Il cuore che moriva soffocato dal peso che avevano tutte le cose “ – C. Pavese

di Gaya Panini

Stare nel proprio non aiuta, non ti farà sembrare una persona più matura, non ti farà sembrare una persona più grande; rimani sempre te, solo che dopo un po’ inizi a spegnerti, inizi a pensare troppo, e i problemi, le ansie e le paure iniziano a tormentarti, a farti pensare cose assurde.

Piano piano inizi a morire; e gli altri lo vedono, gli occhi spenti, i continui “no”, non esci più e non riesci più a fare nulla se non distruggerti.
Il dolore era piacevole, me lo ricordo, era l’unica emozione percepibile.

C’è sempre un fattore scatenante che porta a tutto ciò.
Capisci di aver esagerato quando vai male in tutto, anche in ciò che hai sempre amato; i voti si abbassano e le aspettative sulla tua vita sono inesistenti.

“Nessun obbiettivo”.

La sconfitta fa male e non è per tutti, non prefissarsi obbiettivi è un modo per non essere derisi.
Nella vita facendo così sarai sempre l’ultimo, la ruota di scorta, quello inesistente.

La risalita è più dura della discesa; devi accettare il fatto di perdere, devi fare i conti con le tue ansie, con i tuoi genitori che hanno paura di una ricaduta.

Ce la farai, chi vuole ce la fa.

La vita riprende ad avere un colore, i tuoi occhi riprendono quella luce che si era persa nel buio della camera, torni a prendere iniziativa sulle decisioni.

“Carpe diem” cogli l’attimo, afferra il giorno diceva Orazio.
Se non ora, quando?

Sbagliare ti fa crescere, ridere fa bene alla salute e vivere è un nostro diritto.
Siate chi volete, distinguetevi nella massa.
La diversità attira di più della normalità.

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