La redazione di Menti Vivaci interpreta Monet
di Francesca Manzelli
Vi siete mai incantati davanti a qualcosa per voi straordinario, che il resto dei passanti ignorava completamente? Avete mai osservato qualcosa che vi colpiva nel profondo chiedendovi se anche il resto del mondo percepisse le vostre stesse emozioni? Avete mai riflettuto davvero sulla vastità delle possibili reazioni ad una stessa situazione?
Sono proprio queste domande, con la relativa consapevolezza che ognuno possiede una visione unica ed inimitabile sulla realtà, che mi hanno spinta a proporre alla redazione di questa rubrica due quadri di Monet. Guardandoli mi sono sentita immediatamente investita da emozioni contrastanti, pur essendo opere a prima vista molto simili. Quindi perché non provare a vedere come avrebbero interpretato le stesse due scene i membri di Menti Vivaci? In fondo, esattamente come i quadri, siamo persone simili all’apparenza, innamorati delle forme d’arte che caratterizzano la rubrica, ma abbiamo personalità differenti e siamo stati plasmati da vissuti unici.
Monet – Saggio di figura en plein air (1886)
Francesca – racconto ispirato
“Appena qualche mese prima, in quel prato, si sentì per la prima volta pronta a vivere la vita che la aspettava. Era piena estate, il vento le colpiva il viso come un soffio travolgente di speranza. Giovane e bella, la ragazza aveva rinchiuso gli errori commessi in un angolo lontano della sua mente destinato a non emergere mai più. Nei suoi pensieri ronzavano immagini del matrimonio che la aspettava, con quell’uomo all’apparenza affabile che aveva promesso ai genitori di lei una vita di agiatezza per la figlia. Nonostante la giovane età, lei era impaziente di donare tutto il suo amore alla famiglia che avrebbero creato, la sua anima avrebbe sorriso ogni giorno tra le mura dell’enorme biblioteca contenuta in quella che avrebbe dovuto essere la sua nuova casa. La sofferenza tuttavia sempre trovava, come trova tuttora, il modo di colpire chiunque, prima o dopo. Gli errori del passato, per una ragazza di quei tempi, non potevano essere dimenticati.
La giovane aveva appena trascorso una primavera di eventi sociali e nuove conoscenze. Era stata corteggiata di nascosto da un ragazzo avvenente e sicuro di sé, che faceva delle promesse romantiche la chiave per entrare nel cuore di ogni sua fiamma. Lei era ingenua, credulona, innamorata dell’idea dell’amore eterno nato per caso, come quelli di cui leggeva nei suoi libri. Un tiepido pomeriggio di inizio maggio i due innamorati riuscirono a vedersi in segreto e la ragazza offrì ciò che di più caro aveva a colui che le aveva promesso il mondo intero. Il giorno seguente lui avrebbe dovuto incontrare la sua famiglia per formalizzare l’unione, così le aveva detto. Lei lo aspettò alla finestra per lunghe ore ma lui non si presentò. Passarono i giorni e col tempo capì che il ragazzo non era stato sincero. L’errore nell’essersi fidata di lui oscurò nella sua mente la parte carnale della storia; in fondo mai nessuno le aveva spiegato cosa poteva succedere. Conobbe quello che doveva essere il suo futuro marito quando ancora aveva il cuore spezzato. Lui era serio e determinato, presto quindi rese ufficiale la sua proposta e continuò a corteggiarla come un brav’uomo doveva fare.
Come ho già detto, gli errori del passato per una ragazza di quei tempi non potevano essere dimenticati: si ritrovò allora, a settembre, priva delle prospettive future che tanto aveva desiderato. Il medico aveva chiaramente detto che la ragazza era in attesa e il futuro marito la rifiutò, ritirando la proposta e tutti i sogni ad essa collegati. Si trovava sola al mondo, persino la sua famiglia non voleva vederla. In quel momento, in piedi su quel prato dove aveva sognato mesi prima, nulla le restava se non lasciarsi cullare dal vento, quel vento che prima le aveva dato forza e che ora soffiava via le sue lacrime.”
Questa breve storia è nata semplicemente guardando i due dipinti, senza sapere nulla delle intenzioni del pittore. Perché sono nate in me le sensazioni che mi hanno portata ad ideare una trama di quel tipo? Lyam Sibilia, senza mai aver letto ciò che ho scritto, dà una spiegazione alle mie domande tramite una lettura del quadro. Di seguito, ciò che ha scritto.
Lyam – lettura del quadro
“Per dare una lettura il più personale possibile ai due quadri di Monet “Donna con il parasole rivolta verso destra” e “Donna con il parasole rivolta verso sinistra”, ho deciso di non cercare alcuna informazione sui dipinti impressionisti e di limitarmi a guardarli e trarne alcune considerazioni.
In “Donna con parasole rivolta verso Destra” si può notare immediatamente la presenza del vento che gonfia il vestito del soggetto rappresentato e ne fa svolazzare il foulard, ma la corrente d’aria sembra non disturbare la donna che ci appare come in movimento, verso una direzione leggermente diversa da quella che caratterizza la brezza. L’unico elemento da cui la giovane si nasconde è il sole, infatti tiene il braccio in tensione per sorreggere il parasole, in modo da evitare che la troppa luce le finisca negli occhi, inquinando la veduta che ha di ciò che le si pone davanti. Lo sguardo è deciso, e l’apertura delle spalle ce ne dà conferma, disegnando la donna come una figura sicura delle proprie scelte, della propria direzione e che non si lascia distrarre da agenti esterni, come in questo caso il vento e il sole.
Tutto il quadro è composto da tonalità chiare di diversi colori, così da sottolineare la forte presenza della luce, le ombre sono appena accennate e presenti solamente nella parte superiore del corpo della protagonista e all’interno del parasole. È importante notare che le ombre nascono dalla scelta della donna di pararsi dal sole, come se lei stessa volesse ricordarsi dell’esistenza di quest’ultime in una giornata così brillante, rendendo più concreta e realistica una scena che senza questo gesto sarebbe potuta risultare idealizzata, utopica.
Le pennellate che compongono lo sfondo del dipinto sono decise e aiutano a leggere la direzione del vento, infatti come quest’ultimo vanno contro il moto della giovane e solamente in concomitanza del parasole sembrano confondersi, adagiandosi sulla forma dell’oggetto. Direzione opposta è invece quella data alle pennellate del prato da parte di Monet, che seguono la camminata della modella del quadro, come ad approvarne il sentiero. Lo sguardo della donna non è rivolto verso il basso ma verso l’orizzonte, ciò significa che la sua camminata è indipendente dalla strada che i fili d’erba le consigliano, ma questo ne rafforza il significato, andando a creare una connessione inconscia tra la figura umana e la natura intorno a lei. A sottolineare questo rapporto sono le tonalità dei colori, che verso il centro del quadro si schiariscono fino a diventare quasi identiche, eliminando i confini tra il vestito, il cielo e il prato.
In “Donna con parasole rivolta verso sinistra” i settings del quadro sono gli stessi di quello appena descritto, ma a fare la differenza sono la posizione della donna, le pennellate e le tonalità dei colori utilizzati: 3 variazioni che conferiscono al dipinto la possibilità di essere letto in maniera completamente diversa dal precedente, e che ci mostrano un lato differente della stessa persona raffigurata in entrambe le opere.
La direzione del vento ancora una volta è consigliata dal foulard e dal vestito, ma in questo caso soffia alle spalle della donna, ed ha un impatto più significativo su di lei, può sentirne la forza sulla schiena e sembra quasi abbandonarsi ad essa. La schiena è leggermente china come spinta verso il basso dalla corrente, ostacolata nel suo percorso dalla posizione stante della giovane e dal parasole che poggia sulle sue spalle.
Oltre al vento anche il sole è in posizione opposta allo sguardo della protagonista, diretto verso il basso, verso l’ombra che il suo stesso corpo delinea incontrando il suolo. Un’ombra importante, forse angosciante per la giovane, che però decide volontariamente di guardare. L’alone scuro che si crea sul prato infatti rappresenta per la donna le conseguenze delle proprie azioni, della propria posizione rispetto la direzione dei raggi solari, e la scelta della stessa di osservare quella macchia di prato buio è sinonimo di un momento di introspezione, di riflessione sulla propria locazione rispetto agli altri e sui legami causa-effetto che la mettono in relazione ad essi.
I colori che compongono “Donna con parasole rivolta verso sinistra” presentano tonalità più scure rispetto a quelli utilizzati nel quadro precedentemente analizzato, e ciò aiuta a percepire l’angoscia della donna nel guardare la propria ombra. Anche il modo in cui i colori vengono stesi è differente, mentre nel primo quadro le pennellate del cielo seguono la direzione del vento e quelle del prato accompagnano la protagonista nella camminata, in questo dipinto non si ha un solo indirizzamento della pennellata per le varie parti, ma si nota una graduale differenza di inclinazione dei tratti. Il cielo, così come il prato, nella parte bassa presenta linee mosse dal vento, mentre nella parte più alta le pennellate si confondono rendendo difficile la lettura di una direzione. Nel cielo accade ciò quando si incontra la testa della giovane, mentre nel prato i lineamenti si raddrizzano man mano che ci si avvicina ai piedi della stessa. Le tonalità utilizzate e le modalità di stesura del colore fanno venir meno la sensazione di armonia tra la donna e la natura, come se in questo momento di riflessione il mondo intorno in lei non venisse preso in considerazione, per concentrarsi meglio sui pensieri che la assillano.
L’accostamento dei due quadri ricorda il parallelismo che c’è tra luce ed ombra, ovvero che l’una non esisterebbe mai senza l’altra, come la convinzione delle nostre scelte non esiste se non ci domandiamo se ciò che stiamo facendo sia giusto o meno.”
È davvero interessante come in questo caso i quadri abbiano dato le stesse sensazioni ad entrambi, ma altrettanto interessante è vedere come siano nate anche visioni diverse. Emma Malavasi propone una riflessione attuale ispirata dalle opere mentre Gaya Panini lascia aperta una porta verso la sua anima attraverso la poesia.
Emma – riflessione
“Abbiamo mai pensato al nostro passato o cercato di immaginare il nostro futuro?
Come si pone l’uomo moderno nei confronti di questi temi chiave della propria esistenza?
Tutti siamo provvisti di ricordi, i quali si “accendono” momentaneamente nella nostra testa, come piccole lampadine nel nostro cervello (o meglio, come notifiche sul nostro telefono che illuminano la camera da letto a notte fonda).
È da pochi, invece, riuscire a decifrare queste illuminazioni temporanee: perché compaiono? Perché proprio in questo momento?
Se ci sentiamo obbligati a riflettere su queste domande, credo significhi che non abbiamo compreso del tutto l’”io” del nostro passato, di conseguenza ci verrà difficile accogliere quello del futuro.
Probabilmente lo nascondiamo, cerchiamo di dimenticarlo, anche se ogni tassello del nostro passato ci ha formato e ci fermerà sempre.
Un’altra parte di noi è concentrata sul futuro, anzi, su un’ipotetica immagine del futuro.
Questa porzione del nostro essere è vogliosa di raggiungerlo e di affrontarlo, ma è pur sempre umano sospettarne e non voler abbandonare il cosiddetto “mondo delle abitudini”.
Questo timore ci porta a volerci verso una personificazione del futuro, ma con una protezione che ci protegge: un ombrellino verde, il quale rappresenta i nostri punti fermi, le nostre sicurezze.
È significativo passare da una visione nei confronti del passato verso una sognatrice del futuro, evolviamo.
Iniziamo a far girare la ruota della nostra vita da senso antiorario a senso orario.”
Gaya – poesia ispirata
Mi passi a prendere?
Mi desti appuntamento.
16:35.
Tour Eiffel – Parc du Champ-de-Mars.
25 giugno 1886.
Sole caldo, giallo.
Il prato verde risaltava il mio vestito bianco.
Cielo nuvoloso, bianco.
Portavo addosso un foulard e un cappello.
Toni del verde.
L’ombrello mi copriva dai raggi.
Ti aspettavo rivolta verso sinistra.
Punta del cuore.
Come la prima volta.
Lato differente.
Destra.
Attrazione.
Energia.
Ostilità.
Sinistra.
Ti amo.
Unica anima.
Mi portavi per Parigi.
Patent Motorwagen.
Amavi guidare.
Modi tutti tuoi.
Capelli nel vento.
Visi sorridenti.
I tuoi occhi verdi.
La tua camicia bianca.
Mondo colorato.