Tre opere di un genere dimenticato

Di Samuele Maramotti

Siamo ormai abituati, soprattutto a causa dell’industria cinematografica, a vedere film generalmente molto lunghi, che talvolta superano anche le due ore!

Perciò, quando abbiamo un po’ di tempo libero e scrolliamo la libreria di Netflix, di Prime Video, e chi più ne ha più ne metta, non sappiamo effettivamente quali film guardare, soprattutto perché di certo non è bello lasciare un film a metà.

Ed è qui che entrano in gioco i cortometraggi.

L’arte del cortometraggio, se ci pensate, è incredibile: serve una grande abilità narrativa nel raccontare una storia in poco tempo; lo spettatore non si deve far domande, a meno che non gli diate una risposta.

Allora mi sono messo a scrollare anche io, e ne ho trovati tre veramente particolari. Se permettete, oggi ve ne vorrei parlare brevemente.

Piccolo avviso! Questi corti sono sottotitolati… ma fidatevi, riuscirete a capire la storia lo stesso (e ve lo dico io che non guardo mai film doppiati).



THE PRESENT (Palestina – 2020)

The present racconta di un viaggio intrapreso da un uomo che, assieme a sua figlia, vuole prendere un regalo di anniversario per sua moglie.

I due però, vivendo in Cisgiordania, sono costretti a passare posti di blocco israeliani e sorvegliati da soldati scorbutici (alcuni si mettono addirittura a parlare altre lingue).

Il regista, Farah Nabulsi, ha voluto sensibilizzare il pubblico sulla situazione che vivono gli abitanti del confine Israele – Palestina e delle limitazioni di spostamenti che devono sottostare i locali.

Una storia molto semplice certo, non ci sono avvenimenti eclatanti.

Tuttavia mi è piaciuto come il regista ha rappresentato la sua idea raccontando una giornata normale di queste persone.

In poche decine di minuti è stata descritta una situazione molto drammatica per chi la vive, ma senza estremizzare, solo raccontando effettivamente cosa succede.



TO KILL A CHILD (Svezia – 1953)

Questo è stato il cortometraggio più strano che io abbia mai visto.

Il corto parla di un uomo che, accidentalmente, investe una bambina mentre questa stava attraversando la strada.

La particolarità sta tutta nella regia: non sono presenti dialoghi, ma una voce fuoricampo, un narratore onnisciente che descrive ciò che accade nelle scene.

Un corto un po’ macabro, ma lo consiglio a chi si interessa di tecniche di regia e di narrazione.



THE STRANGER LEFT NO CARD (Gran Bretagna – 1952)

Questo corto inizia con l’arrivo in treno di uno straniero in una cittadina di pochi abitanti. Il suo vestiario è molto “appariscente”, rispetto agli abiti ordinari degli anni ‘50.

Nei giorni successivi al suo arrivo cerca di conoscere quanta più gente possibile, ma ben presto si viene a scoprire il suo vero scopo.

Anche in questo cortometraggio è presente un narratore, ma sono comunque presenti dei dialoghi tra i personaggi.

Questa storia vi farà capire che l’apparenza a volte inganna, e che magari dietro una simpatica barba si può celare una persona non ti aspetti.

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