserito nel settore aerospaziale, ha frequentato il liceo scientifico Belfiore di Mantova e proseguito gli studi di astronomia all’Università di Padova, dove ha conseguito la laurea e il dottorato. Da questo momento in poi, Marc Sarzi ha iniziato a viaggiare per inseguire la sua passione. Ha preso un secondo dottorato al Max Planck Institute di Heidelberg, in Germania. Ha lavorato come assistente di ricerca nelle Università di Durham, Oxford e Hertfordshire. In quest’ultima scuola sarà anche professore associato. Oggi, è direttore di ricerca all’Osservatorio e Planetario di Armagh, in Irlanda del Nord.
Non si è dilungato troppo sui particolari: il focus dell’evento siamo stati noi studenti.
Parecchie le mani alzate e le domande poste, sia dagli appassionati della volta celeste che dagli indecisi sulla facoltà da intraprendere. Marc ha risposto a tutti i dubbi ben volentieri e con un entusiasmo travolgente.
Che lavoro fa esattamente?
“Sono specializzato nello studio di galassie e lavoro spesso al computer. Analizzo dati, li rappresento con modelli matematici e grafici e cerco delle risposte ai quesiti dell’astronomia. Può sembrare un lavoro statico ma, in realtà, permette anche di viaggiare molto per confrontarsi con altri ricercatori e per trovare i dati da analizzare”.
Ha mai avuto degli imprevisti?
“Ovviamente! Ma del resto che cosa sarebbe la vita senza di essi? Immaginate: avete fatto un lungo viaggio per osservare da un telescopio il cielo e, una volta arrivati, questo è nuvoloso. O magari avete fatto una scoperta e pubblicate un articolo. Lo presentate ad altre persone e una di loro dichiara di aver trovato degli errori nei vostri dati. Bisogna quindi ricontrollarli, analizzarne di nuovi e mettersi in discussione continuamente. Può sembrare sconcertante ma, dopotutto, è dai dubbi che si arriva alle scoperte”.
Perché studiare astronomia (e fisica) all’Università o prendere un dottorato in ricerca?
“Prima di tutto è una disciplina che ha applicazioni pratiche nella vita di tutti i giorni: si sviluppano la capacità di risolvere problemi e di gestire il tempo. Seconda cosa, gli studi in tema di astronomia e fisica sono in stretto contatto con gli altri campi del sapere: ne promuovono gli sviluppi e ne ricavano informazioni. Inoltre, non bisogna sottovalutare che, al giorno d’oggi, ci sono più sbocchi lavorativi per un astronomo e per un fisico. Queste discipline stanno diventando, per fortuna, campi aperti sia per uomini che per donne.
Sono sicuramente percorsi difficili, ma vale la pena provarci”
.È da poco che mi interesso di astronomia, dovrei comunque provare a seguire questa strada?
“Una passione non deve essere per forza radicata in noi da moltissimo tempo per avere una valenza. Ci fa stare bene? Pensiamo che potrebbe essere la strada giusta per noi? Dobbiamo “esplorare” noi stessi, capire effettivamente che cosa vogliamo fare, studiare la nostra costellazione di passioni: siamo gli unici in grado di trovare una risposta sincera ai nostri quesiti. Certo, magari non la si trova subito. Ma, secondo voi, è meglio aspettare che cada dal cielo oppure cogliere le opportunità e mettersi in gioco?”
Per l’astronomo Marc Sarzi la soluzione migliore è essere curiosi e sperimentare. E io non posso che essere d’accordo con lui.